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Clara Comelli. Che succede in questo paese? Qualcuno mi aiuti a capire
Clara Comelli
Clara Comelli 
11 Dicembre 2007
 

Trieste, 6 dicembre 2007. Qualcuno mi aiuti a capire. Ci sono delle domande a cui non riesco proprio a trovare una risposta. Cosa sta succedendo in questo Paese? Qual è la sorte dei diritti civili per gli omosessuali? Chi è il responsabile dell'attendismo che ci circonda? Chi si sta facendo davvero promotore dell'allargamento dei diritti LGBT? Per chi scrive, il momento che stiamo vivendo è uno di quelli che si potrebbero definire topici; quei momenti in cui si decidono le sorti di una certa vicenda; quei momenti in cui si è ad un bivio: o di qua o di là.

Forse un'analisi più approfondita della situazione può giovare. Due distinti livelli sono quelli da prendere in considerazione. Il primo livello è squisitamente giudiziario. Il secondo è quello che vede (quasi sempre) contrapposti il mondo dell'associazionismo LGBT e quello caciarone della politica nostrana.

Per ciò che concerne il primo livello vanno registrati fatti sconvolgentemente positivi. Talmente positivi che ci saremmo aspettati delle reazioni forti, univoche e solidali. Prese di posizione e diffusione di comunicati, per non dire festa in piazza. Ma, invece, ci assorda il silenzio. Quali sono questi fatti? Andiamo con ordine.

È di qualche giorno fa la notizia che a Firenze Matteo Pecoraro e Francesco Piomboni hanno depositato il reclamo contro il decreto del Tribunale di Firenze che aveva ritenuto legittimo il diniego di pubblicazioni del matrimonio tra i due. Nel decreto fiorentino essenzialmente si afferma l'impossibilità per la magistratura di istituzionalizzare un atto (ossia il matrimonio tra persone dello stesso sesso) senza il previo intervento del legislatore. Pur evidenziando che nessuna norma vieta lo stesso, ci si richiama ad un'interpretazione che non risponde più alla realtà sociale di oggi. Da qui la decisione della coppia gay di adire i giudici di secondo grado.

L'importanza della vicenda è sotto gli occhi di tutti (o meglio lo sarebbe se fosse stata divulgata a dovere). Diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, come quello di unirsi in matrimonio, vengono ancora oggi negati agli omosessuali nel nostro Paese. La situazione è tanto più grave alla luce delle norme di fonte europea che sanciscono il divieto di discriminazione e che esortano i Paesi membri a riconoscere gli stessi diritti alle coppie etero ed omosessuali. Ecco perché quello che sembrerebbe soltanto un fatto di cronaca giudiziaria, assume un rilievo fondamentale per la democrazia nel nostro Paese.

Dopo il caso di Firenze, un altro Tribunale, questa volta quello dei Minori di Milano, ha segnato un altro passo importante per l'avvio di una seria discussione sulle discriminazioni patite dagli omosessuali che, come in questo caso, sono anche genitori.

Il fatto, che si evince dal decreto del Tribunale, riguarda una coppia di lesbiche che durante la loro relazione hanno avuto due bambini, nati da una delle due con l'inseminazione artificiale. Una volta interrotto il rapporto, la co-madre (ovvero l'altra rispetto alla madre biologica) ha chiesto al Tribunale dei minori di poter far visita regolarmente ai bambini. A questo punto, il Tribunale pur dichiarando una carenza di legittimazione ad agire della ricorrente, ha riconosciuto il preminente interesse dei minori a non perdere quell'importante figura di riferimento affettivo costituito dalla co-madre, rimandando ogni azione sul punto al pubblico ministero. Spetterà quindi al P.M. svolgere le indagini necessarie a capire come stanno le cose ed eventualmente chiedere al Tribunale l'emanazione di un provvedimento per consentire alla co-madre di far visita regolarmente ai minori. Si tratta di un passo coraggioso e lungimirante che a noi preme sottolineare. Ai giudici non è interessato minimamente che le due protagoniste fossero lesbiche, ma solo assicurare ai minori la possibilità di avere accanto persone che vogliano loro bene.

Queste decisioni dimostrano che è ragionevole considerare che quello che oggi ci sembra un evento eccezionale, di qui a qualche anno sarà normale, vista la sempre maggiore rilevanza giuridica che a livello internazionale hanno le coppie dello stesso sesso. Ma, ahimè, nemmeno su questa decisione si è avuta una qualche dichiarazione da parte di alcuno.

A questo punto andrebbe svolta l'analisi sull'altro livello. Quello politico e dell'associazionismo. Ma sarebbero tali e tanti gli spunti di riflessione che conviene rimandare i lettori alle cronache dei quotidiani, che non sono certo avari di esternazioni dei politici, di destra e di sinistra a cui spesso fanno coro i rappresentanti delle varie associazioni LGBT. E così le piazze si riempiono di family day e di gay pride, l'un contro l'altro “disarmati”. Tacciamo volentieri sulla Chiesa che sembra a questo punto l'unica istituzione che riesce a fare bene il proprio dovere. Ma perché è bene domandarsi quali siano i motivi per cui chi ha a cuore gli interessi degli omosessuali non affianca lotte più produttive di quelle perse in partenza contro la politica? Perché prima di rispondere a D'Alema in odore di Santità non ci si munisce di carte bollate e si va nei luoghi deputati a tutelare i propri diritti? Poi magari la sera, al rientro a casa, due righe a D'Alema gliele si può sempre scrivere, senza timore di essere ritenuti dei massimalisti.

Qualcuno mi aiuti a capire.

 

Clara Comelli*

(da Notizie radicali, 10 dicembre 2007)

 

 

* Segretario Associazione Radicali per il Friuli Venezia Giuliawww.rxfvg.it


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