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04 Gennaio 2008
Armando Valladares
Contro ogni speranza
22 anni nel gulag delle Americhe
Dal fondo delle carceri di Fidel Castro
Spirali, pagg. 400, € 25,00
Mi ripropongo di tornare su questo libro con articoli più approfonditi e con un commento esaustivo dopo averne completato la lettura. Ho divorato duecentocinquanta pagine in pochi giorni e devo scrivere che è vergognoso il silenzio assordante della stampa italiana su un’opera sconvolgente che racconta ventidue anni di sofferenza nei campi di concentramento castristi. Trovo orripilante che si dia ampio spazio alle veline di Ramonet e Minà, improntate alla difesa di un regime dittatoriale, mentre passa inosservato un libro denuncia scritto da chi ha sofferto ingiurie e torture paragonabili ai gulag staliniani e ai campi di concentramento nazisti. Riporto la prima parte dell’introduzione alla seconda edizione del libro, scritta da Valladares per rispondere a una vecchia campagna di menzogne ordita contro un testo sconvolgente.
Quando uscì la prima edizione di questo libro, nel 1984, il governo di Cuba e i difensori della rivoluzione cubana negarono i fatti che descrivo in queste memorie dei miei anni di prigione. Il governo cubano lanciò una feroce campagna di diffamazione contro di me accusandomi di essere un assassino in aggiunta ad altre menzogne. Ho portato davanti ai tribunali vari giornali che avevano pubblicato quelle falsità, tra i quali il quotidiano francese comunista L’Humanité, che dovette scusarsi pubblicamente, e il settimanale greco Pontike, il cui direttore fu condannato a tre mesi di carcere per diffamazione. Anche la polizia politica esibì alla tivù cubana un documentario nel quale si vedeva che mi alzavo da una sedia a rotelle e facevo esercizi. Quello fu un videomontaggio, dove si alternava la mia vera immagine a quella di un sosia che interpretava il mio ruolo: quel sosia abbandonò Cuba durante il momento più critico della fuga dei balseros, partì da Guantanamo e lo conobbi a Miami, come pure il tecnico del ICAC (Istituto Cubano dell’Arte Cinematografica) che aveva preparato il montaggio. Altri, più arguti, dicevano che le testimonianze qui pubblicate erano esagerazioni, un prodotto della lunga prigionia, perché semplicemente non potevano dar credito agli orrori, ai crimini e alle torture che hanno caratterizzato le allucinanti carceri politiche cubane. Nel mio paese c’è qualcosa che neanche i più ferventi difensori della rivoluzione cubana possono negare, ossia che è la dittatura più antica del mondo, da più di quarant’anni. E non esiste dittatura buona, né di sinistra né di destra. Il crimine e la barbarie sono da ripudiare in uguale misura sia da un lato sia dall’altro. C’è chi pretende di giustificare la tirannia di Castro con un alibi: ha costruito scuole e ospedali. Anche Stalin, Hitler, Pinochet, hanno costruito scuole e ospedali, ma come Castro hanno torturato, ucciso e costruito campi di concentramento e di sterminio, messo fine a tutte le libertà e commesso i peggiori crimini contro l’umanità.
Armando Valladares descrive con dovizia di particolari ciò che ha visto e sofferto nelle carceri politiche di Castro, alla Cabaña come a Isla de Pinos, tra nemici potenziali della rivoluzione e detenuti comuni. Ricostruisce la storia di Cuba da un’angolazione diversa da come viene presentata in Italia dai difensori della tirannia, parla della Baia dei Porci come di un episodio eroico messo in atto da un esercito di liberazione e non di un’aggressione praticata da un gruppo di mercenari al soldo della Cia. Racconta la crisi dei missili e il pericolo di una terza guerra mondiale che Castro avrebbe voluto in modo scellerato, senza pensare alle conseguenze. Narra le fucilazioni di persone che avevano il solo torto di non condividere il pensiero del regime, soprattutto fa capire come i primi ad essere eliminati e imprigionati sono ex compagni di lotta che non condividono la svolta marxista. La rivoluzione cubana andrebbe riletta come una rivoluzione tradita ascoltando il parere di persone come Huber Matos, Armando Valladares, Carlos Franqui, Carlo Alberto Montaner e molti altri sopravvissuti ai gulag castristi. La rivoluzione cubana si è trasformata in un regime guidato da un famelico Saturno che divora i suoi figli colpevoli di non seguirlo fino in fondo.
Valladares consegna alla storia un reportage sconvolgente che descrive celle di due metri per due, fredde, sporche, piene di topi, con una buca per i bisogni fisiologici e una branda sporca popolata da piattole. Racconta di sadiche guardie che prendono a calci prigionieri, impediscono il sonno con pertiche affilate, spaccano gambe a colpi di baionetta, gettano persone in pozzi maleodoranti perché li puliscano. Valladares scrive di uomini che soffrono per un’alimentazione disumana a base di acqua calda zuccherata, un tozzo di pane, brodaglia con vermi, fagioli di scarto e generi alimentari guasti. Racconta impossibili tentativi di fuga tra le paludi di Isla de Pinos repressi con duri metodi stalinisti e lunghi periodi di cella di rigore, di visite impossibili da parte di parenti lontani che incontrano i loro cari solo dopo aver subito angherie e perquisizioni.
La cosa più sconvolgente che Valladares riferisce è il programma di riabilitazione politica proposto ai detenuti che ottengono la libertà in cambio di un’abiura alle loro idee. Castro divide i prigionieri politici con il ricatto di far vedere i familiari, sventolando il miraggio di poter tornare a casa e fare una vita normale. Molti cedono, anche perché i militari fiaccano la resistenza con ogni tortura possibile. Valladares non condanna chi si arrende, non tutti sono votati all’eroismo, ma continua la sua lotta tenace sino alla fine e sopporta ogni genere di vessazione fisica e morale.
Leggete Contro ogni speranza e fatevi un’idea realistica di cosa rappresenti ancora oggi la dittatura castrista. Peccato che le menzogne siano editate da Mondadori e godano di risonanza pubblicitaria mentre la realtà deve accontentarsi di Spirali, che pubblica un grande libro in edizione rilegata al prezzo poco abbordabile di 25 euro. Vi garantisco, però, che li vale tutti.
Gordiano Lupi | | Foto allegate
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