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Rosario Amico Roxas: Il Catechismo di Ratzinger e la guerra. Nuovo Catechismo (2)
06 Febbraio 2009
 

Non lo so! Non posso saperlo! Per questo ci credo!

Con questa affermazione concludevo il precedente articolo “Il diritto di parlare e il dovere di tacere”. Non si tratta di amore per il paradosso, ma è destino della Fede quello di crede senza poter capire, anzi nella convinzione di non potere capire ed accettare il mistero che ci circonda con un atto di amore. Quando l’uomo volle capire e volle sfidare la conoscenza e tentò di portarsi in alto per raggiungere Dio, fu la Torre di Babele.

La scienza e la conoscenza nuotano in un mare immenso; quando l’uomo avrà conosciuto tutto lo scibile, non sarà in possesso che di tutti i segreti una sola stilla di acqua di quell’oceano immenso, altrimenti, se comprendesse il tutto, sarebbe in possesso della Verità Assoluta; così finirebbe il farsi della storia e il divenire del pensiero umano, per dirla con Chavin de Malan: «salvaci o Dio, dal naufragio, nascondici la Verità e fa che possiamo sempre continuare a cercarla».

L’illusione di possedere un barlume della Verità è l’ossessione dottrinale che travolge ogni conoscenza e ingenera la convinzione di potere tagliare col filo di una spada il giusto dal non giusto, il vero dal falso. Questa convinzione, pur nel diritto alla parola, travolge il dovere di tacere.

Partito dal Catechismo licenziato da Ratzinger, ad esso devo tornare, perché contiene barlumi di certezze, che certezze non possono essere, mi riferisco al riconoscimento delle “guerre giuste”; un riconoscimento che vanifica l’intero svolgimento come se si fosse trattato di una elementare esercitazione, nella quale, dignitosamente, sono state illustrate fantasticherie nebulose.

La vita dell’uomo, di ogni singolo uomo, è una realtà assolutamente irrepetibile; accettare come ipotesi “giusta” la possibilità che anche una sola vita possa essere cancellata, rappresenta la follia che ha animato la presenza dell’uomo nel pianeta.

Ma per il Catechismo di Ratzinger possono anche esserci guerre giuste, con uccisioni giuste, con distruzioni giuste, con conseguenti carestie giuste; una idea di giustizia, peraltro, supportata dalla pretesa che Dio stesso intervenga per fornire la doverosa autorevolezza.

Lo svolgimento dottrinale segue un percorso composto da quesiti e risposte, quesiti precisi, con risposte generiche, che meritano la lettura.

 

482. Che cosa richiede la pace nel mondo?

2304

2307-2308

Essa richiede l'equa distribuzione e la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della giustizia e della fratellanza.

Ma dove possiamo reperire questi elementi necessari a scongiurare le guerre? Non certo in una scampagnata agreste nei giardini vaticani con il presidente degli USA G.W. Buch, proprio nel momento in cui ordinava di bombardare le moschee nell’ora della preghiera, i mercati nell’ora di punta, gli ospedali, le scuole, gli autobus carichi di studenti… perfino i banchetti di nozze!!!

 

483. Quando è moralmente consentito l'uso della forza militare?

2307-2310

L'uso della forza militare è moralmente giustificato dalla presenza contemporanea delle seguenti condizioni: certezza di un durevole e grave danno subito; inefficacia di ogni alternativa pacifica; fondate possibilità di successo; assenza di mali peggiori, considerata l'odierna potenza dei mezzi di distruzione.

Qui il blasfemo tocca vertici inaccessibili; la guerra diventa “moralmente consentita”, a condizione che ci sia una fondata possibilità di successo !!! Ma chi potrebbe mai negare il successo ad una forza soverchiante, che non accetta lo scontro che identifica la guerra e distribuisce la morte bombardando alla cieca. Viene sancito che la giustizia non è di pertinenza dell’uomo giusto ma del più forte.

 

484. In caso di minaccia di guerra, a chi spetta la valutazione rigorosa di tali condizioni?

2309

Essa spetta al giudizio prudente dei governanti, cui compete anche il diritto di imporre ai cittadini l'obbligo della difesa nazionale, fatto salvo il diritto personale all'obiezione di coscienza, da attuarsi con altra forma di servizio alla comunità umana.

C’è altro da dire ? Non possono che essere i governanti a giudicare “giusta” una guerra!!! Il modo più semplicistico per assolvere dalla condanna dell’intera umanità, il mandante delle esecuzioni sommarie comminate nel gruppo, riconoscendogli il diritto in quanto “governante”.

Anche quando il governante si chiama Hitler, Mussolini, Stalin, Pinochet, Ariel Sharon, Bush… Berlusconi.

 

485. In caso di guerra, che cosa chiede la legge morale?

2312-2314

2328

La legge morale rimane sempre valida, anche in caso di guerra. Essa chiede che si trattino con umanità i non combattenti, i soldati feriti e i prigionieri. Le azioni deliberatamente contrarie al diritto delle genti e le disposizioni che le impongono sono dei crimini che l'obbedienza cieca non serve a scusare. Si devono condannare le distruzioni di massa come pure lo sterminio di un popolo o di una minoranza etnica, che sono peccati gravissimi: si è moralmente in obbligo di fare resistenza agli ordini di chi li comanda.

Convivono, per decisione dell’allora cardinale Ratzinger, la legge morale e la legge di guerra; una convivenza generata per esigenze di copione che ci ha mostrato, però, una nazione aggredita in forza di una serie di menzogne elaborate ad arte per convincere la popolazione dell’urgenza di quella aggressione; menzogne scoperte e riconosciute, ma non condannate da nessuno, accettate come un gioco delle parti dove è lecito tutto pur di agire indisturbati.

Bombardato un esercito in fuga, distrutta una aviazione inesistente, affondata una flotta inidonea anche alla pesca; quindi missili intelligenti, bombe a grappolo con testate all’uranio impoverito riversate sulla popolazione civile, il tutto per seminare terrore nella assurda convinzione di poter dominare l’intera popolazione attraverso il panico e la minaccia di nuove e sempre più drammatiche azioni punitive.

In quell’orgia di violenza abbiamo visto l’incalzare una nuova arma di distruzione di massa: la macchina fotografica; quella macchina fotografica che ci ha mostrato la soldatessa Lynnie che tiene al guinzaglio un iracheno nudo, umiliato, dolorante per le torture subite.

Ma Lynnie non se ne cura, è la rappresentante di un cristianesimo (ha sostenuto di frequentare regolarmente la Chiesa) neoconservatore che entra in rotta di collisione con l’Islam in maniera violenta, disgustosa, oscena.

In una logica che divide i colpevoli dagli innocenti, chi era il colpevole in quella foto, Lynnie che reggeva il guinzaglio o quell’anonima vittima torturata nel corpo e umiliata nello spirito, per aggiungere un ulteriore tocco di degradazione al suo destino?

Quale legge morale è sopravvissuta in quell’inferno diventato la tomba dell’onore?

 

Le contraddizioni si sovrastano reciprocamente, in un vortice senza fondo.

 

Rosario Amico Roxas


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