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   24-10-2006
Credo che sia così, Alessandra.
Grazie della possibilità
di leggere i tuoi pensieri.
Ti contraccambio con le parole
dei miei segni e colori
che sempre a quell'amore
alludono.
più pictor che stefano
Stefano    
 
   24-10-2006
Gentile Signora Alessandra,
mi rallegro per il Suo inno all'amore. Nei tempi depressi che ci tocca vivere, solo così può scoccare un raggio di luce. Almeno intendendo la parola con la miauscola, come Lei fa. Felicitazioni e auguri dunque, insieme con i saluti più cordiali.
Arnaldo Bruni

Arnaldo Bruni   
 
   20-10-2006
Ad Alessandra Borsetti Venier

Cara donna d'amore,
ho letto quanto tu scrivi sull'amore, riprendendo Platone, ed è, credo, l'unico modo per amare, o meglio, per «essere amanti» (o portatori d'amore). Bisogna essere presi d'amore per amare. Occorre che un uomo/donna diventi prima amante, cioè innamorato dell'amore. Essere un amante deve indurre a comprendere come i nostri sensi partecipino ai riconoscimenti d'amore (alias, come noi raccontiamo a noi stessi cosa noi riconosciamo dell'amore). Chiarire a sé cosa si vuole dall'amore, cosa si cerca e cosa si vuole trovare nell'amore è il primo passo nei nostri «racconti di vita». Nel dramma [da dran = agire] vi è il riconoscimento di un'azione, sia quando siamo a Teatro [sguardo] (quando gettiamo uno "sguardo" distaccato sulle azioni della vita, con cui facciamo un'esperienza distaccata nella nostra platea mentale, raccontando a noi storie di vita,), sia quando partecipiamo in prima persona alle azioni quotidiane.
Cosa i nostri sguardi colgono, nelle azioni? È la prima domanda che rivolgiamo a noi stessi. Noi riconosciamo i percorsi di vita, nella loro varietà,
e, con esso, il gradiente d'amore che ognuno mette nel fare il proprio percorso.
Tu fai differenza tra l'uomo egoista e l'uomo preso d'amore. Una mente vede, dapprima, se la propria ricerca si rispecchia nell'amore dell'altro, se trova corrispondenza nell'agire dell'altro. Ci si domanda: L'altro è un amante, o un filosofo amante di Sophia, di Sapere come avvengono gli incontri in questo mondo), come me? In che modo egli cerca e trova, nelle azioni che il mondo induce ad osservare in questo ambiente, il suo rispecchiarsi in Sophia? Bastano piccole cose, gesti, cenni, parole per rivelare un altro essere pieno d'amore.
Ma molti di noi non lo sanno, perché non hanno mparato a riconoscere amore, prima di sapere dell'amore.
E parliamo, parliamo, parliamo, scriviamo per riconoscere, per sapere come si fa a riconoscere e, nel frattempo viviamo, e siamo segnati dal tempo, dal nostro tempo d'amore.In questo tempo veniamo attraversati anche da incomprensioni o confusioni di segnali o da falsi riconoscimenti, o da distrazioni. Sappiamo che solo perché vogliamo sempre riconoscere nell'altro specialmente ciò che cerchiamo in noi stessi, spesso Narciso tra Narcisi, che ci muoviamo e ci agitiamo, pensiamo e ripensiamo a segnali, facciamo e disfacciamo pensieri d'amore.
E assistiamo sempre alla stessa scena: chi è pieno riempie chi è in quel momento vuoto d'amore. E nel mentre si parla, si cerca, si è filosofi, amanti della Sophia, innamorati d'Amore, di sapere Amore.
Fin quando c'è vita siamo cercatori d'amore e amanti, sia che siamo soli che con i nostri compagni d'amore. Quando corpi e parole si confondono, mentre gesti e azioni non corrispondono ai percorsi mentali. Che fare? Si diventa di nuovi filosofi, perché noi cerchiamo la «corrispondenza d'amorosi sensi», non ci basta solo l'attrazione, vogliamo esser presi nel vortice dell'amore, dovunque noi siamo e con chiunque noi siamo.
Quando si finisce di parlare d'amore, allora bisogna continuare a riconoscere l'amore nelle azioni della vita. Se non lo facciamo, diventiamo aridi amanti, egoisti. Fin quando si è filosofi, si cerca, si è amanti del sapere, e si dibatte d'amore, dialogando con se stessi o con un altro. E parlando si può giungere a mettere in dubbio ciò che ognuno di noi riconosce o non riconosce come amore.
Quando si è trovato l'amore lo si vede rispecchiato in tutti gli esseri e in tutte le azioni. E se poi lo si incontra anche in un altro essere amante, a te vicino, allora l'amore è infinito. Questo può essere scandalo per gli altri, perché per amore si fa tutto e si dona tutto se stesso all'altro, perché chi ama sa che l'altro ha cura del suo amore, come se fosse se stesso, travalicando il proprio essere fisico e unendosi all'altro in modo infinito[nel duplice senso di «senza il finito» e di «dentro il finito»].
Per Amore si ama la vita, e si brucia in essa con lo stesso fuoco sia della santità e sia della perdizione, in se stesso come nell'altro, e si riconosce nell'azione, in ogni azione, l'eguale portata dei sensi come della mente. Si ama coi sensi e con la mente, l'altro da me io lo inglobo in me, è il mio prolungamento e sento, con lui, come lui ci sentiamo vicini nella distanza, coi sensi e con la mente, allora, solo allora, si è veri amanti, d'amore, con amore, per amore.


Giuseppe Siano   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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