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Commento di Anna Lanzetta aggiunto il 17.01.2007 Il racconto, Tempo del ricordo e della memoria
La comunicazione è un mezzo per trasmettere idee e pensieri e il racconto ne è lo strumento espressivo più efficace. Raccontare!... E alla memoria si prefigura un braciere intorno al quale si raccontavano storie strane ed emotivamente coinvolgenti; eravamo piccoli e la parola carpiva, furtiva, la nostra attenzione...la parola, che come dice Gorgia è una gran signora, capace di suscitare gioie e dolori.
Quelle storie, a lume di candela, sapevano di mistero e di attese...quelle storie, frutto del ricordo, vengono oggi ripetute ma con accordi diversi: il riscaldamento ha soppiantato il braciere, gli utenti sono presi da altre passioni più meccaniche ma il piacere di raccontare resta e di sera a letto, ci assale il desiderio di un tempo che fu, e ripensiamo alle favole che accendevano la nostra fantasia. Ma il Tempo cambia ogni cosa; storie, personaggi e situazioni assumono altri connotati e la favola bella di ieri si è trasformata: Pinocchio, l'amico dei nostri sogni ha assunto un'altra identità e i suoi occhi tristi sono diventati l'immagine riflessa dell'infanzia violata.
Il racconto, frutto del ricordo e della memoria è per l'umanità un mezzo per confrontarsi e sentirsi unita in un sistema narrativo diacronico e sincronico che da individuale diventa collettivo. Articolo di riferimento :
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] Commento di Rini Widmer aggiunto il 16.01.2007 Cara Vanna Mottarelli, è stata una grande sorpresa di trovare nel Internet sotto il mio nome la sua bellissima storiella con la foto del mio quadro "il gatto rosso". La storia mi ha molto commossa, anche perchè sono sempre stata "mamma" dei numerosi gatti, al momento di "Schnurli, Feli e Moby"!!!
Il gatto è nostro animale preferito, e per quello vorrei farLa i miei sinceri complimenti. Spero di rileggere altre belle storielle nel futuro! Auguro successo, con cari saluti dal Ticino,
Rini Widmer
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] Commento di MikY aggiunto il 14.01.2007 Amo questa poesia
Soprattutto il verso " NO mi giro"
W LA SCUOLA SAMMARKESEEEE!
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] Commento di roby aggiunto il 14.01.2007 no mi giro..ma ki l'ha scritta sta poesia?1sammarkese???xd!!!! Articolo di riferimento :
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] Commento di Carla Piro aggiunto il 14.01.2007 ... bello questo ricordo: se ne avvertono i profumi e le emozioni.
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] Commento di Paola Bortolotti aggiunto il 14.01.2007 ... qualcosa mi ricordo e sono i pranzi e le cene, imbanditi per tutto il periodo festivo, che mio padre e la tata romagnola cucinavano - alla mamma la cucina era interdetta - chiusi per ore là dentro quel luogo odoroso, dal tavolo e dal lavabo di marmo. Mio padre non era soltanto uno chef pieno di inventiva e di gusto, i suoi piatti uscivano dalla cucina in tutto e per tutto simili alle illustrazioni di un libro. Così come lui sapeva disegnare, dipingere, suonare il piano e riempire pagine di eleganti o buffi calambour, tali erano quelle portate: ridondanti, rabelaisiane, fragranti e fatte di ingredienti sorprendenti. pb
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] Commento di gugl aggiunto il 14.01.2007 non sono troppo buono. Siete bravi voi a gestire il progetto. Articolo di riferimento :
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] Commento di Carlo Forin aggiunto il 14.01.2007 http://www.riflessioni.it/angolo_filosofico/teonomasiologia.htm Articolo di riferimento :
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] Commento di Carlo Forin aggiunto il 14.01.2007 Torno sul "Calamaro degli Abissi" perchè m'intriga.
La prima evidenza per me, oggi?:
KA LA MARU, 'anima va oltre Maru -il giudice etrusco (Virgilio per noi, Maro)'- di
AB ZU, l'abisso, l'assurdo dei primordi.
-Passi dall'italiano all'etrusco fino al sumero?, ma, sei pazzo!-.
Il calamus/calamo è la penna per scrivere -in latino-, che si può leggere KA LA MUS, KA LA MU anima va oltre il nome (MU), il costume (mos), l'uso. Non è più in uso nè il calamo nè il calamaio: è assurdo parlarne ancora perchè non si usa? Troppo retrò?
-Fino a calamario, pertinente alla penna per scrivere, ti seguo. Dopo, no!-.
Ma, al posto del nome (MU), in KA LA MU -l'anima va oltre il nome- mettiamo il nome di ruolo, o il cognomen di Virgilio -Maro- ed abbiamo: KA LA MARO, l'anima va oltre Maro. Grazie a lui, che ha scritto tanto (e bene: è il miglior autore latino che io conosca! Lo metterei ad emblema alla prossima TERRA MADRE: V. Maro madrelingua etrusco - massimo latinista), possiamo andar oltre, una volta che abbiamo deciso di leggere bene il suo cognomen.
Mi pare però che tutti temano di fare la fine di Laocoonte (avvinto da un calamaro? -a lolligine?-): e se arrivano i controllori di superficie e mi 'sputtanano'?.
Questo temi, vero?
Così il calamaro s'immerge negli abissi e resta rimosso!
Per sempre?
Speriamo di no! Articolo di riferimento :
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] Commento di nat aggiunto il 12.01.2007 C'e sempre qualcosa che sta in profondità nell'animo umano, qualcosa di mostruoso, di diabolico, di devastante.
Cio' che fa emergere questa creatura dalle profondità marine, non è la desolazione del vuoto, ne la l'angoscia della solitudine o il bisogno di cibo, ma solo il desiderio di luce.
La superficie non è che la metà del viaggio, la consapevolezza del proprio esistere. la superficie è ritrovarsi in piazza con tanti amici.
Percio' caro calamaro ti augurodi non rimanere rimanere imbrigliato dei tuoi stessi tentacoli e nemmeno di lasciarti affascirare dall'abisso.
Il calamaro di cattivo ha soltanto l'aspetto. Articolo di riferimento :
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