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Commento di Mario Piatti aggiunto il 05.06.2007
Complimenti per le belle cose che fai e un abbraccio forte forte. Mario
Commento di Carlo aggiunto il 05.06.2007
Su www.georgiamada.splinder.com è in corso un'iniziativa simile a questa. Ce n'è bisogno.

Carlo S.
Commento di gugl aggiunto il 05.06.2007
Mi sa, caro alessandro, che Alivento non sarà tanto d'accordo con la tua analisi.
Articolo di riferimento : La poesia di Alivento
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Commento di alessandro ghia aggiunto il 05.06.2007
Una lettura personale della tua poesia? perché no!
Personalmente quando inizio a leggere un testo di alivento, vengo dapprima trascinato vorticosamente dalla musicalità del verso, che mi porta alla fine del testo senza aver fatto caso a null'altro. Dopo, rileggendo con calma imposta, l'attenzione è capta dalle singole immagini, spesso ardite (es.: "filtrerà filo a filo mercurio chiodo") ed accostate in modo tale che non sia sempre possibile darvi un significato. Ora, ci si potrebbe chiedere: che poeta è se non si riesce a capire? la risposta è semplice: la poesia di alivento è sostanzialmente asemantica. Non che non ci sa necessariamente un senso, ma esso è sempre sullo sfondo, in secondo piano e non costituisce una parte importante del messaggio della poetessa, che è di tipo emotivo/emozionale. Alivento comunica stati d'animo, dà delle impressioni tramite immagini non sempre collegabili tra loro: penso che sia impossibile ed insensato fare la versione in prosa di un suo testo perché non c'è nulla da spiegare. La poesia di alivento va sussunta ad un livello sensoriale, come un lampo, una scottatura o un'occhiata veloce.
spero di non aver detto troppe baggianate!
ciao,
alessandro
Articolo di riferimento : La poesia di Alivento
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Commento di Antonio Fiori aggiunto il 05.06.2007
Raramente mi è successo di emozionarmi per un positivo riscontro dell'autore a un mio commento o recensione. Mi ritrovo dunque a ringraziare io Alivento per le sue parole. Sono contento di aver suscitato le sue ulteriori considerazioni sulla rima, la citazione pertinente di Montale e Rebora, la condivisione del 'confine', non solo per la innegabile reciproca gratificazione ma, sopratutto, per l'apporto alla riflessione altrui. Un caro saluto.
Antonio
Articolo di riferimento : La poesia di Alivento
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Commento di ABV aggiunto il 05.06.2007
Caro Giuseppe, non capisco bene... in parte mi sembra tu faccia riferimento alla mostra sui libri d'artista "Oggetto LIBERo" dell'Accademia e dell'Archivio di Stato di Firenze, e in parte agli "incontri d'arte" della Barbagianna.
Nel primo caso, sono d'accordo con te che la scelta sia stata, per la parte dei libri d'artista ormai "storici", a dir poco "relativa". Le decisioni sono state di competenza della commissione scientifica che era composta dai rappresentanti delle due istituzioni Accademia e Archivio. Direi che con questo convegno si sono aperte numerose questioni, dalle modalità di classificazione alle problematiche conservative, dalle varie tipologie tra le opere uniche a quelle stampate tipograficamente, all'apertura di un forum per lo scambio e la documentazione, eccetera. Sarà interessante continuare a confrontarsi su queste tematiche sia a livello nazionale che internazionale e in seguito mettere anche in mostra le sperimentazioni più attuali.

Per la Barbagianna il discorso è più complesso. Non mi interessa mostrare soltanto le "regioni" più innovative dell'arte o della sperimentazione a tutti i costi. Accolgo chi, attraverso l'arte, si mette a repentaglio sia con la propria poetica sia con gli strumenti che usa. Per esempio, il libro Pater è "soltanto" una raccolta di 56 poeti e 12 artisti che hanno dato un contributo espressivo attraverso la poesia e l'arte visiva sul tema della paternità. Una certa quantità di copie del libro sono state distribuite in occasione dell'8 marzo (una piccola rivoluzione, visto l'argomento!) nelle biblioteche scolastiche della Regione Toscana. Come editore, sto tentando di far passare nella scuola dei libri progettati e realizzati in modo completamente diverso da quelli "tradizionali", gli unici fatti acquistare agli studenti dagli insegnanti, nella maggior parte altrettanto conservatori. Credo molto in questi piccoli cambiamenti soprattutto quando ne derivano risposte inaspettate che dimostrano come abbia senso proporre spunti diversi e creativi, e i primi ad apprezzare tutto questo siano proprio i ragazzi. Come vedi, il mio è il tentativo - prima di tutto - di frantumare i codici tradizionali di comportamento e cercare un sistema integrale dove arte e scienza sociale, impegno morale e politico coincidano. Questa è la convinzione che mi anima, che tu chiami "missione", e anche lo spirito degli incontri d'arte alla Barbagianna. Naturalmente ti ringrazio di tenermi informata e anche di suggermi artisti che potrebbero partecipare ai prossimi e possibili eventi di questa casa. Con affetto ti abbraccio, Alessandra
Commento di Alessandra Borsetti Venier aggiunto il 04.06.2007
Cara Anna, il convegno e la mostra "Oggetto LIBERo" sono stati due momenti importanti per fare il punto su un tema tutt´altro che assodato, anzi in piena fase di "storicizzazione". Moeglin-Delcroix, una delle maggiori esperte del "genere" dopo anni di tentativi di definizione ha dichiarato: "C´è forse bisogno, ancora una volta, di definire il libro d´artista? sono ormai vent´anni che mi sforzo di farlo, con scarso successo. Non che sia difficile elaborare una definizione soddisfacente… ma è come se il risultato non fosse mai stato acquisito… ad ogni mostra, ad ogni articolo, bisogna ricominciare incessantemente a dire ciò che il libro d´artista non è, piuttosto che dire ciò che è. Infatti il problema viene proprio dall´esterno… dal successo dell´espressione, favorito dalla genericità del termine "artista", che ha fatto sì che qualsiasi pubblicazione che riguardi da vicino o da lontano il rapporto dell´artista con il libro abbia progressivamente rivendicato questa denominazione»
Strettamente legati ai movimenti più sperimentali delle avanguardie letterarie e artistiche degli anni Sessanta e Settanta - Poesia concreta, Poesia visiva, Fluxus, Arte minimale e Arte concettuale, Arte povera - i libri d’artista hanno esplorato, in maniera estremamente inventiva, le possibilità del libro come medium artistico. A partire dal libro capostipite, "Twentysix Gasoline Stations", del 1963, dell’artista californiano Edward Ruscha, il libro d’artista è diventato uno tra i maggiori generi dell’arte contemporanea. L’Italia ha svolto un ruolo di primo piano nel suo riconoscimento. Il primo articolo apparso in proposito fu scritto da Germano Celant nel 1971 (“Book as artwork 1969-1970”, 1971). Nel 1972, è ancora in Italia che hanno luogo le prime due esposizioni internazionali di libri d’artista : una a Milano, a cura di Daniela Palazzoli, dal titolo «I denti del drago. Le trasformazioni della pagina e del libro», l’altra a Venezia per la 36e biennale, a cura di Renato Barilli e Daniela Palazzoli, dal titolo «Il libro come luogo di ricerca».
In effetti i libri d’artista come "luoghi di ricerca", sono state le prime opere a utilizzare le possibilità offerte dal libro moderno, stampato industrialmente, e a trasformarlo in un mezzo creativo autonomo. Si creò una profonda frattura con la precedente tradizione del «libro illustrato» o del «livre de peintre», in cui l’opera di un poeta era illustrata dalle incisioni di un artista ed era stampata a mano, in edizione estremamente limitata e per un ristretto numero di collezionisti.
Il libro d’artista, secondo la definizione ufficialmente accettata, è invece un’opera concepita fin dall’inizio per prendere la forma di un libro apparentemente ordinario, molto spesso stampato in offset e, se possibile, in un’edizione illimitata, proprio per distinguerlo dalla vastissima produzione compresa sotto le sigle più disparate di libro-oggetto, libro-opera, libri in calcografia.
Spero che i temi scaturiti dal convegno e dalla mostra "Oggetto LIBERo" aprano un vero dialogo di studio e di confronto a livello nazionale e internazionale. Inoltre, come hai potuto vedere, la sperimentazione in mostra degli studenti delle Accademie di Milano, Bologna, Venezia e Firenze ha mostrato elaborati veramente sorprendenti sia per la poetica che per l'uso dei materiali. Un caro saluto.
Commento di Alivento aggiunto il 04.06.2007
Bella selezione Claudio, complimenti, a voler scegliere c'è l'imbarazzo della scelta e certo ognuno di questi poeti sa cos'è l'amore e ne scrive come se fosse perdutamente innamorato, di certo ognuno di loro lo è stato.
Una cosa che serve bene il poeta è una buona memoria del sentire e in ciò potrebbe stare la risposta all'ipotesi della gentile signorina.
Cordialmente (nella pienezza della sua etimologia latina)
Commento di Giuseppe Siano aggiunto il 04.06.2007
Cara Alessandra, a questa tua riunione poetica mancano le novità sonore e poetiche degli ultimi trenta anni, come fonte d’ispirazione potrebbe essere il poliedrico artista cibernetico Marco Cardini di Pietrasanta, con la sua attualissima «olopoesia», o «poesia olistica», — una poesia fatta attraverso il computer con immagini e parole che raccontano nello spazio mentale, che “oggettivizza” il sentire dell’individualità, parole che colpiscono il narratore tra immagini visive e auditive. Vi sono anche nuovi spazi e nuove figure sonore, con nuove scritture musicali e poetiche che vengono racchiuse nella cosiddetta «poesia sonora» le cui antesignane sono le «parolibere» futuriste e, ancor prima, la poesia di Mallarmé «Un coup de dés jamais n’abolira le hasard» con i vuoti della scrittura e i diversi caratteri tipografici usati nella composizione poetica. Con questa nuova ricerca poetica si rende attuale la metamorfosi della scrittura e, inoltre, diventa non più strumentale l’uso della voce attraverso microfoni, ma anch’essa è immagine e forma poetica. Tutto oggi si svolge per ricercare le sonorità poetiche nuove, in cui sono coinvolti lo spazio sonoro e ilsuono dello spazio e nello spazio in un racconto di parole cantate e giocate dove le vocalità diventano corpi e movimento; ed è grazie a quelle sonorità non tradizionalmente musicali che il ritmo scandisce tempi di danze tribali e moderne che scompagina le figure «classiche», il cui afflato poetico ed estetico si mescola con i più recenti sviluppi di sonorità nell’elettronica...
Aspetto un’edizione molto più vicina ai racconti delle mie novità percepite anche attraverso la poesia, che coinvolga la performance la sinestesia e la tecnologica per costruire un’informazione che procede verso l'estetica cibernetica e il modo di esprimersi dei giovani (computer art, web art, blog art...), che poi sarebbero coloro che narrano del sentire attraverso un linguaggio attuale e trasformarlo in azione o nuova scrittura poetica in questo ambiente tra segni che si muovono verso il biologico e il tecnologico.
Devo però ammettere che tu già fai tanto.
La tua «missione» è far conoscere almeno che nel bailamme delle informazioni edulcorate da una corporeità che ha un solo fine, quello di sottolineare la pulsione verso la sessualità o verso la produzione di danaro, nel mondo esiste anche la poesia. Questo è il riscatto del mondo dell’arte. Con la poesia e l’arte ritorna il sentire dell’estetico, e così il racconto viene riportato da qualcuno ad una filosofia di vita e, quando viene riconosciuto anche da altri, si rende nobile ogni punto di vista. Ecco che sorge più chiara la tua missione: quella di invogliare gli amici che ti seguono a riconoscere nel teatro della mente che i drammi [azioni] della vita non sono altro che racconti e che bisogna attrezzarsi di un linguaggio adeguato per poterli riconoscere e sentirli e raccontarli come dispositivi mentali presenti nella nostra umanità. Questo è già tanto in un mondo che si sta basando su rapporti sempre più veloci e che ci richiede di possedere strutture di riconoscimento sempre più istantanee, per rispondere al momento, pur con la possibilità di fraintendimento; questo ci induce a fidarci dei nostri dispositivi di riconoscimento, come nelle macchine, senza dare il valore fondamentale che ci accomuna e che è il racconto di un’umanità che fa disfa e rifà continuamente le proprie trame di vita e le riconosce nel proprio ambiente di vivente. un abbraccio, Giuseppe
Commento di Alivento aggiunto il 04.06.2007
Tu che commenti la mia poesia, io che commento il tuo commento, Antonio.
Un commento in cui ogni parola sembra star lì al suo posto a dire tanto e in centro al bersaglio.
L'umiltà della presentazione ad esempio, che ho voluta con forza, l'intensità che è cosa che cerco e sempre, nei rapporti umani come nella poesia.
Giocare con le rime senza vergogna, anche questo è un dire apertamente ciò che si legge chiaramente.
E rispondo a mia volta, so bene che la rima è un approccio lingustico facile considerato da molti "datato", oggi si è piuttosto restii a concedersi certi lussi "manieristici", eppure quando penso che Rebora, Montale, tanto per fare i primi nomi che mi vengono in mente, non l'hanno disdegnato

(e mi piace riportare qui in una sorta di digressione:

Corno inglese di Eugenio Montale

Il vento che stasera suona attento
- ricorda un forte scotere di lame -
gli strumenti dei fitti alberi e spazza
l'orizzonte di rame
dove strisce di luce si protendono
come aquiloni al cielo che rimbomba
(Nuvole in viaggio, chiari
reami di lassù! D'alti Eldoradi
malchiuse porte!)
e il mare che scaglia a scaglia,
livido, muta colore
lancia a terra una tromba
di schiume intorte;
il vento che nasce e muore
nell'ora che lenta s'annera
suonasse te pure stasera
scordato strumento,
cuore.

Ed altro e più calzante esempio di Clemente REbora

Dall’imagine tesa

Dall’imagine tesa
vigilo l’istante
con imminenza di attesa -
e non aspetto nessuno:
nell’ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono -
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire,
verrà, se resisto
a sbocciare non visto,
verrà d’improvviso,
quando meno l’avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.)

allora perchè mai dovrei vergognarmi io di saper maneggiare le rime?

Ed infine riporto la parte del tuo commento che più ho apprezzato "poesia che sa di dover giungere e - dover restare, come ogni arte - sulla soglia, al confine fra vita e morte, tra silenzio e parola"
Credo che sia aver detto cosa bella ed alta della mia poesia, credo che sia averla detta Poesia.
Grazie, Antonio.
Articolo di riferimento : La poesia di Alivento
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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