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Commento di Maria aggiunto il 28.10.2006
Mah!
Articolo di riferimento : Ipotesi su Milingo
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Commento di Gianni Broi aggiunto il 28.10.2006
Cara Alessandra grazie del ricordo di Evgenij Poliakov, che, oltre ad essere un grande coreografo, doveva essere dotato di una forte carica umana, se ha potuto ispirare un omaggio delicato e commosso come il tuo. Saluti cari. Gianni


Articolo di riferimento : Alessandra Borsetti Venier, In ricordo dell’amico Evgheni Polyakov
Altri commenti all'articolo [ 7 commenti ]
Commento di Marco Sonseri aggiunto il 28.10.2006
Grazie per la bella recensione. L'ho letta con grande interesse.
Cari saluti.
Marco Sonseri.

Commento di through the barricades aggiunto il 27.10.2006
Non sono d'accordo con l'articolo in questione, non nego gli errori del Duce e dei nazisti (soprattutto di questi ultimi) che hanno fatto una strage inumana.
ma durante il ventennio mussoliniano, escludendo il periodo della guerra e dell'allanza con i tedeschi, in Italia si stava bene, molto bene, decisamente meglio di adesso, per cui secondo me è un errore condannare in poche righe un ventennio di storia italiana, che escludendo quello che ho detto sopra, ha fatto solo bene.
Per tornare alla resistenza, c'è da dire che i partigiani (quelli veri) alla fine della guerra hanno fatto la fine dei reduci fascisci della RSI (Repubblica Sociale Italiana), perchè la quasi totalità di quelli che lei sig. Di Scalzo chiama "partigiani" a cui si dovrebbe dare il merito della liberazione italiana, avevano il solo ed unico scopo di fare una pseudo dittatura sulla base di quella sovietica, e gli oppositori hanno fatto una fine molto brutta.
leggere il libro di Giampaolo Pansa potrebbe essere molto istruttivo per far sapere i crimini che i partigiani del PCI hanno commesso a danni di persone che avevano la sola colpa di non pensarla come loro.
La invito ad andare in provincia di Como da cui io provengo a chiedere alla gente che a quel tempo c'era se si stava meglio con il Duce oppure dopo la "liberazione comunista", io su invito di mio padre e mio nonno l'ho fatto con lo scopo di capire meglio la storia, e voglio precisare che non ho chiesto soltanto ad ex "repubblichini" come lei in maniera offensiva ha chiamato nel suo articolo, ma ho chiesto si a loro, ma anche a molte persone che erano state partigiane e che hanno combattuto nella resistenza, le posso assicurare che tutti mi hanno detto che si stava molto meglio con Mussilini che dopo il 25 aprile 1945.
Io so che lei è professore, faccia leggere ai suoi studenti il libro di Pansa, insieme ad altri libri che parlano in senso opposto, cosicchè si possa fare un serio punto della situazione, e non prendere per partito preso solo quello che scrivono i libri di storia, e quelli che predicano una verità a metà, senza ricordare anche l'altra faccia della storia altrettanto importante.
La saluto e la ringrazio.
W l'Italia e W il RE
Un "REAZIONARIO"
Commento di Kim aggiunto il 26.10.2006
Credo che la fede non sia una categoria della storia e nemmeno della politica. La Resistenza italiana è stata una pagina gloriosa che appartiene all'intera Nazione. Parteciparono Azionisti, Monarchici, Liberali, Socialisti e Comunisti. Ci furono anche episodi vergognosi sui quali sarebbe bene riflettere senza accusare di fascismo chi esprime opinioni diverse.
Articolo di riferimento : Claudio Di Scalzo, letture per Giampaolo Pansa e per il sindaco di Rieti.
Altri commenti all'articolo [ 1 commento ]
Commento di antonio toscano aggiunto il 26.10.2006
Sono in procinto di costruire una cantina. Le quantità sono le stesse della fruviver. Sarebbe possibile entrare in contatto per avere qualche spunto da cui cominciare ?
Commento di Enea Sansi aggiunto il 26.10.2006
Chiedo scusa per il papa che, giustamente, prima è stato vescovo.
Commento di Carlo Forin aggiunto il 26.10.2006
Il vescovo che mi ha cresimato nel 1960 è Luciani.
Confermo quello che ho scritto.
ciao
Commento di Gaetano Barbella aggiunto il 25.10.2006
Le cose non cambieranno nemmeno se si diffondessero i «cattolaici» al punto da sbarazzare il campo da tutti i preti, proprio a causa del retaggio legato al «culo dei cavalli romani» in discussione. Fu una cosa che tentò di fare Napoleone Bonaparte invadendo il territorio del regno papale e poi addivenne ad una pace, quella di Tolentino nel 1797, poiché, ironia della sorte, «la Francia era ritornata cattolica; facea d’uopo popolarizzare la rivoluzione, prevalersi dell’ascendente dei preti». Come sembra ebbe a confidarsi a Sant’Elena. Per non parlare dell’impresa bolscevica di Stalin a danno dei preti.
Sarà pure che i preti abbiano «remato» nel tempo a modo loro ostacolando il processo evolutivo, tuttavia nessuno potrà togliere, almeno ad una considerevole umanità emarginata, la speranza di un mondo migliore che li premi oltre la morte, non potendosi in vita.
Ad essi cosa assicurano i «cattolaici» in cambio, al limite l’eutanasia?
«Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. / Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. / Beati voi che ora piangete, perché riderete». Sono parole evangeliche. Non si tratta quì della povertà della fame e del pianto che si conoscono, quelli fisici, bensì gli altri dell'interiorità che non è possibile soddisfare.
Chi sono i «ricchi»? Per esempio i “Walter Mendizza”, forbiti nella parola, con tutto il rispetto. Eh a quanti di quei «beati», elencati da Gesù con il discorso della montagna, piacerebbe tanto avere almeno questo genere di “ricchezza” per dire belle parole ed essere felice almeno per un tantino, ma non hanno nemmeno gli occhi per piangere!
Dunque perché mortificare in loro la speranza di poterlo essere, non si sa quando e dove, dopo la morte! Che si addormentino ricchi di fede nella speranza di ottenere un tesoro fatto per essi e deposto nel cielo fosse anche dei sogni, ma che al limite è miracoloso. Donde, altrimenti, la loro consolazione che i «ricchi» hanno a iosa?
Che importa per questi diseredati, di cui la terra è stracolma, diventare «cattolaici» per «liberarsi dalla dominazione culturale cattolica»? Che importa per essi diventare «cattolaici» per « riappropriarsi dello stupore e della meraviglia del mondo attorno a loro»? Che importa a loro essere «cattolaico» e privarsi della presenza attiva dei religiosi dai quali ottengono il viatico della sopravvivenza? Che importa essere «cattolaici» perché poi si sentiranno liberi da qualsiasi vincolo, come quello per la fede in Cristo? Proprio quello di cui hanno bisogno.
Prosaicità alla prosaicità di quei culi dei cavalli romani per sdrammatizzare la questione. Mi viene in mente ‘nu cunt’ napulitan’ che è noto in parte poiché ho pensato bene di completarlo per intonarlo alla questione dei cattolai. Qui si pongono alla berlina con efficacia i «ricchi», presi dal laccio delle loro debolezze ingenerate dal desiderio del benessere cui non sanno farne a meno. Di qui la necessità di fare la parte dei «culi dei cavalli romani» obbligati a stare fra le sdanghe cui si devono conformare metaforicamente tutti gli uomini, nessuno escluso eccetto i diseredati, appunto. A tal proposito nel passato correva questo detto: «Tre so’ i putiente, u Papa, u Rre e chi nun tene niente!»
Ma ecco la storiella.
Ce steveno duje scarrafune (scarafaggi) napulitani. Un’e chiste passiave (passeggiava) ‘ncoppe a ‘na cesta chiene chiene ‘e cravune (di carbone). Chill’ate abbascie (in basso) alluccaje a chiste: Uhè llà ‘ncoppe, statt’accuorte, che si cadi dind’e cravune, te faje nire, nire (nero)! E subbete rispunnett’ chill’ate ‘ncoppe, calme calme: Eh! Tu dici, i’ cade? È o vero, ma nun me facce mai cchiù nire e chillo che song’! Pienze, invece, o cravunar’ (carbonaio) che se crede che nun è comme a nnuje, brutti scarrafun’! Pur’iss’, credenn’ ‘e fa bbuono, sa ddà spurcà comme a cché da matina a sera, pecché ce tene a sti cravune ‘e merda.
Che sò’ i cravune? Sò’ ricchezza ‘e tante manere pe’ ffà felici ‘a gente, pe’ cumannà, pe’ essere qualcuno. Ma pe’ tutte ‘ste ricchezze a gente sa dda spurcà comme a cché, proprio comme u cravunare!
E nnuje poveri scarrafune? Avimm’ da sperà di reincarnarci comme a sti cravunar’, ma sapenne l’antifona non ce facimme fa fessi. Grazie a Gesù Cristo facimme i beati e putimme fa i miracoli. Pe ce spustà basta a bilocazione. Pe’ magnà a sbafo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. E quanno ce rumpimmo ‘na coscia o a capa, na tuccata ‘e mano taumaturgica, come se fosse a bacchetta magica, oplà a coscia e a capa assistemata!
Mo he capito tu che se i ccose song’ accussì, i cravune nun serven’ a nient’!
Gaetano Barbella
Il geometra pensiero in rete
Commento di Stefano aggiunto il 25.10.2006
Ti scopro via internet e con piacere mi sento complice delle tue parole e dei petali pittorici e struggenti volanti nel cielo dell'inglese cimitero. Grazie.
Tra una settimana questo libro a singhiozzo potrà venire a riposare tra le tue mani perche con libertà tu lo possa accudire. Un abbraccio per ora
e a sentirci a viva voce quando novembre inizierà a snocciolare i suoi giorni.
Stefano
Articolo di riferimento : Alessandra Borsetti Venier, In ricordo dell’amico Evgheni Polyakov
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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