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Paolo Diodati. Risultato dell’esperimento voluto da Lucio Battisti
(Lettera a Enrico Mentana ed Alessio Vinci)
 
Commenti presenti : 83 In questa pagina : da 41 a 50
   10-09-2009
Trasmetto questa intervista di Panella per chi magari non l' ha mai letta.Credo sia significativa del fatto che le canzoni sono semplici canzoni e non poesie, e di come sia ridicolo cercare, ad esempio, al loro interno filosofie hegeliane.Per questo credo abbia poco senso cercare di interpretare una canzone come Equivoci amici,che secondo me è un simpatico gioco di parole e nulla più.Sono altri i testi che magari vanno analizzati, come ad esempio la splendida Le cose che pensano, la prima canzone ad essere stata scritta da Panella e Battisti.

Intervista con Pasquale Panella, il paroliere che ha firmato i testi degli ultimi tre album di Lucio Battisti

"Ho cominciato questo mestiere per star lontano dagli studi.
I critici migliori? Quelli che mi chiamano buffone"



E' mezzanotte e nel clubbino suona un gruppo blues. L'incontro è fortuito e a dir poco insperato. Il gestore del locale sussurra con tono da cospiratore. "Lo vedete quello seduto al tavolo in fondo? Quello vestito tutto di nero, bassino, con i capelli ricci ricci? E' Pasquale Panella".
Il nome di Panella è legato a quello di Lucio Battisti da quando i due si divertono a sconvolgere il mondo della canzonetta italiana sfornando album dalle sonorità elettroniche e testi apparentemente sgangherati.
I versi sono appunto di Pasquale Panella, una fama di poeta e bevitore alle spalle, all'attivo le liriche di "Don Giovanni", "L'apparenza" e "La sposa occidentale" gli ultimi tre lp di Battisti in cui lo stile "neo-banale" di Mogol è sostituito da cose come "Sul dolce tedio a sdraio amore t'ignorai/ e invece costeggiai i lungomai/ M'estasiai/ ti spensierai/ m'estasiai/ e si spostò/ la tua testa estranea/ che rotolò/ Cadere la guardai...".
Proprio come quella, di Battisti, la vita di Panella è avvolta nel mistero: non rilascia interviste, non si fa vedere in tv, si dice che ci sia lo zampino nei successi di alcuni accorsati divi del pop di casa nostra. Eppure sarà l'influsso della luna piena, il paroliere-poeta più ricercato d'Italia questa volta si concede di buon grado.

- Laurie Anderson dice che parlare di musica è come danzare l'architettura, ma le canzoni sono fatte anche di parole...

I musicisti che parlano di musica sono penosi come quei pittori che cercano di spiegare i loro quadri. I musicisti dovrebbero suonare o stare zitti. Le canzoni sono povere cose, risolte solo in termini strutturali in cui, come in poesia, solo la rima è casuale, anche se sembra il contrario. Il cantante, l'autore, il poeta sono dei gran truffatori che si trastullano con le parole. Se questo è il gioco, beh... a me piace portare la canzone all'estenuazione, cercarne il limite estremo, dare alle parole ed al loro susseguirsi una strana configurazione. Mettere a rischio le parole, provare a confonderle, prima che loro - e la noia - abbiano il sopravvento.

- Dopo versi come "Dolcezze e liturgia/ orgiette e leccornia", c'è chi ti acclama come un poeta che sta rivoluzionando il retorico mondo della canzone e chi dice che sei un buffone.

Non leggo molto le critiche anche se mi sforzo ad interessarmene. I migliori critici sono di sicuro quelli che mi attaccano, chi dice che sono un poeta, è un ciarlatano, un cretino. E poi la poesia, in Italia, forse a parte Sanguinetti, è una cosa aulica per tromboni, giovani poeti di ottant'anni come Luzi e Raboni. Comunque le canzoni sono canzoni, non poesie. E io non posso prendere sul serio le canzoni. Non le ascolto, non ho mai posseduto uno stereo, una radietta. Sono entrato in questo mondo solo per mantenermi lontano dagli studi.

- E l'incontro con Battisti?

Non so che dire. Mi ci sono ritrovato coinvolto quasi per caso, e adesso non chiedermi delle canzoni che ha scritto con Mogol: anche se sembra impossibile, non le conosco, non ho mai ascoltato nessun tipo di musica. La canzone è una cosa stupida, nella quale tutti si affannano di trovare un messaggio, con le stupidaggini della canzone "impegnata". Il difetto della canzone è quello di avere un senso. Quando sarà insensata sarà vera. Sarà poesia.

- Cosa facevi prima di diventare il paroliere della svolta di Battisti?

Io non ho fatto nessuna rivoluzione, se la sono inventata critici e pubblico, come sempre accade. Tanti anni fa, a teatro, facevo quella che si chiamava sperimentazione. Non mi meravigliava tanto l'assurdità delle cose che facevamo, ma che esistesse un pubblico numeroso che se ne interessava. Così, se io alla fine gioco con le parole e questo gioco diventa canzone... non prendetevela con me o col cantante, ma con i critici e l'ascoltatore!


stefano mattis ( Torino)   
 
   09-09-2009
Cari "fun" club menoni... . E sì che non menano...
sergio   
 
   08-09-2009
Cari fun club-menoni, riporto il vostro pensiero-giudizio:

"cito solamente l' opinione del battisti fun club sull' articolo di Diodati: mero ciarpame.
e si che è costituito da una maggioranza di mogoliani, i quali comunque non hanno accettato l' approccio superficiale e semplicistico di Diodati, il quale ha finito per screditare ed offendere l' intelligenza di Battisti."

1) Credo che neanche nelle cellule più politicizzate, possa esserci un accordo così totale come quello che dite ci sia tra voi.
2) Le mie fatiche, che a parecchi sembrano inutili, potrebbero essere giudicate "mero ciarpane", se non contenessero nulla di nuovo. Citatemi un solo caso in cui viene richiesto per iscritto un commento, a gente di grande cultura, a un testo specifico di cui, tra l'altro, si sostiene la discendenza hegeliana e avrete dimostrato di conoscere almeno il significato delle parole che usate.
3) Battisti ha detto o no "se non ci capisco niente, allora il testo è perfetto?" Sì, ragazzi, l'ha detto. Io la penso esattamente come lui. E allora, chi offende la sua intelligenza? Io che sottoscrivo le sue parole? Siamo seri.
4) Perché non scrivete la vostra interpretazione dell'hegheliana Equivoci amici? Vi piacciono i calvi a onde? E quelli che hanno messo su plancia, vi divertono o vi suggeriscono di state attenti a zuccheri e grassi, non mangiandoli in certe parti della barca? Che grande atmosfera poi, con "i calvi a onde che hanno messo su plancia e sono partiti saldati"... .
Con gli insulti, ragazzi, non si va da nessuna parte. Spiegatemi se devo ridere o diventare pensieroso e perché o che altro, quando leggo o sento simili "creazioni" che a me, purtroppo, non dicono assolutamente nulla. Insegnatemi, vi prego, a essere meno superficiale e semplicistico. Voglio solo capire.
Paolo Diodati   
 
   08-09-2009
Sono Alias, anche se sono quello di prima.
Quanto tempo sprecato, Professore.
Complimenti, comunque, per la chiarezza, per il contributo intelligente e per il coraggio.
Alias   
 
   05-09-2009
Caro Nicola,
il “tutti farebbero meglio…” riguarda, ovviamente, la comprensibilità, che è l’unica caratteristica a cui si riferiscono i miei giudizi. Ho subito fornito un primo esempio che, brutto che possa essere ritenuto, è certamente più comprensibile degli Equivoci amici. E, senza giocare con le parole, dire che è più comprensibile di quello che, fino a spiegazione contraria, sembra un farfugliamento, non dovrebbe costituire offesa. D’altra parte la Garofalo, subito maltrattata abbastanza pesantemente e immotivatamente, ( se tutti i critici autori di qualche scritto che non è piaciuto a qualcuno, dovessero tacere, non avremmo più critici) non si è ritenuta offesa e, signorilmente, ha ringraziato chi l’ha bacchettata con tanta malagrazia. E opinioni anche espresse con garbo come è capitato qui, sulla suddivisione massaie-ascoltatori più esigenti, non potrebbero essere ritenute altrettanto offensivo per le massaie, alle quali apparterrei anch'io?
Questione, anche qui, di gusti e opinioni diverse.

Il suo ultimo intervento, tolti i non importanti fraintendimenti e le conseguenti asprezze, contiene comunque due affermazioni interessanti.

La prima è il riconoscimento dell’assoluta soggettività delle interpretazioni che i “panelliani” rivendicano di poter attribuire alle frasi e al tutto. Accettiamo, come lei richiede, che non debbano essere giustificate tutte le singole parole. Ma il loro risultato complessivo, almeno quello, sì. In caso contrario, la sua posizione non potrà mai coincidere con la mia, perché uno dei motivi per cui scelsi di fare il fisico, è proprio l’esigenza del massimo accordo sul metodo da seguire di fronte ai disaccordi. Basta già il caos che abbiamo su tutti gli altri fronti. I giocherelli interpretativi sulle forme delle nuvole in cielo, sui ghiri-gori dei fumi e sulle macchie lasciate dai pennelli scagliati contro le tele, li ritengo utili nel campo della psicologia e anche talvolta gradevoli nei quadri, nelle sculture, nelle foto artistiche. Ma non mi piacciono i presunti rompicapo da settimana enigmistica, la numerologia e simili, nel breve spazio di una canzone. Per una, vada la stravaganza. Per tutte, mi sembraun'esagerazione. Conclusione: la stessa tratta dal Giurista.

La seconda è la proposta di chiamare Francesco Feninno a spiegarci meglio il nesso Mogol-Heghél. A tal proposito devo ammettere che il mio umorismo sull’interesse di questo accostamento non è stato notato da tutti. Un Pretoriano mi ha segnalato che in altri blog, assieme a un mare di insulti e anche minacce di sevizie, il mio scritto viene graziato solo nella parte in cui parlo, evidentemente con ironia non troppo chiara, dell’accostamento suddetto. Invito comunque a spiegarci, possibilmente senza insulti, dove sono i riferimenti alla filosofia hegeliana partendo da Equivoci amici. Per scendere al pratico e al costruttivo.
Consiglio di trasferire il dibattito nei commenti al Gioco di fine estate.
Guardi, caro Nicola, che ho una sorella filosofa e, per poter continuare a capirci, sono stato obbligato a diventare abbastanza ferrato in filosofia. Ovvero, nella Palingenetica Obliterazionedell’Io-cosciente, che s’immedesima e s’infutura nell’Archetipo Prototipo dell’Universale Umano... .
La ringrazio per gli inteventi.

Paolo Diodati   
 
   04-09-2009
cito solamente l' opinione del battisti fun club sull' articolo di Diodati:
mero ciarpame.

e si che è costituito da una maggioranza di mogoliani, i quali comunque non hanno accettato l' approccio superficiale e semplicistico di Diodati, il quale ha finito per screditare ed offendere l' intelligenza di Battisti.
luca menoni   
 
   04-09-2009
insomma Nicola le ha dato perfettamente ragione, caro prof.
Ognuno ci capisce quello che vuole, come è scritto in quel gioiello del Senso del non senso. Cioè la torre di Babele. Che fine ha fatto il pianista ottimo jazzista, che insieme a un soprano dallo stile nero, la interpretò al Contrappunto Jazz Club?
un giurista   
 
   03-09-2009
Cara Gloria,
visto che il mio libro capitatole per caso non le è piaciuto che ben venga il suo parere contrario.
Non è certo un'offesa per me.
la saluto caramente.
patrizia garofalo   
 
   03-09-2009
Caro Paolo,
io credo ci sia enorme differenza tra criticare ed offendere.Per me frasi e affermazioni come "Sostengo che tutti i parolieri (per non parlare dei poeti) avrebbero saputo fare, e sanno fare, meglio, molto meglio, del frastornato, farfugliatore, alzheimeriano Panella" sono semplicemente delle offese( visto che per lei le parole sono pietre) ed è inutile chiamarle con altro nome.Penso inoltre che i testi di Panella vadano ascoltati e " sentiti" per le suggestioni ed emozioni che riescono a dare e non debbano essere vivisezionate. Il bello di quei testi risiede proprio nel fatto che ognuno ci trova quello che vuole.Ho visto che lei ha riportato un' interpretazione del parallelismo Hegel- mogol.Ebbene è un' idea venuta a tal Francesco Feninno conosciuto anche come auriga per i fun di Battisti.Lui forse è la persona più adatta a spiegare i testi di Panella per cui sarebbe bello informarlo dei suoi articoli per rendere ancora più completo il dibattito.
Cordiali saluti
nicola   
 
   03-09-2009
Cara Patrizia, hai capito che logica?

Caro Nicola,
bisognerebbe mettersi d’accordo sul significato della parola insulto. Le riporto alcuni giudizi dati da esperti sulla produzione post- Mogol.

Mario Lazzato Fegiz: E’ un incubo.
Alfredo Saitto: E’ un insulto al suo pubblico e alla sua musica
Fabrizio Zampa: Ricorda le sofferenze di Fantozzi al Cineclub.
Gigi Rancilio su Hegel: Scandalo non più accettabile.

Questi, anche se pesanti e sgradevoli per chi li riceve, sono solo giudizi. Il motivo di tanta negatività, è sempre lo stesso: la non comprensibilità del senso dei testi. Una frase sensata qua, una là e poi tutto un blà...blà...blà. L’irritazione per tanta “rivoluzione”, secondo me, è stata ed è tanto maggiore, quanto più grande era l’amore per Battisti autore e interprete.

Nel mio piccolo ho espresso, con altre parole, un’opinione simile alle quattro su riportate. Ma, novità, e tanto per essere costruttivi, ho anche invitato chi ha capito e insulta chi dice di non aver capito, a spiegarci l’arcano. E io sarei intollerante? Vi chiedo, umilmente, lumi, visto che Panella ha sempre sdegnosamente rifiutato di aiutare i poveretti che non capivano e non capiscono. Categorico nel giudizio totalmente negativo, questo sì. Ma dire questo non significa offendere. Altrimenti non ci si potrebbe pronunciare mai in senso critico. Chi offende è chi, come lei e altri, ha giudicato molto stupidi, non all’altezza, da censurare, quelli che non capiscono. Lei non capisce "Il senso del non senso". Neanche le due frasi che possono riassumere il tutto? Una è di Trilussa, e più chiara e più vera di così non potrebbe essere (se vuoi l'ammirazione degli amici...). L’altra, di Catone, contiene il succo del mio pensiero. “SE HAI QUALCHE COSA DA DIRE, LE PAROLE VERRANNO”. Belle o brutte, ma verranno. E Panella, con Battisti, ha dimostrato di non aver nulla di comprensibile da dire. Ho esagerato con gli aggettivi? Smentitemi spiegandomi i contenuti, nel dettaglio. E poi, a parziale motivazione del mio tono, ricordiamo la modestia del Panella-pensiero.
Panella: “Per scrivere canzoni bisogna essere stupidi”. “I miei testi sono gli unici comprensibili. Io non capisco Bocca di rosa. È fin troppo facile difendere una puttanella dal povero pretino di campagna e dalle beghine, sarebbe come difendere le margherite dall’evacuazione di una vacca. Che cosa devo capire li?”

E anche l’evoluzione del Battisti-pensiero:
Periodo mogoliano. “Troppo facile rifugiarsi negli intellettualismi delle frasi senza senso”.

Periodo veleziano: “La musica come l’amore è un divertimento / Quando si complica invece diventa un tormento / E al piacere allora subentra la noia” (da È già).

Periodo panelliano: “Mi sono reso conto che fare l’ermetico crea meno problemi, mentre invece parlare un linguaggio più semplice ti espone a maggiori possibilità di essere giudicato. Infatti, più gente ti capisce e più hai potenziali giudici di ciò che fai. Ma questo mi è sembrato un rischio che vale la pena di correre: l’ermetico dorme sogni più tranquilli: ha come giudice se stesso visto che non è capito da nessuno.”
"Mi arriva un testo e io faccio così: se non ci capisco nulla vuol dire che è perfetto.”

Quindi, chi sostiene la comprensibilità di quei testi (non delle frasette sensate sparse qua e là…) e insulta chi confessa di non capirli, di conseguenza offende anche l’intelligenza di Battisti.
Comunque, ragazzi, vi invito al mio gioco. Esprimete le vostre “sensazioni”, anche se cambiano a ogni ascolto. Chiedo che mi illuminiate sul perché Panella ha usato certe frasi. Io, purtroppo o fortunatamente, sono rimasto all’affermazione “le parole sono pietre”.
Ma per lei, caro Nicola, è addirittura squallido il voler capire il significato della parole... .

Paolo Diodati   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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