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Enrico Peyretti. Come la Germania anni ‘30
28 Dicembre 2009
 

Sentiamoci tutti in debito di vedere questo film, Welcome, di Philippe Lioret, francese. Ci mostra quello che sappiamo, ma cerchiamo di ignorare, più altri particolari polizieschi, della guerra francese ai migranti. Con le leggi si cacciano gli umani discriminati, con l’aiuto di cani cacciatori di umani.

Ma la guerra è quasi uguale da noi. Si esce dalla sala vergognosi e colpevoli, per il crimine di lesa umanità perpetrato dai governi, dai legislatori, dalle polizie, e da noi cittadini sovrani, anche se aborriamo l’infima Lega razzista. All’uscita, ci guardiamo in faccia, un anziano signore e la moglie, indignati e colpiti come noi, e ci diciamo: «Come in Germania anni ’30!». Stringo le loro mani senza poter parlare per il nodo alla gola. Leggete trama e recensioni, ma guardate il film, per rispetto al dolore che noi causiamo due volte: nei paesi prima dissanguati dal capitalismo e ora pugnalati dalla guerra.

Siamo in Francia, 2008, a Calais, e, secondo le leggi applicate ad arbitrio della polizia, è reato aiutare un clandestino che cerca di passare in Inghilterra, anche solo ospitarlo una notte. Sul filo di un amore tra due giovani iracheni – Bilal che vuole raggiungere Mina in Inghilterra – c’è una storia orrenda e tragica. È storia nostra, di questi giorni. Anche a Torino c’è un campo di detenzione di innocenti, colpevoli di essere stranieri in fuga da condizioni che noi non sapremmo tollerare. Perciò li rinchiudiamo in corso Brunelleschi e li rispediamo nell’inferno da cui fuggono. Noi cittadini siamo colpevoli di non ribellarci. Io sono colpevole. Ho fatto solo qualche manifestazione. Ho scritto più duro che potevo. Non di più.

Gridiamo che legislatori e governanti sono colpevoli di lesa umanità, legge superiore alle loro leggi disumane. Poliziotti, informatori, insegnanti, intellettuali, sono colpevoli di collaborare, o tollerare, o tacere. Sono colpevoli i predicatori del vangelo che non dichiarano flagellatori di Cristo tutti i colpevoli di razzismo, noi compresi. Nell’elenco di tutto ciò che offende Dio, i preti non dicono che solo offendere e scacciare il povero schiaffeggia Dio. Filtrano il moscerino e ingoiano il cammello.

L’Italia manda, tutti i partiti d’accordo, migliaia di costosissimi militari in guerre chiamate pace, in onore al falso, che è la lingua del dominio e del prestigio armato. E neghiamo il necessario per l’accoglienza umana delle vittime. Per un profugo che cede alla disperazione, li criminalizziamo tutti. L’Italia razzista si danna il cuore, e le chiese non lo gridano in piazza, come Giona a Ninive (che oggi è bombardata).

Ci sono associazioni di legali per questa causa. Ci sono associazioni di volontari impegnatissimi. Chiedo a chi vuole di unirci tutti, con l’assistenza professionale dei primi, per denunciare personalmente alle istanze mondiali ed europee dei diritti umani gli autori personali del grande crimine di lesa umanità. I partiti si scambiano accuse personali, e nessuno pone la condizione assoluta: essere umani.

Noi siamo obbligati a violare queste leggi. La prigione mi fa paura (forse la eviterei coi miei 74 anni), soldi per pagare risarcimenti non ne ho l’ombra. Ma dobbiamo violarle insieme, in tanti. Mostrare sulle nostre persone di cittadini l’offesa fatta agli extra-cittadini. C’è una sola umanità e una sola cittadinanza mondiale. Certo, gli afflussi non possono essere caotici, per il bene degli stessi profughi. Il modo si trova se c’è l’animo. E l’animo finora è nemico del profugo.

Oggi noi siamo come i tedeschi e i polacchi che vedevano passare i treni piombati o i prigionieri al lavoro schiavile, e non gridavano. Anche a loro era facile vedere che non c’era nulla da fare. I ragazzi della Rosa Bianca non tollerarono. A noi è facile anche accusare Pio XII di silenzio, ma oggi il diritto umano, che è unico, accusa noi, colpevoli dello stesso silenzio.

Io cerco con lo scritto, e chiedo aiuto a chi sa meglio come agire in tutta chiarezza, di trovare insieme la più frontale sfida personale e collettiva alle leggi razziste e alla mentalità feroce che le sostiene e la applica. Tocca anzitutto ai vecchi come me, che hanno meno da perdere, spendere fino in fondo i dolorosi apprendimenti della vita, per risvegliare nelle coscienze qualche seme di giustizia.

Chi mi risponde disponibile?


Enrico Peyretti

e.pey@libero.it



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