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Commento di Leonardo Mesa aggiunto il 31.05.2008 Caro Esplora, non facevo ironia quando La ho ringraziavo per avermi raccomandato la intervista; lo ho fatto seriamente.
Tornando al tema, se gli «umap» furono almeno 25 mila, più di un quinto del totale dei mobilitati del paese, si poteva non sapere niente? Potevano i cubani non saperne niente? Sarebbe come se in Italia, 130 mila confinati passassero inavvertitamente. Ci crederebbe?
Con rammarico vedo che a Viera dopo avere lasciato Cuba li hanno pubblicati pochi libri; e che, a scapito d’altri eccellenti libri della sua e brillante carriera letteraria «classificarono» quasi per primo «Il cervo ferito»; che, per accentuare l’intenzione, qua fu intitolato «Il lavoro li farà uomini». La manovra non li puzza di niente?
Purtroppo, così funzionano le cose per Cuba: una testimonianza di Viera (o altri pochi), vale più delle testimonianze di mille altri protagonisti delle UMAP.
Cordialmente.
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] Commento di Massimo aggiunto il 31.05.2008 Lascia stare il rispetto. il regime cubano non è famoso per questo... è famoso per altre cose. meno raccomandabili purtroppo.
E' una questione di ragionevolezza... il livello scientifico delle università cubane (in questo ambito ho competenza ed esperienza) non è alla stessa altezza di quello dei paesi occidentali più evoluti. E' naturale, quindi, che la formazione universitaria cubana NON dia diritto di operare in determinati contesti... in Italia ad esempio (e in mezzo mondo direi).
E' semplice questione di percorsi formativi, accesso alle informazioni e dotazione di strumenti adeguati.
A detta di miei amici cubani laureati all'Avana. Loro stessi, confrontandosi con dei laureati italiani e spagnoli, mi hanno raccontato di un certo disagio... ed è stata una sostanziale sorpresa per loro... perché la vulgata a cui erano abituati era che la formazione che ricevevano fosse comunque di un certo livello.
Non è così. Assolutamente. Queste sono ulteriori bugie della pubblicistica di sinistra (ormai solo di certa sinistra, per fortuna)... che vuole spacciare un paese del secondo-terzo mondo... per un paese moderno e libero. Cuba grazie al regime castrista è un paese povero, illiberale, antidemocratico e arretrato. Articolo di riferimento :
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] Commento di Massimo aggiunto il 31.05.2008 "Ci sono cose che, come Tedeschi e Italiani sotto il nazifascismo, nemmeno i Cubani sotto il castrismo hanno potuto ben conoscere... "
Bisogna voler conoscere.... bisogna voler vedere... però.
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] Commento di Leonardo Mesa aggiunto il 31.05.2008 Caro Nino, Cuba riconosce la laurea degli altri paesi, qualunque sia, anche senza trattati di reciprocità; basta sia confermata dalla rappresentazione diplomatica corrispondenti. Cuba lo fa per un rispetto delle istituzioni educazioni degli altri paesi. Peccato che questo rispetto non li sia corrisposto. Articolo di riferimento :
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] Commento di esplora aggiunto il 31.05.2008 Glielo ripeto, Leonardo: legga il libro di Viera prima di parlare secondo un suo, preordinato, schema.
Ci sono cose che, come Tedeschi e Italiani sotto il nazifascismo, nemmeno i Cubani sotto il castrismo hanno potuto ben conoscere...
(E lo ripeto solo perché vedo che lei ha sete di conoscenza.)
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] Commento di Massimo aggiunto il 31.05.2008 la mia affermazione era riferita all'esperienza diretta di persone che frequento. in campo tecnico-scientifico i percorsi universitari cubani sono non paragonabili a quelli occidentali.
ma tutto questo è in linea con il livello di sviluppo del paese. malgrado la pubblicistica di parte, in genere resa bugiarda dalla parzialità politica, Cuba resta un paese che si muove tra il secondo ed il terzo mondo.
a conti fatti... i miracoli della rivoluzione cubana sono davvero miracoli....
ossia non ci sono quasi mai... e li vedono in pochi.
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] Commento di Leonardo Mesa aggiunto il 31.05.2008 Esplora, la ringrazio di avermi suggerito l’intervista, non la avevo letta.
Viera manipola (non so se era la sua intenzione) nel modo in che dice venivano internati religiosi, sembrerebbe che tutti religiosi venivano pressi e buttati dentro. La proporzioni di religiosi a Cuba era così alta che sarebbero restati pochi per le unità di combattimento. Manipola pure, quando dice i «reclusi», invece si dire le «reclute».
Sono d’accordo con Viera quando espressa che era «ingiusto che un internato nelle UMAP venisse bollato per sempre come un antisociale». Per il credo popolare, l’essere stato un “umap” era una macchia. A questo contribuì efficacemente la propaganda nemica che faceva di tutto per sottolineare che Cuba era piena di delinquenti, drogati, ubriaconi e omosessuali. Per fortuna, notevoli religiosi, come Jaime Ortega; intellettuali, come Raúl Roa Kourì; e artisti, come Pablo Milanés, tutti appartenenti alle UMAP, aiutarono a fare sparire l’ingiusto pregiudizio.
Il resto dell’intervista conferma quello che ho detto. Viera dice, «quando mi hanno internato (…) non avevo niente contro la Rivoluzione Cubana», a provare che non c’era una motivazione politica ad oltranza.
Esplora,non parlo con «leggerezza» delle UMAP. La essenza di quanto ho detto è confermato dal brillante curriculum di Viera. Pubblicò vari libri e meritò vari premi: il prestigioso premio UNEAC (1976; 1988) e il premio della critica (1983; 1988), il più ambito degli scrittori cubani. Lui dice «ci volevano punire», e io dico strano modo: non si premia a chi si è voluto punire.
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] Commento di nino aggiunto il 31.05.2008 i cubani possono fare i camerieri in italia,perchè le loro lauree non sono riconosciute dallo stato italiano.Solo per questo motivo.Come le lauree italiane non sono riconosciute da cuba.Che i laureati cubani siano meno informati di quelli italiani è una convinzione di massimo,non supportata da nessuna prova. Articolo di riferimento :
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] Commento di Massimo aggiunto il 31.05.2008 i laureati cubani fanno i camerieri a Cuba perché il modello economico castrista è stato (sempre) un fallimento totale. quindi si guadagna di più con le mance dei turisti.
i laureati cubani fanno i camerieri in Italia perché gran parte dei percorsi universitari cubani sono impresentabili nei contesti occidentali. Articolo di riferimento :
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] Commento di Massimo aggiunto il 31.05.2008 Ma vedi... non mi arrogo il primato, nessun primato di conoscenza. Io voglio solo raccontare.
La regola aurea: io sono cubano ed ho più diritto di parlare di Cuba di te... è alquanto discutibile. Ma non la discuto nemmeno, la lascio alla coscienza di chi ci legge.
Io voglio solo raccontare, dicevo. Con umiltà, con tutti i miei limiti.
Sono dotato solo una qualità... una certa onestà intellettuale.
Non ho alcun guadagno a parlare male o parlar bene di Cuba, al contrario di altri. Dei giornalisti di professione, degli infatuati politici, dei reazionari rossi.
Io amo raccontare quello che ho vissuto. Che ho toccato con mano. In questi anni. La dittatura del regime, il fallimento del modello economico, la fine dell'utopia rivoluzionaria.
Lo faccio con la sola forza della mia ragione e col solo mio amore per la cultura cubana, per la gente. A cui auguro maggiore felicità, maggiore libertà e benessere. A cui auguro la democrazia insomma.... e lo faccio con le mie parole. Scrivendo il libro, parlando con gli amici.... raccontando quello che ho vissuto a Cuba.
Senza denigrare artisti che hanno vissuto l'inferno delle carceri cubane, senza giustificare in alcun modo i campi di prigionia castristi... in cui il Che ha dato grande esempio della sua umanità.
Sì, caro amico... sono italiano e parlo di Cuba.
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