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Commento di Carlo Forin aggiunto il 06.11.2006
Buona la tua volontà, Claudio, di ricordare poeti e scrittori perduti in quel macello.
Qui a Vittorio finì la Grande Guerra, e si chiamò Vittorio Veneto dopo, per ricordare il punto sconosciuto ai numerosi Italiani, che sapevano purtroppo della guerra, ma non di dov'era finita.
Giorgio Bocca ha detto ieri sera in TV che la maggioranza degli Italiani è fascista oggi.
I Fascisti chiamarono Viale della Vittoria la via centrale di Vittorio e così si chiama ancor oggi.
Prima era 'via della Conciliazione': non sarebbe meglio tornare a questo nome?
E la mia proposta si unisce alle tue poesie.
Commento di Tiziana Spini aggiunto il 06.11.2006
Che cosa e il tardimento? Il tradimento e certamente qualche cosa fuori dal "noi", ma e qualche cosa che lo si fa perche nel "noi" non ci si trova bene. Alcune persone tradiscono e poi capiscono il vero significato e la vera importanza del "noi". Ma perche arrivare a questo? se una persona pensa al di fuori del "noi" e meglio che interropala la sua relazione e non "tiri piu in giro" la sua compagna o compagno. Il tradimento viene quando non si hanno piu interessi o si e annoiati dalla persona che ci sta accanto, e la fedelta non e un obbligo, ma e una cosa spontanea, che viene naturale, il non legarsi ad altre persone perche si ama o ci si trova bene nel "noi". Certo che il "noi" e un nido, un nido nel quale ci si puo rifugiare quando si ha bisogno, quando ci si vuole sentire protetti da tutto e da tutti. Alla fine e anche per questo che si cerca l'amore, un compagno o una compagna che che ci stia acanto per riuscire a vivere meglio. Perche bisogna tradire per continuare ad amare? E perche l'amore e una relazione e non una fusione? L amore e una relazine e la relazione puo essere fusione, perche separarle? Queste possono essere un'unica cosa. Io saro una romantica, ma credo nell'amore, in quello che esso ci da,ed il tradimento e solo uno stuipido errore, uno stupido errore che non va perdonato.
Articolo di riferimento : Tradire è amare?
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Commento di Claudio Di Scalzo aggiunto il 05.11.2006
In questa storia di labbra e sull'aggettivo da me usato propongo una Piccola ermeneutica narrativa domenicale. Anche galante. L'aggettivo algida riferita alla persona di ABV mi viene dal Leopardi: "Dalle selve ignude, Cui l'Orsa preme". Ma algida in quelle foto ABV lo è anche perché rimanda, se c'è una temperatura doppia nell'arte, alla meccanica freddezza dei gesti mentre chi guarda può immaginarla incandescente dentro. Poi le labbra avrebbero, se baciate, magari confermato. Ma come ritornare al 1979? (cds)
Articolo di riferimento : Alessandra Borsetti Venier: Storia delle mie labbra.
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Commento di Alessandra Borsetti Venier aggiunto il 05.11.2006
Gentile Boris, la sua sembra la sintesi di un pot-pourri, tra labbra-Compagnia-Morgana-performance...
In realtà sono fasi della mia vita ben chiare e distinte anche se intersecate le une nelle altre.
Di Scalzo ovviamente mi legge a modo suo, addirittura "algida", ma non si riferisce a Morgana bensì ad Alessandra negli anni Settanta. Le foto inserite a fondo pagina sono del 1979 quando ero una convinta seguace di Artaud, praticavo l'allenamento bio-meccanico di Mejerchol'd, gli esercizi di Dullin e i trainig della danza orientale. Allora era fondamentale la conquista del controllo di sé, sia gestuale che vocale e anche psicologico. Era il tempo di Grotowski e dell'Odin Teatret con cui ho lavorato per qualche tempo. Le mie performance erano esperienze cerimoniali quindi ero seria, ma niente affatto algida!
Cosa intende dire con "il resto è di fantasia", quale "resto"?
Con viva cordialità. Alessandra
Articolo di riferimento : Alessandra Borsetti Venier: Storia delle mie labbra.
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Commento di Boris Brollo aggiunto il 05.11.2006
Complimenti per le labbra. Il resto è di fantasia. Simpatico il ricordo della Compagnia anche se Di Scalzo descrive una Morgana "algida" benchè performativa. Cordialità
Boris Brollo
Articolo di riferimento : Alessandra Borsetti Venier: Storia delle mie labbra.
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Commento di Rossella Pistoi aggiunto il 04.11.2006
alessandra... mi è piaciuto molto svegliarmi e per prima cosa leggere il tuo
articolo su tellusfolio... le labbra... e un po' di ricordi... e qualche "bagigio" nello stomaco... beh... buona giornata... fossero tutti così gli inizi... e un bacio ... anche quello, sì...

Articolo di riferimento : Alessandra Borsetti Venier: Storia delle mie labbra.
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Commento di Carlo Forin aggiunto il 01.11.2006
Rispondo alla nota molto cortese di Gaetano Barbella. Umberto Sansoni è impegnato a dirigere coloro che studiano i 300.000 graffiti della Valcamonica. Comincia a credere (lo ha dichiarato al convegno di Pinerolo nell'ottobre del 2003) che bisogna arrivare ad una sintesi nuova (cioè a non ripetere: tizio ha detto che Caio ha detto...). Credo, da studioso di archeologia linguistica, che avrà bisogno di qualche parola antica per interpretare i suoi grafi. Intanto fa dichiarazioni come quelle che Lei riferisce: buone per tutto quello che si sa già (chi le fa nuove rischia).
C'è un problema vero, per fare un passo in avanti: l'ideologia, cioè quella cosa che fa ripetere 'Tizio ha detto che Caio ha detto che Sempronio ha detto, perciò, coerente con tutto ciò io dico...'.
Lei non slega i Suoi ragionamenti da questa catena.
Provi ad osservare il fenomeno dell'alzata eliaca di Antares ad un computer, col programma adatto che non so dirLe -perchè sono analfabeta in queste cose-: la stella sarà visibile per pochi secondi poco dopo il sorgere del sole l'11 novembre del 2270 a.C., nel mese dello Scorpione e ciò accade ogni 30 anni. Questa è la data buona per l'adozione dagli Accadi del nome AN TAR ISH, unione e separazione del Cielo e della Terra, ed era l'inizio dell'anno per gli Accadi (perchè Ishtar sostituisce Inanna sumera ed entra nel nome AN TAR ISH, nelle due ultime sillabe rovesciate).
Nel 500 a.C. i Celti fissavano il Capodanno con lo stesso sistema. Inoltre, nominavano i loro massimi dei allo stesso modo: Lugh, Taranis, Dagda, che si confrontano con LUGH, ANTARIS, DAGAN. Dagda era dio del grano e del latte come Dagan.
Non trova comico sostenere che in Irlanda e ad Ebla era normale chiamare il dio del grano e del latte allo stesso modo? Che è normale fissare l'inizio dell'anno osservando la levata eliaca della stessa stella, Antares, un meaculum che si perde nel cielo?
I grafi possono, forse, consentire questo; ma, il mio amico Giuseppe Brunod, studioso della rosa camuna non è d'accordo con Lei: sostiene che la svastica è nata proprio in Mesopotamia.
Anche lui è un'aporia come me: non accetta di ripetere le cose che dicono tutti, quando tutti ripetono cose false (ed è stato buttato fuori da gruppi di quei studiosi per non essere rimasto in fila).
L'ideologia, purtroppo, fatti tanti danni in politica, ne sta facendo altrettanti in Antichistica.
La saluto e La ringrazio del Suo garbo.
Carlo
Articolo di riferimento : Carlo Forin: Halloween - Antares
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Commento di Gaetano Barbella aggiunto il 31.10.2006
Gentile Forin
Il 13 e 14 maggio 2006 si è tenuto a Brescia un convegno organizzato dal dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno Studi Preistorici il cui titolo era «Simboli nei milenni: attorno e dentro il Nodo di Salomone, le spirali, il cerchio, il labirinto». Tutto è partito dalla mostra itinerante e dalla successiva pubblicazione del volume «Il Nodo di Salomone», entrambe del 1998, che hanno approfondito la conoscenza di alcuni luoghi dove si può trovare raffigurato questo simbolo, che ha significato di alleanza, armonia e incontro degli opposti (due anelli di forma schiacciata e incatenati fra loro). Naturalmente si sta parlando di graffiti rupestri presenti in Valcaminica in modo eccezionale. Ecco ora vengo al dunque per rispondere alla sua perplessità sulla coincidenza di due fatti dei Sumeri e Celti che in modo autonomo sembra che abbiano conservato l’osservazione da lei rilevata sulla data del loro capodanno. La settimana prima del convegno suddetto il responsabile del Dipartimento organizzatore, dott. Umberto Sansoni, tra l’altro ha fatto questo commento rilasciato alla stampa: «Ci sono simboli che figurano in luoghi diversi e, quindi, in culture diverse, dall’Asia all’America, dall’Europa all’Oceania, senza che si possa risalire a un’origine unica in comune. Non c’è una linea genetica che li possa collegare: per questo motivo studiarli vuol dire studiare la profondità dell’animo umano» (Giornale di Brescia del 6 maggio 2006). Dal canto mio, ho impiegato molto del mio tempo per occuparmi di simili cose, per esempio l’interpretazione geometrica di disegni, fregi, immagini tratte dal mondo egizio (e non solo). Con il saggio «Alle radici dell’intelligenza matematica» indico una lettura in chiave geometrica razionale che può contribuire a dimostrare che la geometria è insita nelle cose dell'essere umano, anche d'arte, perché il loro uso anche inconsapevole è spontaneo, perché la geometria è insita nel comportamento umano pittorico, rappresentativo etc etc. Cordiali saluti, Gaetano Barbella
Articolo di riferimento : Carlo Forin: Halloween - Antares
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Commento di Gaetano Barbella aggiunto il 30.10.2006
Diventare “radicali” è come ammalarsi di una brutta malattia insanabile in cambio di una presa di coscienza per sentirsi liberi sino alla radice, appunto. Chi arriva a questo stadio, può sempre sperare di trovare un appoggio sui vecchi lidi dei compromessi a prezzo della libertà individuale, ma è anche difficile rimanervi a causa di ciò. Il guaio di essere “radicali” è di non rendersi conto di dover avere a che fare con un’altra “radice” in sé che corrisponde ad una certa “religione” disposta in modo inverso agli stessi ideali. In pratica, avviene come negli alberi in cui le radici si prodigano a raccogliere l’alimento dalla terra che va poi tutto a beneficio dei rami, foglie, frutti e per ultimo i semi. Questa similitudine ci dice che finché le radici restano nella terra tutto il resto dell’albero ne gode il beneficio. Ma a questa concezione si aggiunge il fatto fondamentale che la radice ragiona esclusivamente per meglio svolgere la sua funzione specifica e così, in modo relativo, tutto il resto in superficie. Cioè a dire che le radici, attraverso una “nobile” sofferenza in sé, riescono a tollerare di restare isolate nella terra e non poter un giorno diventare magari parte del tronco, o ancor di più, un ramo se pur esile, per sperare chissà quando di rivolgere al cielo un insperato figlio in una piccola foglia e meglio ancora in un frutto. È inevitabile che questo leggittimo desiderio, in generale, può solo avvenire “tramite” e non “direttamente”. Tutto questo per dire che affermare di essere «anticlericali» è ritorcere in sé ogni sforzo disperdendo inutilmente le proprie risorse. Il “radicale” è un “Gesù” che si sforza di convertire le genti per un amore terreno e poco o niente per quello ultraterreno, nettamente l’inverso del Gesù del cristianesimo. La «Rosa nel pugno» può far credere che il miracolo è avvenuto: da una “radice” un po’ fuori terra è spuntato un rametto e da quello qualche foglia. Ci sarà anche il frutto? Forse sì ma a patto di non trascurare la propria natura “doppia”!
Gaetano Barbella
Commento di Carlo Forin aggiunto il 30.10.2006
La levata eliaca indica la visione della stella poco dopo il sorgere del sole, non prima, come ho scritto per errore.
Un computer può mostrare che ciò avvenne il giorno 11 novembre del 2270 a.C., alle ore 7,06 per circa mezzo minuto, in Bassa Mesopotamia.
La correzione del mio errore mi consente di formulare questa domanda: è mai possibile che sia i Sumeri, che hanno inventato il nome scritto AN TAR ISH, sia i Celti, che l'hanno conservato nella forma di lettura TAR AN ISH, abbiano inventato autonomamente un'osservazione così raffinata per fissare allo stesso modo il Capodanno?
Articolo di riferimento : Carlo Forin: Halloween - Antares
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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