Giovedì , 28 Marzo 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Nave Terra > Oblò cubano
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Yoani Sánchez. Intimidazioni per chi manifesta per la libertà di parola
14 Dicembre 2010
 
Nell’isola gli incidenti nella Giornata Mondiale dei Diritti Umani sono riusciti a mostrare al mondo soltanto l’intolleranza del Governo cubano.

 

 

Il tumulto si estese lungo i corridoi dell’edificio, mentre due bambine spaventate guardavano dalla ringhiera quel che succedeva sotto. Eravamo io e mia sorella, un giorno del 1980, quando diversi sostenitori del Governo misero in atto un meeting di ripudio nei confronti di una vicina, perché i suoi due figli erano entrati illegalmente nell’Ambasciata del Perù.

Mia nonna, con un gesto energico, ci allontanò dal balcone, senza spiegare il motivo per cui quella moltitudine di persone gridava e spingeva la debole porta. Non disse neppure una parola sul silenzio complice di alcuni abitanti di quelle povere abitazioni di Centro Avana, che scelsero di chiudere a chiave le porte, nascondersi nelle loro stanze e tapparsi gli orecchi di fronte alle grida che provenivano dall’esterno.

 

Divisioni tra compatrioti

 

Alcuni anni dopo ho ricostruito i motivi di quella giornata; sono venuta a sapere dell’esodo massiccio che si portò via migliaia di compatrioti dal porto di Mariel. Ho impiegato più tempo per capire perché le stesse persone che un giorno prima andavano a chiedere alla vicina un po’ di zucchero oppure la invitavano a prendere un caffè avevano deciso di tirarle le uova. Quei volti avevano subito una metamorfosi - la familiarità si era trasformata in rancore - la zizzania aveva preso posto nelle nostre vite, dopo quel malaugurato evento, e c’è voluto quasi un decennio per dissolverla.

Negli anni Novanta, i figli di quella signora così stigmatizzata sono tornati come turisti portando valige cariche di regali e sono stati ricevuti in modo lusinghiero da chi dieci anni prima li aveva accusati di tradimento. Noi che da piccole abbiamo assistito all’orrore di un meeting di ripudio, credevamo che i nostri figli non avrebbero mai visto simili immagini e che il fanatismo fosse cosa passata. La vita si è incaricata di smentirci.

 

Linciaggio sociale

 

Le cosiddette brigate di risposta rapida hanno guadagnato forza di nuovo negli anni più difficili del Periodo Speciale. La loro funzione era quella di contrastare qualsiasi persona non conforme che osava manifestare pubblicamente contro il sistema. Per mettere a tacere la critica cittadina, si sono allenati a picchiare, munendosi di bastoni, pietre e sbarre di ferro.

Ricordo che nella strada che porta alla mia scuola secondaria c’era un centro di lavoro che mostrava una parete affrescata dove appendevano alcune sbarre di metallo insieme a caschi da costruttore. Il cartello esplicativo non lasciava adito a dubbi su quale fosse la sua funzione: “Compagni, di fronte all’indisciplina sociale e alla controrivoluzione, dobbiamo rispondere energicamente”.

Mentre vedevo quel richiamo al linciaggio sociale, non potevo evitare di ricordare la barbarie dei meeting di ripudio, lo spavento che certi atti di intolleranza avevano provocato in una bambina di appena cinque anni. Tornavo a tremare, come una volta mi era successo in quell’edificio dove dopo le grida di “Vermi! Scorie!” e dopo il rumore dei colpi contro porte e finestre nessuno di noi è stato più la stessa persona.

 

Zittire a botte

 

Nell’università ho visto di nuovo quei gruppi d’assalto pronti a zittire non con gli argomenti ma con i cazzotti. Nella stessa aula dove abbiamo imparato a insegnare spagnolo e letteratura, un giorno siamo stati invitati a far parte dei picchetti del settarismo.

Evitai di firmare un patto di adesione, anche se la maggioranza dei miei colleghi lo fece, non perché credessero che fosse necessario annientare il diverso, ma perché volevano laurearsi - senza alcuna macchia - e ottenere un diploma. Alcuni si recavano per inerzia quando erano convocati a gridare parole d’ordine davanti alla porta di un dissidente o a lanciare pietre contro un gruppo che sfilava pacificamente. Arrivò la mattina del 5 agosto del 1994, vera e propria prova del fuoco per chi aveva creduto che iscriversi in una brigata di risposta rapida fosse un gioco da ragazzi, un modo per non farsi notare, un gesto compiuto per trascuratezza del quale mai avrebbero dovuto rendere conto.

La breve sollevazione di avaneri che percorse il viale del Malecón venne annientata rapidamente da uomini in abiti civili che brandivano bastoni, randelli e pietre. Sulle loro teste, sfavillanti caschi da costruttori li facevano sembrare persone del popolo.

 

Attacchi orchestrati

 

Nel marzo di quest’anno che sta quasi per finire, le immagini degli attacchi contro le Dame in Bianco sono state diffuse dai notiziari di tutto il mondo. Venivano fischiate e spintonate da gente comune, senza uniformi e gradi militari, persone come gli studenti dell’Istituto Pedagogico che avevo visto partecipare a simili operazioni. Il meccanismo era così perfetto da far sembrare che la risposta proveniva dai cubani della strada. Si voleva far credere che non era il governo a inviare gruppi organizzati e che si trattava di una reazione spontanea.

Persino alcuni corrispondenti stranieri residenti sull’isola hanno creduto alla storia dei cittadini cubani che si scontravano tra loro per motivi ideologici, senza rendersi conto che le parole d’ordine erano sempre le stesse, che alcuni volti comparivano in diversi meeting organizzati in quartieri tra loro distanti e che ogni gesto dava a vedere che si trattava di aggressioni preordinate.

 

Mio figlio no

 

Venerdì scorso, giornata dei diritti umani, quest’incubo si è avvicinato un po’ di più alla mia vita. Mio figlio di quindici anni è tornato da scuola raccontando di essere stato convocato per fare un meeting di ripudio ad alcune persone che andavano a manifestare in un parco vicino.

Il preside del liceo aveva raccomandato ai ragazzi di presentarsi in abiti civili per non far capire che erano studenti, richiamandoli a difendere la patria di fronte alle provocazioni dei nemici. «Resti a casa» ho detto a Teo «nessuno userà il frutto del mio ventre per questa barbarie!».

 

Yoani Sánchez

(da El Comercio, Perù, 12 dicembre 2010)

Traduzione di Gordiano Lupi


Articoli correlati

  Il popolo cubano ha voglia di libertà. Un video interessante
  Yoani Sánchez denuncia percosse e ingiusta detenzione
  “Cuba non cederà ai ricatti”. Raúl Castro parla sul caso Fariñas
  Valter Vecellio. La situazione. Cuba, come prima, peggio di prima
  Yoani Sánchez. Cronaca di un arresto arbitrario
  Ena Lucía Portela firma contro il governo cubano
  Attenzione: Questo lo scrisse Fidel Castro
  “Potrebbe avvicinarsi la fine della dittatura”. Yoani Sánchez a ruota libera
  La Spagna corre in aiuto del dissidente Fariñas in pericolo di vita
  “Cuba, più di mezzo secolo senza diritti”
  Patrizia Garofalo. Sono al fianco di chi si batte per la democrazia e la libertà
  A Cuba è finito il ciclo del silenzio. Colloquio con Yoani Sánchez
  “La nostra iniziativa è per una Cuba democratica, pluralista e libera”
  Marcia Mondiale per le Libertà a Cuba. Manifestazioni a Milano Giovedì 20 e sabato 22 Maggio
  Da Cuba una notizia positiva
  Arrestata la portavoce di Coco Fariñas. Diosdado Glez in sciopero della fame
  “Hasta cuando?” Yoani Sánchez chiede che il Papa parli di Cuba
  Raúl rivolto a Fidel: "Cazzo, è un'infermiera! Non è un Dama in Bianco!"
  Democrazia cubana e modello statunitense
  Esuli cubani si incontrano con deputati del Parlamento europeo a Bruxelles
  Gordiano Lupi. Il Parlamento Europeo assegna il “Premio Sakharov” al dissidente cubano Guillermo Fariñas
  Yoani Sánchez. Il mio ultimo briciolo di fede
  Cuba: Il 2012 inizia sotto il segno delle Damas de Blanco
  Legislatori USA nominano le Damas de Blanco e Biscet per il Nobel della Pace
  Cuba. In libertà alcuni prigionieri politici
  Liberiamo i prigionieri politici. Tuteliamo i diritti umani a Cuba
  Cuba: Raydel Poey e Yasser Portuondo liberi
  Gordiano Lupi. Il regime nega l’evidenza
  Gordiano Lupi. 'Peones' della dittatura
  Massimo Campo. L'universo della dissidenza
  Pablo Pacheco Ávila. Voz tras las rejas. Dal Blog “Voce tra le sbarre”
  Gordiano Lupi. A Cuba segnali di fermento
  Sesta marcia delle Dame in bianco
  Un rosso scolorito
  Cuba. Chaviano, da 13 anni in carcere, si iscrive al Partito Radicale
  Nuovo nome alle Dame in Bianco in memoria di Laura Pollán
  Carlos Carralero. “A Cuba non si tortura... A Cuba non si uccide... A Cuba non c’è opposizione al regime...”
  Marianna Mascioletti. Cuba, atto terzo. La fabbrica degli eroi e il Nobel per la pace
  Pannella sulla manifestazione di radicali ieri a Cuba, e su altre iniziative di politica transnazionale
  Raúl Castro «rammaricato» per la morte di Orlando Zapata Tamayo
  Il venerdì nero dei diritti umani
  Cuba. I funerali di Orlando Zapata Tamayo
  La missione delle Dame in Bianco: Lottare per la Libertà del popolo cubano
  Gordiano Lupi: “Sono stato minacciato”. Yoani Sánchez e gli stalinisti
  Michele Minorita. L’associazione “Zone del silenzio” per conoscere la verità, per ottenere giustizia
  Oswaldo Payá Sardiñas. Forte repressione contro le 'Damas de Blanco'
  Cuba senza Castro. L'ottimo libro di Giorgio Ferrari
  Atto di ripudio organizzato contro le Damas de Blanco
  La fine del venerdì nero con parole di speranza. Nuovo premio per Yoani
  Preparativi per la visita del papa all'Avana
  A Cuba continua la repressione
  La verità su Cuba
  Cuba. Repressione contro le Damas de Blanco
  ULC. Lettera alla Unione Europea dei cubani in esilio in Europa
  Il mio vaso di Pandora contro l’intolleranza
  A Cuba si vive un luglio rovente
  Joel Rodriguez. Cuba: la Chiesa a 90 gradi
  Yoani Sánchez. Il buon pastore
  Dissidenti cubani? Arrestati e condannati in base alla legge
 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 72.7%
NO
 27.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy