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Commento di giorgio aggiunto il 05.05.2007
se la democrazia invocata è la stessa voluta dal presidente degli Usa...lasciamo stare, solo a titolo informativa Cuba è bloccata da un embargo disumano da quasi 50 anni,nessuno muore di fame, nessun bambino è costretto a lavorare,istruzione e sanità garantita,proprio come negli Usa che se non hai l'assicurazione sanitaria ti lasciano morire senza soccorso...la speranza di vita del cubano è molto vicino alla nostra paese industrializzato del 1°mondo
(Cuba deve crescere sotto il profilo del rispetto dei diritti umani e della tutela di ogni elementare garanzia di libertà)proprio come i diritti umani garantiti dall'amministrazione Bush nei carceri lager di Guantanamo e Abu Graid, (Sappiamo bene che non ci sono molte speranze che venga realizzata questa ricetta per far cessare le fughe) forse se la legge Usa non garantisse al Cubano che mette piede nella "terra della libertà" cittadinanza, lavoro, casa,ed al messicano che varca la frontiera gli sparano dietro....
Articolo di riferimento : Un nuovo tentativo di fuga da Cuba
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Commento di Carlo Forin aggiunto il 05.05.2007
Caro Giuseppe,
ho colto in mezzo al tuo racconto da 'Blade runner' questa cosa:"Il futuro e il passato per me risiedono sempre nel nostro equilibrio con le nostre facoltà del riconoscere e del raccontare…".
Condivido in pieno!: equilibrio per discernere e raccontare bene. E' ciò che ci mantiene umani e gioiosi di leggerci e raccontare. Che ciò che deve cambiare cambi, purchè siamo ancora in grado di riconoscere il nuovo e l'antico e ci sia data la facoltà di raccontarlo.
La capacità di raccontare bene radica nel controllo della parola. Questa è la mia fissazione; cerco 'il mio centro di gravità permanente' nel riconoscimento delle parole come carote temporali, ciascuna delle quali stratifica significati e significati: non c'è armonia nella comunicazione che lo ignora!
L'ouroboros < URUBURUS è sempre lo stesso serpente capace di cambiare continuamente. E' la vita che, finchè sarà, non verrà cibernetizzata. Dopo, ad altri il racconto, se avranno modo e urgenza di farlo.
Commento di cubano 100% aggiunto il 04.05.2007
bravo lupi,,grazie x darci una mano,,,,,,bravo .....
Articolo di riferimento : Un nuovo tentativo di fuga da Cuba
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Commento di Giovanni Pagliero aggiunto il 04.05.2007
Nella mia città - Torino - incontro regolarmente cani delle tipologie comunemente definite "pericolose". Mai con la museruola, e quasi mai al guinzaglio. I pochi proprietari con cui ho avuto occasione di parlare sostengono apertamente che a loro piace avere un cane che incuta un certo timore, per non dire paura. Conosco personalmente vari amici che - possedendo un cane non aggressivo - vivono nel continuo timore che sia aggredito ( fatto non infrequente, mi dicono ) da un suo simile che sarebbe in grado di sbranarlo. So che in altri paesi europei ci sono due obblighi: sterilizzarli, e sottoscrivere un'assicurazione obbligatoria per danni a terzi. Siccome si tratta di paesi in cui il rispetto verso gli animali è generalmente maggiore che da noi, avremmo tutto da imparare. Difendiamo gli animali nelle mille occasioni in cui è davvero importante difenderli!
Commento di Alivento aggiunto il 04.05.2007
Il tuo intervento qui, Iole, è assolutamente lusinghiero.

Vibrazioni carismatiche. Di quelle cose che, spesso, con l'età anzichè flettersi si innalzano, avvolgono l'interlocutore, lasciandolo lì a riflettere sulle sottili trame della seduzione e del fascino.
Articolo di riferimento : Alivento: Quinto discorso amoroso, apologia della seduzione
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Commento di Gordiano Lupi aggiunto il 04.05.2007
I miei amici della Villetta si divertono come possono e danno del disinformato proprio loro che sono uno degli strumenti più importanti della disinformazione su Cuba. Non raccolgo le provocazioni piuttosto infantili sul mio nome e li lascio ai loro giochetti, visto che di meglio non sanno fare. Il problema non è essere più o meno informati ma raccontare la verità senza dover servire nessun padrone.

Gordiano Lupi
Articolo di riferimento : Gordiano Lupi. A Cuba non si legge e non si scrive poesia
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Commento di Giuseppe Siano aggiunto il 04.05.2007
Caro Carlo
Lo so che «Non c’è nulla di nuovo sotto il sole» tranne che oggi abbiamo iniziato ad usare la tecnologia per sentire e rispondere in modo sempre più complesso e veloce, attraverso strutture di riconoscimento ancor più complesse e veloci. Demanderemo in un prossimo futuro a nostre strutture bio-tecnologiche il riconoscimento l’apprendimento e l’elaborazione dei dati sulle azioni e sulla vita per procrastinare la morte biologica. Con questo si modifica l’esistenza dell’uomo, così come si è concepita finora (con le sue credenze mistiche esoteriche religiose, morali, politiche, esistenziali, scientifiche, ecc.), e si paventa il declino umano nel suo vecchio ambiente naturale, mentre, dall’altra parte, aumentano le capacità di rinvenire ed usare nuove strutture logiche del logos, che, nel frattempo, stiamo anche trasferendo alle macchine intelligenti, le AI [Artificial Intelligence].
Sarà questo il nostro modo di sopravvivere nel riconoscimento delle nuove strutture del logos dopo la modificazione dell’umanità a noi poco interessa: che nel futuro ci sia ancora un corpo biologico attuale o che verremo assemblati in un corpo umano e macchinino biologico con una mente-cervello-io che possa assomigliare ad un mimema (me me stesso) di un computer che auto-corregge il proprio sistema operativo, può veremente essere oggetto di dibattito ora? Che stiamo accelerando un processo di una umanità bio-tecnologica auto-evoluta, dopo le continue catastrofi (qui s’intenda per fine di una organizzazione e assunzione di una nuova organizzazione) - queste dovute a una continua manipolazione del vecchio ambiente naturale che si trasforma in un nuovo ambiente relazionale di computazione cibernetica per cercare nuovi elimenti (-alimenti) per il nostro corpo alfine che sopravviva -, questo è certo.
Mi spiego meglio, che ci sia l’ourobouros (il serpente alchemico che si morde la coda e chiude in un infinito [in= qui da leggere sia come dentro il finito sia come senza fine] sapienziale il circolo della vita) o ci sia una Grande mente ricorsiva (Dennett) che organizza il mondo, o, che nel nostro ambiente ci sia in futuro, al nostro posto a sentire ed organizzare il mondo, un oltre-umano (che ha subito alterazioni biologiche e innesti tecnologici per trovare il suo equilibrio nel nuovo ambiente), per me non cambia molto. Esso sarà sempre dotato di un organismo che sente ed organizza con la sua struttura logica del logos il riconoscimento del suo ambiente interno ed esterno e tenta in qualche modo di tenersi in omeostasi, per sopravvivere. Che questa nuova civiltà sia per alcuni non ancora evoluta, o abbia già ereditato parte del nostro sapere o lo stia iniziando a sviluppare in modo autonomo, a ognuno la propria scelta e il proprio percorso di credenza.
Il futuro e il passato per me risiedono sempre nel nostro equilibrio con le nostre facoltà del riconoscere e del raccontare… il resto lo lasciamo a coloro (siano essi ancora uomini o macchine bio-tecnologiche) che decifreranno questi segni per le loro future narrazioni
un saluto cordiale
Giuseppe Siano
Commento di Red. aggiunto il 04.05.2007
Per Aldo Moioli: l'Auditorium S.Antonio (ex chiesa) si trova nell'omonima, centralissima, piazza al capo est di Via Vanoni. Buon divertimento! (hai prenotato vero? - Infoline QM: 347 2540493 - perché... è consigliabile).
Commento di Enea Sansi aggiunto il 04.05.2007
Il punto, caro Ash, non è... l'origine del termine. E questo, certamente, lo sai anche tu.
Articolo di riferimento : “Coraggio laico”. Il 12 maggio a Piazza Navona
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Commento di Giuseppe Siano aggiunto il 04.05.2007
Il mondo della nostra società avanzata inizia a diventare «bizzarro», perché ci
propone un nuovo concetto di natura e s'impone a noi, attenti osservatori, con la sua estetica cibernetica, la sua filosofia cibernetica, nonché la sua arte cibernetica: questa ora si presenta alla nostra percezione con le sue sorprese di Easter egg.
Cosa c'è in un uovo?
Oggi in questo uovo si nota una organizzazione della vita, di una storia che parte dalle origini, arriva a noi e si proietta - in modo escatologico - verso la fine di un percorso mentale. Ecco che l'uovo è segno di un modo di operare con cui si riconoscono strutture, alias modi di agire. Noi «riconosciamo» in queste azioni oltre che drammi [da dran = agire] della vita anche organizzazioni di affetti conoscenze e sentimenti: questo è proprio il riconoscere umano degli accidenti della vita.
L'arte vera è nel riconoscere nel teatro della mente le azioni da più punti di vista, come le varie storie raccontate dal teatro dal cinema dalla televisione, dalla vita. Ogni volta che ci emozioniamo, è perché abbiamo «sentito» o «riconosciuto» qualcosa che, poi, raccontiamo con le nostre strutture del logos.
Che si cerca?
Si cerca ciò che si trova nel proprio uovo. Si riconosce ciò che abbiamo sentito.
Ogni cosa che porta a noi un ricordo di una percezione o un riconoscimento di un'azione o di una forma ci permettere di riflettere su noi stessi, sul nostro modo di relazionarci col mondo attraverso il nostro linguaggio, con cui ci rapportiamo con l'ambiente e individuiamo e raccontiamo azioni e modi di agire. Creiamo, così, la nostra storia che si coevolve (o meglio, è dire «si evolve assieme»?,) a noi osservatori e soggetti agenti contemporaneamente.
Siamo all'interno e all'esterno delle cose e dei fatti e li osserviamo mentre li agiamo e subiamo. Tutto poi riconosciamo e traduciamo in linguaggio, col nostro sguardo selettivo e dal nostro punto di vista. In ogni momento le azioni, i fatti le cose, che hanno una storia passeggera ci parlano del nostro «già sentito» nel mentre riconosciamo, e riempiamo le cose anche di nostri nuovi contenuti che sorgono al momento e produciamo percorsi di conoscenza o eventi e storie in cui fermamente crediamo.
«I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo», ricordava Wittgenstein nel suo trattato di Logica filosofica, e noi cerchiamo sempre di espandere i nostri limiti, altrimenti invecchieremmo presto, e diverremmo dei fossili viventi. Ecco perché colui che sopravvive in questo mondo è perché cerca la novità operativa, che gli permetta di sopravvivere nei vari ambienti che frequenta. Noi tutti che viviamo con l'arte del nuovo cerchiamo la novità, per sperimentare nuove strutture. Evoco a questo punto la filosofia sensista francese, che per prima ha messo al centro i sensi, con cui poi si costruiva la conoscenza del mondo razionale. A quel tempo, col Gran Tour, ci fu l'esperienza del Vesuvio in cui subentrava anche l'emozione forte. Il sorgere di qualcosa che destabilizza il nostro ordine (ad esempio la paura del Vesuvio in eruzione), che è dapprima si presenta come una minaccia alla vita percettiva, con un indistinto sentire qualcosa, e, poi, dopo aver scampato il pericolo, attraverso la nostra razionalizzazione, raccontiamo una storia che raccorda noi all'evento o ad un altro che ha minacciato il nostro mondo o ad una cosa. Ecco il riconoscimento! Riconosco un fatto una cosa o una persona che prima non percepivo. Nel riconoscere un evento nuovo, o da un punto di vista insolito, sperimentiamo nuove strade, tracciamo nuove mappe, passiamo per altri luoghi e operiamo altri collegamenti mai esercitati prima, eppure erano già intorno a noi (perché prendiamo consapevolezza di una parte di noi ignota).
Sappiamo, però, che di ogni conoscenza, quando razionalizziamo ciò che abbiamo sperimentato o «sentito», ci permette di raccontare prima a noi e poi agli altri gli eventi e a seconda della strada che imbocchiamo, succede che nel percorso perdiamo qualcosa del passato e ci arricchiamo di qualcosa d'altro di nuovo: basta che guardiamo le cose con l'incanto dei giovani che scopronsi per la prima volta i meccanismi della vita. E se ci abbandoniamo a questo sguardo della meraviglia, operiamo come i giovani, nel nostro cuore siamo giovani perché ci lanciamo a poter perdere un modo di organizzare e di «sentire» il mondo (nel senso che una volta tanto siamo costretti a sperimentare nuove strade per trovare una nuova collocazione ad oggetti fatti e persone che con la loro storia ritornano a noi come le stagioni, e riportano a ripercorrere eventi e fatti nel nostro ambiente cognitivo con lo stesso sguardo melanconico che non accresce il nostro spazio linguistico, mentre noi, giovani, vogliamo acquisire nuove forme, nuovi modi di guardare il mondo). Easter egg è segno di questo, il nuovo che si affaccia.
Significa proprio questo, il tuo messaggio: aprirsi al nuovo!!!
Siamo noi che acquisiamo informazioni da segni o da simboli e costruiamo e interpretiamo il nostro mondo. Siamo noi, dal nostro punto di vista, che scegliamo cosa quei segni, simboli ecc. desideriamo che ci raccontino, il perché vengano a noi. Questo nuovo oggi si presenta a noi come un uovo pasquale e lo chiamiamo Easter egg. Guai ad allontanarlo, ricadremmo nella routine, non saremmo giovani, non avremmo il desiderio di camminare con i tempi.
Easter egg attraverso te ci parla, e porta a noi la meraviglia della tua gioventù della tua ricerca di rinnovamento e, con essa, il sapere/sapore, come la cultura/coltura del nuovo mondo.


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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