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Commento di Arnaldo Bruni aggiunto il 24.10.2006
Gentile Signora Alessandra,
mi rallegro per il Suo inno all'amore. Nei tempi depressi che ci tocca vivere, solo così può scoccare un raggio di luce. Almeno intendendo la parola con la miauscola, come Lei fa. Felicitazioni e auguri dunque, insieme con i saluti più cordiali.
Arnaldo Bruni
Commento di Fabrizio De Giovanni aggiunto il 24.10.2006
Gentile Ruggero Spada complimenti per l'articolo e per l'attenzione mostrata durante lo spettacolo (non le è sfuggitoproprio nulla!).
Se qualcuno fosse interessato a vedere una replica di "H2Oro" può recuperare le date della tournée sul nostro sito www.itineraria.it
A presto e grazie.
Fabrizio
Commento di Novella aggiunto il 24.10.2006
E' sempre un piacere leggere
della tua impresa con "cadrega". Belle le foto a completamento dell' articolo. Ciao e alla prossima
(vale per Avventura, ma anche per qualche nuovo pezzo internet...)
Articolo di riferimento : Una “cadrega” in Nepal
Commento di guglielmin aggiunto il 23.10.2006
caro Gianfranco, la poesia ha bisogno di lettori capaci di spirito critico: quello che fai tu nel tuo blog e quello che accade qui va verso questa direzione, mi pare.

ciao
Articolo di riferimento : Stefano Guglielmin: Fuoricasa. Poesia e AbsolutePoetry. Poesia & Blog 3
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Commento di "Scuola e Diritti" aggiunto il 23.10.2006
Risposta a Uccia Paone.
Tutto ciò può avvenire solo in una scuola di tutti e per tutti, una scuola LAICA, equidistante nei confronti di religioni, pensieri filosofici e culture.
Una scuola che assume la conoscenza come valore fondamentale, una scuola che pone alle sue basi la Storia come ricostruzione del passato dell'umanità, dove non accade di dover assistere ad una riscrittura della stessa a fini di parte, una scuola dove non accade d'incontrare docenti che, negando tale laicità, agiscono a sostegno del proprio credo o del pensiero convergente, una scuola che osi riflettere su se stessa e si renda conto, finalmente, che molti dei suoi alunni, cittadini italiani o stranieri, non cattolici, devono subire quotidianamente piccoli o grandi negazioni dei loro diritti solo perchè sono minoranza.
Non sono certo queste minoranze che "sfottono"il crocifisso, oggettivamente è più facile che avvenga il contrario.
Sembra che nelle scuole italiane esistano solo i cattolici e i mussulmani, vogliamo considerare, finalmente, anche gli italiani non cattolici?
Questi sono quelli che,da sempre, sono stati costretti ad inghiottire rospi (alla faccia della Costituzione) e che, da sempre, hanno mostrato di rispettare gli altri.
Se la scuola agisse in modo veramente laico, potrebbe,
anche, spiegare Dante in modo chiaro a tutti, perché non sarebbe, evidentemente, una scuola di parte.
In qualche scuola, già oggi, lo si cerca di fare, che sempre più scuole lo facciano, questa è la vera speranza per la pace e per un mondo più bello.
Per finire riterremmo opportuno che "un formale giuramento sulla nostra Costituzione" fosse espresso non solo dagli stranieri che chiedono la cittadinanza, ma anche dai cittadini italiani, visto lo scarso concretizzarsi, a tutti i
livelli, dei valori costituzionali in Italia.
Cari saluti.
la segreteria di "Scuola e Diritti"
Articolo di riferimento : Inaugurazione del nuovo anno scolastico al Quirinale
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Commento di ucciapaone aggiunto il 23.10.2006
Ogni individuo è un viaggio senza fine, nel suo Io. Ogni individuo ha in sé lo spirito di Ulisse: è nella natura umana l'istinto ad andare avanti, ad andare dentro, a uscire da sé stessi e protendersi verso altro( non necessariamente l'altro!). Tradire è un verbo da interpretare, non ha un significato assoluto, ovvero quello che si definisce nell'abbandono temporaneo o definitivo del talamo nuziale. L'amore di un uomo e di una donna non è naturale scivolamento verso l'identificazione dell'uno nell'altra, ma è( a pensarci bene) una guerra o almeno una contrapposizione nella quale l'uomo e la donna cercano la personale vittoria e il relativo premio; come Ulisse, ogni persona che ama affronta una Circe, si trasforma in...porco, combatte le tempeste del mare, vaga di qua e di là(magari solo mentalmente finché non rompe le forze avverse)e solo dopo si acquieta nell'amore con l'altro partner: quando le ha provate tutte e ha conosciuto se stesso come mai avrebbe potuto senza il "tradimento". Allora tira i remi in barca e sorridendo pretende di essere capito: cosa difficile, perché letteratura, TV e similia ci danno dell'amore e del tradimento una versione a mio avviso falsa.
Concepisco un tradimento di fede, di patto politico, dove c'è la formale firma per un preciso patto: ma chi si innamora e poi "ama2 non ha sottoscritto né patti né programmi; si è semplicemento incamminato verso un lido solo immaginato e via via si imbatte in boschi, paludi e paesaggi che deve attraversare ricorrendo ad astuzie, strategie e tattiche. Insomma si trova in uno stato di allarme e di guerra. Scrivo racconti e, sulla parola "amore" ho concluso dicendo che o ci si rassegna a perdere una gamba, o si accetta la fine di Orfeo, essere dilaniato. Come in guerra, appunto.
Sono forse scivolata oltre il tema, me ne scuso. Grazie per avermi letto.
Articolo di riferimento : Tradire è amare?
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Commento di ucciapaone aggiunto il 23.10.2006
Dalle parole di Napolitano emerge netta l'idea di una scuola che lei definisce giustamente"ideale". L'integrazione presuppone l'accettazione, come due elementi chimici che permettano la composizione di qualcosa. Accettazione vuol dire quindi compatibilità tra due esseri umani che si respittino nelle relative posizioni a prescindere da caratteri somatici e paralleli geografici. La scuola è il bersaglio di ogni responsabilità mancata...e secondo Napolitano è la scuola lo strumento dell'integrazione coi nuovi immigrati di razza e civiltà diverse. Ora io penso che la cittadinanza, sulla quale i politici imbastiscono sofistici ragionamenti dispersivi, possa essere data solo con formale giuramento sulla nostra Costituzione: è da questo atto di accettazione di regole e usanze che la scuola può poi favorire e facilitare l'integrazione degli stranieri in Italia. Il discorso di Napolitano appare a me stucchevole perché aggiunto ai precedenti messaggi augurali d'ogni presidente di Repubblica, nei quali la scuola è sempre e comunque un qualcosa di teorico e di astratto che investe gli insegnanti di una responsabilità sempre più marcata. Come può un insegnante favorire l'integrazione tra due studenti uno dei quali sfotte il crocifisso che l'altro porta sul petto? Come può un insegnante spiegare la condanna di Maometto all'inferno da parte di Dante se quel ragazzo è lontano mille miglia dal nostro Medioevo e non è passato, nella sua cultura, attraverso fasi storiche come Umanesimo, Rinascimento, Illuminismo, Risorgimento? Ecco quindi la necessità di cominciare dall'accettazione della Costituzione con le sue leggi come primo passo verso l'accettazione della nostra civiltà da parte dello studente straniero e lo scambio con lui della sua storia, delle sue ragioni, del suo credo.Forse sbaglio in quanto dico? Probabile. Sono esterofila non per ideologia ma per...istinto e so che l'integrazione fallisce anche con un condomino se manca il rispetto reciproco e l'accettazione della propria individualità: e questo nello stessa città, con la stessa "razza" e col linguaggio comune; con le stesse esperienze storiche e con lo stesso cimitero, con lo stesso dio e con lo stesso amuleto in tasca.
Condivido in grandissima parte quanto lei scrive, qualche "ma" l'ho in serbo e forse tornerò a esprimerlo con qualche osservazione personale. Cordiali saluti Uccia Paone.
Articolo di riferimento : Inaugurazione del nuovo anno scolastico al Quirinale
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Commento di RedShining aggiunto il 22.10.2006
L'Italia dovrebbe ricordarsi
di onorare una tale città.
Invero oggi l'Italia
ne sfrutta le radici
pur non offrendole mai
nè acqua nè concime.
Articolo di riferimento : Jacob Burckhardt, veduta di Pisa.
Commento di Gianfry aggiunto il 20.10.2006
Caro Stefano, credo che questa tua mappatura sia molto utile alle persone che vogliano affrontare un viaggio ragionato in rete. Dai informazioni preziose e molto pratiche. Ottimo, mio caro amico!
Gianfry
Articolo di riferimento : Stefano Guglielmin: Fuoricasa. Poesia e AbsolutePoetry. Poesia & Blog 3
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Commento di Giuseppe Siano aggiunto il 20.10.2006
Ad Alessandra Borsetti Venier

Cara donna d'amore,
ho letto quanto tu scrivi sull'amore, riprendendo Platone, ed è, credo, l'unico modo per amare, o meglio, per «essere amanti» (o portatori d'amore). Bisogna essere presi d'amore per amare. Occorre che un uomo/donna diventi prima amante, cioè innamorato dell'amore. Essere un amante deve indurre a comprendere come i nostri sensi partecipino ai riconoscimenti d'amore (alias, come noi raccontiamo a noi stessi cosa noi riconosciamo dell'amore). Chiarire a sé cosa si vuole dall'amore, cosa si cerca e cosa si vuole trovare nell'amore è il primo passo nei nostri «racconti di vita». Nel dramma [da dran = agire] vi è il riconoscimento di un'azione, sia quando siamo a Teatro [sguardo] (quando gettiamo uno "sguardo" distaccato sulle azioni della vita, con cui facciamo un'esperienza distaccata nella nostra platea mentale, raccontando a noi storie di vita,), sia quando partecipiamo in prima persona alle azioni quotidiane.
Cosa i nostri sguardi colgono, nelle azioni? È la prima domanda che rivolgiamo a noi stessi. Noi riconosciamo i percorsi di vita, nella loro varietà,
e, con esso, il gradiente d'amore che ognuno mette nel fare il proprio percorso.
Tu fai differenza tra l'uomo egoista e l'uomo preso d'amore. Una mente vede, dapprima, se la propria ricerca si rispecchia nell'amore dell'altro, se trova corrispondenza nell'agire dell'altro. Ci si domanda: L'altro è un amante, o un filosofo amante di Sophia, di Sapere come avvengono gli incontri in questo mondo), come me? In che modo egli cerca e trova, nelle azioni che il mondo induce ad osservare in questo ambiente, il suo rispecchiarsi in Sophia? Bastano piccole cose, gesti, cenni, parole per rivelare un altro essere pieno d'amore.
Ma molti di noi non lo sanno, perché non hanno mparato a riconoscere amore, prima di sapere dell'amore.
E parliamo, parliamo, parliamo, scriviamo per riconoscere, per sapere come si fa a riconoscere e, nel frattempo viviamo, e siamo segnati dal tempo, dal nostro tempo d'amore.In questo tempo veniamo attraversati anche da incomprensioni o confusioni di segnali o da falsi riconoscimenti, o da distrazioni. Sappiamo che solo perché vogliamo sempre riconoscere nell'altro specialmente ciò che cerchiamo in noi stessi, spesso Narciso tra Narcisi, che ci muoviamo e ci agitiamo, pensiamo e ripensiamo a segnali, facciamo e disfacciamo pensieri d'amore.
E assistiamo sempre alla stessa scena: chi è pieno riempie chi è in quel momento vuoto d'amore. E nel mentre si parla, si cerca, si è filosofi, amanti della Sophia, innamorati d'Amore, di sapere Amore.
Fin quando c'è vita siamo cercatori d'amore e amanti, sia che siamo soli che con i nostri compagni d'amore. Quando corpi e parole si confondono, mentre gesti e azioni non corrispondono ai percorsi mentali. Che fare? Si diventa di nuovi filosofi, perché noi cerchiamo la «corrispondenza d'amorosi sensi», non ci basta solo l'attrazione, vogliamo esser presi nel vortice dell'amore, dovunque noi siamo e con chiunque noi siamo.
Quando si finisce di parlare d'amore, allora bisogna continuare a riconoscere l'amore nelle azioni della vita. Se non lo facciamo, diventiamo aridi amanti, egoisti. Fin quando si è filosofi, si cerca, si è amanti del sapere, e si dibatte d'amore, dialogando con se stessi o con un altro. E parlando si può giungere a mettere in dubbio ciò che ognuno di noi riconosce o non riconosce come amore.
Quando si è trovato l'amore lo si vede rispecchiato in tutti gli esseri e in tutte le azioni. E se poi lo si incontra anche in un altro essere amante, a te vicino, allora l'amore è infinito. Questo può essere scandalo per gli altri, perché per amore si fa tutto e si dona tutto se stesso all'altro, perché chi ama sa che l'altro ha cura del suo amore, come se fosse se stesso, travalicando il proprio essere fisico e unendosi all'altro in modo infinito[nel duplice senso di «senza il finito» e di «dentro il finito»].
Per Amore si ama la vita, e si brucia in essa con lo stesso fuoco sia della santità e sia della perdizione, in se stesso come nell'altro, e si riconosce nell'azione, in ogni azione, l'eguale portata dei sensi come della mente. Si ama coi sensi e con la mente, l'altro da me io lo inglobo in me, è il mio prolungamento e sento, con lui, come lui ci sentiamo vicini nella distanza, coi sensi e con la mente, allora, solo allora, si è veri amanti, d'amore, con amore, per amore.



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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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