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Dall'Egitto allo Yemen passando per l'Italia. L'8 marzo visto da Emma Bonino 
Intervista di Valeria Manieri per Radio Radicale
09 Marzo 2011
 

Un otto marzo particolare sotto molti punti di vista non solo per quanto riguarda l'Italia ma anche per qualcosa che sta succedendo in Egitto proprio in queste ore.

Le donne saranno oggi nelle piazze d'Egitto, per la prima volta e spero in moltissime. Gli slogan che abbiamo visto sui lanci di agenzia sono sui loro diritti e per l'uguaglianza. Peraltro ne hanno motivo perché effettivamente anche la Costituzione modificata, che verrà poi sottoposta al voto ha ancora moltissime carenze per quanto riguarda le discriminazione al femminile a partire dal fatto che dice che una donna non può diventare presidente in Egitto così come un uomo che abbia una moglie non egiziana. Insomma una costituzione di transizione che presenta ancora a moltissimi problemi e dimostra come la loro strada farà veramente lunga. Rimane il fatto che la vivacità del movimento al femminile, contrapposta ad una apatia occidentale, sta veramente esplodendo. Basta vedere che per esempio la rivolta in Yemen fa capo ad una giornalista di trentadue anni con tre figli che aveva fondato l'associazione giornalisti ad Atene e che riesce adesso ad essere punto di riferimento di questo questo movimento in Yemen.

Così come ne potrei citare tantissime, oltre a quelle che i Radicali conoscono meglio perché hanno visto al congresso. Parlo delle leader della campagna contro le mutilazioni genitali femminili. Se andiamo in Cambogia il dato rimane o in Pakistan. Spero di ritrovare anzitutto moltissime di loro a questa mega riunione convocata a New York questo weekend. Spero appunto che sia un'occasione anche per il rilancio della campagna e di una ritrovata verifica di entusiasmo. Ci saranno anche una serie di dibattiti che vanno al di là delle questioni propriamente femminili per esempio è prevista una faccia a faccia tra Madeleine Albright e Condoleezza Rice che sicuramente presenterà spunti tutti interessati. Insomma c'è questo sommovimento che spero stia esplodendo anche in Italia che ne ha peraltro tutte le motivazioni. Come ricordano anche i giornali di questi giorni, le cifre parlano da sole. Peraltro non è che sono segrete le conosciamo tutti in termini di non accesso al mercato del lavoro in termini di uguaglianza sulle carriere, in termini di stereotipi.

Molte donne italiane cominciano ora ad indignarsi o preoccuparsi perché appunto questi dati sono noti da anni.

Queste cifre o diventano motivi per una battaglia condotta in prima persona nelle piazze, nelle strade e in modo molto evidente, oppure sono cifre che rimangono nei centri studi che tutti conoscono ovviamente, anche gli economisti, ma da cui non nessuno trae conseguenze perché risolvere questa situazione significa rimettere in discussione dei punti fondamentali di arretratezza del nostro Paese. Per esempio il fatto che da noi il merito non pare una categoria che esiste, salvo nei convegni dalla domenica.

E forse per questo ci sia arrende alle quote o comunque a quel tipo di linea.

Non so come va a finire la legge che peraltro svuoterà non di poco la proposta iniziale. Molte hanno finito per accettare questo discorso delle quote più che altro per rassegnazione o per stanchezza. Io continuo a non esserne convinta perché penso che se non c'è una spinta importante di merito, che possiamo pretendere solo noi, in realtà anche in Italia si tradurrà con la la solita ricorso interne alle parentele, per non parlare d'altro...

Anche perché come merito, risultati alla mano, avremo tutte le carte in regola...

Le tre proposte che come Pari o dispare abbiamo lanciato certo sono più difficili e non prevedono scorciatoie. Ma sono quelle che poi possono dare più frutti. Parlo anche dell'istituzione dell'authority contro le discriminazioni di genere, l'osservatorio sugli stereotipi RAI che dobbiamo riprendere perché per il momento nel contratto di servizio che sta per essere fermato è stato sostanzialmente vanificato e cassato. Parlo della questione del cosiddetto “tesoretto” e quindi dell'utilizzo dei fondi che derivano dall'innalzamento-equiparazione dell'età pensionabile nel pubblico impiego.

La strada che abbiamo tracciato è sicuramente più lunga ma anche la più valida.


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