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L'insistenza sui permessi d'uscita, la bellezza di sorridere e la tecnologia per comunicare 
Yoani Sánchez risponde alle domande dei lettori di “Diario de Cuba” - 8. / 9. / 10.
22 Dicembre 2010
 

8. El Lapón Libre: Sono ancora io, Yoani. Scusami se faccio troppe domande, ma sono un giornalista professionista e approfondire le cose è un mio vizio, soprattutto perché non sempre capita la fortuna di scambiare opinioni con un’eroina in carne e ossa e in prima linea di combattimento. Ho letto le tue cronache e mi sono arrivate tutte al cuore. Tuttavia, ho notato che da un po’ di tempo a questa parte ti sei rinchiusa - forse inconsciamente - in una sorta di ossessione per l’eliminazione del permesso di uscita per i cubani che abitano sull’isola. Non hai pensato che questa fissazione tematica potrebbe essere il tuo tallone di Achille? Il governo cubano sa che ti fa disperare negando un diritto legittimo come cittadina libera e sovrana, per questo non ti concede la famosa e irritante carta bianca.

 

Yoani: Ti ringrazio per questa osservazione critica, ma non mi sono “rinchiusa”, né possiedo un’ossessione, né si tratta di una fissazione tematica. Credo che la violazione del diritto di entrata e di uscita dal paese sia il tallone di Achille del governo, il punto dove risulta più vulnerabile. Non possiedo l’ansia di viaggiare provata da molti miei compatrioti che non sono mai usciti da questa isola. Di fatto la mia insistenza è soprattutto un desiderio di abbattere il muro dell’assurdo sistema migratorio perché altri possano muoversi liberamente, che una ricerca del beneficio personale di uscire. Conosco cosa c’è fuori, ho viaggiato, il mio orizzonte è più ampio di questo arcipelago. Ogni giorno che mi lasciano qui sono 24 ore che guadagno in tema di progetti personali e collettivi da realizzare nel mio paese. Come mi ha detto il mio amico Dagoberto Valdés: “Se mi lasciano uscire perdono, se non mi lasciano uscire perdono lo stesso”.

 

9. Gotenberg Boy: Yoani, se Cervantes ha scritto che dove c’è musica non può esserci niente di male, io ti dico che vale la stessa cosa dove c’è il tuo sorriso che rischiara il futuro. Perdona il complimento prima della domanda, ma è inevitabile. Sarà possibile che con te l’opposizione - dissidenza - cittadinanza cubane abbiano recuperato, dopo tanti decenni di disciplina seria color seppia, quel colore umano che aborre ogni totalitarismo, e che è la bellezza libera di sorridere, persino davanti a un germoglio e in mezzo al filo spinato?

 

Yoani: Grazie per il complimento. La mia generazione giunge all’età adulta nel periodo in cui è svanito l’incantesimo che ha ipnotizzato la gioventù degli anni Sessanta. Il tempo è trascorso e dal cappello del mago non esce più il miracoloso coniglio promesso. Il volto severo e austero del disciplinato soldato disposto sempre a obbedire senza chiedere, era soltanto una maschera. Non solo dobbiamo recuperare il sorriso, ma dovremo anche acquisire nuove virtù cittadine per poter abitare la Cuba del futuro. Dobbiamo ritornare a provare il gusto per la vita, credo che la fonte principale della mia energia per portare a termine questo compito derivi dal fatto che sono una persona molto felice nell’ambito personale, all’interno della mia famiglia. Amo e sono amata, ho un figlio meraviglioso con cui ho un dialogo ampio e rispettoso, i miei genitori mi appoggiano in quel che faccio, ho una cagna meticcia e un gatto tigrato che mi donano il loro affetto. Questa corrente d’amore mi aiuta a non avere l’aspetto sobrio e amareggiato che esibiscono i governanti del mio paese. Nessuno può togliermi il sorriso, neanche se mi facessero salire un’altra volta con la forza sopra una camionetta della polizia, mi minacciassero con la prigione e alzassero il livello degli insulti intorno alla mia persona. Nessuna di queste azioni ha acceso alla fonte reale dove nasce la mia allegria.

 

10. David Hernández: Come fai a pubblicare i post del tuo blog? So che non deve essere facile e ho letto qualcosa al proposito, ma mi piacerebbe che lo raccontassi. Ti ammiro molto e scrivo dal Canada.

 

Yoani: I dettagli tecnici di come riesco a pubblicare su Internet li ho descritti frequentemente nel mio blog e in realtà il sistema non è cambiato molto in questi due anni. Da marzo 2008 il governo cubano ha inserito un filtro che mi impedisce l’acceso a Generación Y dagli alberghi e dagli altri siti pubblici. Quando digito l’indirizzo web che dovrebbe condurre al mio blog compare uno schermo bianco. Ho dovuto escogitare percorsi paralleli per tenere in vita il mio spazio virtuale. Uno di questi consiste nello scrivere diversi testi a casa, senza paura che le tematiche diventino vecchie perché GY ha un carattere riflessivo e di opinione. Quando ho da parte tre o quattro testi vado in un albergo, e compro una tessera di connessione per inviare per posta elettronica i post a diversi collaboratori del mio blog che si sono trasformati nei miei editori. Quando non posso collegarmi da un albergo, sia perché la connessione non funziona - cosa che accade frequentemente -, perché la polizia non mi lascia avvicinare, oppure non possiedo abbastanza denaro per farlo, allora invio un sms a qualcuno di questi amici perché mi chiami e registri il testo che leggo al telefono. Negli ultimi mesi ho scoperto un altro percorso che mi piace spiegare con una frase: se noi cubani siamo stati capaci di fare il ragù di carne senza la carne - con bucce di banana - possiamo creare anche internet senza internet. Scrivo il post, una volta terminato premo il tasto Prt SC che scatta una foto allo schermo del computer, metto l’immagine in un programma dove la taglio e la salvo in formato .gif, infine la inserisco nel mio telefono mobile. Tramite il servizio MMS di Cubacel, invio le immagini ai miei editori che trascrivono il testo e lo pubblicano. In questo modo sono usciti la maggior parte dei testi degli ultimi mesi e così ho aiutato gli altri a conoscere il cammino alternativo verso la grande ragnatela mondiale.

Twitter è tutta un’altra storia. Da agosto dell’anno passato ho appreso che il servizio di microblogging ha un metodo di pubblicazione a mezzo sms riservato a persone senza accesso al Web. Ciò mi ha permesso di completare i testi riflessivi del mio blog con l’immediatezza caratteristica di questi messaggi in 140 caratteri. Ho impartito già tre corsi di attivismo mobile per far conoscere certe tecniche ad altri blogger, giornalisti indipendenti e persone che stanno facendo un lavoro civico o culturale. Ogni nuovo trucco informatico che apprendo è come un codice aperto, un software a licenza libera al quale tutti possono avvicinarsi.

 

Traduzione di Gordiano Lupi

 

(segue...)


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