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Piermario Puliti. Dalla parte dei clandestini
14 Settembre 2008
 

«Non ho paura
della cattiveria dei malvagi,
ma del silenzio degli onesti»

(Martin Luther King)

 

Come segreteria di Scuola e Diritti abbiamo ricevuto questo scritto da un nostro associato e, pur non trattando direttamente di scuola, ci è parso in continuità con i contenuti ripresi nell'ultimo nostro intervento sul mensile 'l Gazetin... In continuità con le identità che a volte la Storia, a volte i popoli che la abitano, definiscono “sfigate” (si fa per dire...) ovvero zingari, ebrei, ora gli eritrei e i diversi in genere... In continuità con i valori di dialogo fra culture differenti in cui crediamo, la nostra associazione si schiera, visibilmente dalla parte dei clandestini.

la Segreteria di Scuola e Diritti

 

 

Dalla parte dei clandestini

 

Sto ascoltando alla radio uno dei tanti programmi dedicati all’immigrazione dai paesi africani e mi viene voglia di scrivere qualcosa.

Un signore (si fa per dire) è intervenuto, poco fa, in diretta, sostenendo di lasciare anche i neonati in balia delle onde, a largo di Lampedusa. Non capiva perché i nostri militari dovessero prestare aiuto in caso di naufragio.

Mi rendo conto di lasciare in eredità ai miei figli un mondo pericoloso.

Lo stesso signore (si fa ancora per dire) interverrà in un’altra trasmissione e si immortalerà paladino della cristianità contro la minaccia islamica. Ne sono certo.

Ho sentito, tempo fa, qualcuno sostenere, in nome della “biodiversità umana”, che “noi siamo cristiani e loro arabi”, dimenticandosi, giusto per un attimo, come Gesù Cristo fosse un giudeo, un semita, apparteneva cioè alla popolazione originaria della Penisola arabica, in poche parole si trattava di un arabo. Lui e i suoi discepoli parlavano in aramaico, lingua semita, avevano tratti e colore della pelle tipici dei mediorientali e quindi ho pensato a come sarebbe opportuno, giusto in nome della verità, rivedere le immagini di un Dio biondo dagli occhi azzurri.

Ascolto ancora la radio e capisco che i politici, gli esperti in materia, intervenuti al dibattito, conoscano poco o nulla delle problematiche relative alla migrazione. Parlano di Africa come se si trattasse della Padania. Vorrei scrivere una letterina a Babbo Natale e fargli avere in dono un mappamondo. Qualcuno ricordi loro, ogni tanto, che l’Africa è un Continente grande circa quattro volte l’Europa Occidentale e così come esistono realtà diverse nella piccola, malinconica Europa esistono maggiori diversità nel Continente Africano.

In Africa, dove sono vissuto per circa vent’anni e dove per 3 anni ho svolto la funzione di rappresentante dell’IOM (Organizzazione Internazionale per la Migrazione) nel Corno d’Africa, esistono, come dicevo, realtà molto diverse. I clandestini degli ultimi giorni, quelli che annegano sulle coste della Libia, a largo di Malta o prima di raggiungere Lampedusa sono prevalentemente, secondo i dati forniti dal nostro Ministero degli Interni, Eritrei e Somali. In Somalia è in corso una guerra che non ha niente da invidiare alla tragedia irachena, a Mogadiscio si vive peggio che a Bagdad e la gente muore di pallottole vaganti, ogni giorno. Si tratta di una delle tante guerre dimenticate ma non per questo meno drammatica di altre... In Eritrea una feroce dittatura militare nega da anni qualsiasi diritto civile.

Qualche settimana fa, l’Egitto ha rimpatriato 400 eritrei fuggiti dalla tirannia. Molte organizzazioni umanitarie, anche italiane, hanno cercato d’intervenire ma non c’è stato niente da fare. I quattrocento eritrei, sono stati praticamente condannati alla tortura e alla morte. Altri 600 sono in lista d’attesa.

Le donne ed i bambini che annegano nel Mare Nostrum fuggono dal terrore, dalla carestia che accompagna tutte le guerre ed hanno l’indiscutibile umano diritto di non essere considerati dei criminali.

Qualcuno ha mai sentito parlare di clandestini provenienti dal Mozambico, dal Sud Africa o dalla Namibia? Non esistono, perché vivono bene a casa propria.

Con questo non voglio dire che non esista un problema immigrazione ma è doveroso conoscere un minimo di storia dei nostri giorni e un minimo di geografia prima di esprimere un giudizio sensato. Il problema va affrontato, a mio parere, alla radice, attraverso un cambiamento di attitudine dei paesi occidentali nei confronti dei paesi africani.

Sarebbe, ad esempio importante modificare l’insana abitudine di coccolare i dittatori africani di turno. Non passa mese che funzionari delle Regioni Toscana e Marche non si presentino in bella posa insieme al dittatore eritreo. Vedo su internet le foto ricordo con Isayas Afworky e mi viene un conato di vomito. Un dittatore che si è di recente autoproclamato presidente a vita, ha cancellato la Costituzione, imprigionato oppositori, giornalisti e religiosi.

Si tratta, in realtà, di un circolo perverso in cui i paesi occidentali foraggiano le dittature che sono la causa delle migrazioni, per poi colpire gli immigrati che ne sono le vittime. A tale proposito ho inviato una lettera aperta al Ministro per la Pace e la Cooperazione Internazionale della Regione Toscana che riporto di seguito.

Egr. Prof. Toschi,

circa due mesi fa, Le ho dato la mia disponibilità per una collaborazione, a titolo di volontariato, per progetti di cooperazione internazionale della Regione Toscana...

Dopo aver letto un articolo sull’accordo per la costruzione di un ospedale in Eritrea ed aver visto la Sua foto insieme al Presidente Eritreo (mai eletto dalla sua gente) ed aver letto che l’accordo è stato siglato con il Ministro della Sanità Salè Mechi (anche lui mai eletto dal popolo eritreo), ho deciso di ritirare la mia proposta.

Ancora più grave mi è sembrata la proposta di futuri accordi tra il regime eritreo e la Regione Toscana.

Non potrei collaborare in progetti di cooperazione che possano aiutare, anche indirettamente, dittature sanguinarie come quella eritrea.

Mi permetto di ricordarLe che il dittatore eritreo ha cancellato la Costituzione, imprigionato, dal 18 Settembre del 2001, gli oppositori politici, Ministri del suo Governo che chiedevano l’applicazione della Costituzione stessa. Le famiglie non hanno notizie dei loro cari dal momento dell’arresto. Il dittatore eritreo ha, poi, incarcerato tutti i giornalisti del Paese (l’Eritrea detiene il record mondiale di giornalisti in carcere), chiuso i giornali e soppresso con la forza qualsiasi opposizione interna. Circa 2000 religiosi eritrei (in gran parte legati alla chiesa protestante) sono imprigionati, detenuti dentro container e torturati dal regime.

L’Eritrea è, inoltre, una delle poche nazioni inscritte alla “lista nera” dei paesi esportatori di terrorismo del Dipartimento di Stato Americano.

Non sono contrario alla costruzione di un ospedale pediatrico, ma la mia lunga esperienza africana m’insegna come progetti di questo tipo vengano facilmente strumentalizzati dalla propaganda di regime per dimostrare di essere in grado di spezzare l’isolamento internazionale. Credo che per iniziative di questo tipo, quando si ritiene che nonostante tutto, per ragioni umanitarie, debbano essere portate avanti, si dovrebbe almeno mantenere un low profile, evitando foto ricordo che immortalano funzionari pubblici italiani con dittatori sanguinari. Foto che hanno fatto il giro del mondo sui siti eritrei. Ne pagheranno un prezzo alto tutti gli eritrei che in patria ed all’estero lavorano per un ritorno alla democrazia nel paese.

Le mie considerazioni non si basano su particolari convinzioni politico-ideologiche ma vogliono testimoniare le prevaricazioni subite da migliaia di persone, molte delle quali ho avuto l'onore di conoscere nella mia recente, lunga permanenza (1991-2003) in Eritrea. Parlo degli ex Ministri Petros Solomon, Sheriffo e Durò (gli ultimi due ci dicono morti in carcere), dell'ex Governatore del Gash Setit Germano Nati, dell'antropologo Prof. Alessandro Nati, morto in carcere, di Aster Yohannes, proclamata donna simbolo di tutte le donne imprigionate per le loro idee da Amnesty International. Parlo di tanta gente semplice e per questo non meno importante che soffre sotto il peso della dittatura di Isaias e Salè Mechi.

PorgendoLe i miei più distinti saluti Le comunico che invierò questo scritto, per conoscenza, a: Massimo Alberizzi, inviato in Africa del Corriere della Sera; al prof. Paolo Scattoni dell’Associazione Amicizia Italo–Eritrea; al Direttore del CISP dott. Paolo Dieci; al dott. Ghebrmedin Ghebreiesus, candidato nella lista Rutelli per il Comune di Roma; all’Associazione Asper, per il rispetto dei diritti umani in Eritrea, e all’Associazione degli eritrei democratici in Italia.

 

Piermario Puliti

(da 'l Gazetin, settembre 2008

il giornale è reperibile
in tutte le edicole
di Valtellina e Valchiavenna
)


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