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Paolo Diodati. La solitudine del numero uno 
Al nostro Presidente, moderno Re Mida: invito all’autoironia
07 Settembre 2009
 

Caro Presidente,

in tutta sincerità: di fronte alla tanto discussa solitudine dei numeri primi gemelli, a cui si è ispirato Paolo Giordano, la sua solitudine in questo periodo spingerebbe a parlare di solitudine assoluta del numero uno. In solitudine in una certa sfera affettiva, forse la più importante, la si vorrebbe rattristato e casto. Un suo incontro galante o amoroso spinge anche i ghibellini a chiedere interventi del Vaticano ancora più chiari nel condannarla. Braccato, spiato, contattato, illuso e raggirato da chi sfrutta un suo contatto, per averne un ritorno in danaro o in immagine. Insomma, attualmente credo che nessuno vorrebbe trovarsi nella situazione in cui si trova lei.

Sono tra gli italiani che le riconoscono, a prescindere dalla condivisibilità delle sue idee e azioni, i pregi della comunicativa, del calore umano e della simpatia. Sappia che sostenere questa innocente ovvietà mi procura, nell’ambiente iper-intellettuale in cui lavoro, oltre ai comuni inviti ad andare a fare quella cosa là, i più virulenti accidenti, accomunandomi a lei, nell’augurio di passare al più presto possibile a miglior vita. Migliore, si fa per dire, perché è ovvio dove: all’inferno.

Tra le doti che riconosco lei abbia spesso, sempre tra tante contestazioni, c’è quella dell’auto-ironia.

Ebbene, veniamo al dunque. Leggendo le dichiarazioni dell’avv. Ghedini sul Corriere, come strascico anche della famosa e incredibile esternazione (per quel che ne penso, veda Veronica e l’astronave, su TF), ci accingeremmo ad avere i resoconti di un processo in cui si dovrà dimostrare che lei è perfettamente funzionante dal punto di vista sessuale. Lei avrà tutte le attenuanti per reagire alle informazioni pecorecce di alcuni giornali, ma la prego: risparmi a lei, a noi tutti, un simile processo. Diventerebbe uno dei più famosi e ridicoli della storia. L’accusa e la difesa potrebbero esibire centinaia di escort disposte a dire tutto e il contrario di tutto. Con il rischio concreto di tirare in ballo la rigidometria.

Ricordo che in una classifica sul rendimento sessuale, al primo posto c’erano i macellai, all’ultimo gli universitari che non avevano fatto carriera. Lei se la batterà ancora con i macellai ma, signor Presidente, magari a 100 anni, si troverà a dover rispondere ancora una volta alla domanda: “Come va con le donne?” Mi permetto di consigliarle di prevenire sarcasmi, battute e nuovi processi, senza aspettare i 100 anni, ricorrendo all’autoironia. Ecco il consiglio.

 

«Come va con le donne? Se proprio vuole saperlo» dovrebbe spiegare «mi consenta una risposta non secca e un po’ velata, dato l’argomento. Al termine di una delle famose cene di lavoro, musica e poesia, dopo l’ultimo brindisi, mi avvicino alla donna, in genere la più bella, con cui ho già stabilito quel particolare feeling, quel intesa ambigua ed eccitante fatta di sorrisi, occhiate, splendidi preliminari anticamera di una delle più grandi gioie che ci ha regalato la Natura, e le chiedo, con aria ammiccante: “Gradisce un po’ di stracchino?” E lei, sbalordita: “Come, Presidente, dopo questa abboffata storica, i digestivi messicani e i superdigestivi dei frati camaldolesi, Lei mi offre lo stracchino?” E io, sfoderando uno dei miei migliori e famosi sorrisi, con l’aggiunta d’un malandrino occhiolino: “Alludo al mio stracchino…”. “Certosa?” “A volte… - con aria contrita - Certosino…”.* “Ah, che sogno, Presidente, allora certo che sì!” E qui, il culmine dell’autoironia. “Se le piace lo stracchino, ma veramente stracchino… la farò morire!”»


Questa la risposta da dare, spiritosa e, prima o poi, assolutamente realistica.

Oggi, domenica 6 settembre 2009, il Corriere riporta la sua speranza di essere ricordato come giusto e bravo. Nell’essere giusto, dovrebbe rientrarci anche l’essere saggio… Sia saggio. Questa auto-ironia o simili, Presidente, dovrebbe usarla adesso, subito, chiudendo per sempre un argomento al quale dovrebbe essere riservata la maggiore riservatezza, evitando un processo boccaccesco, pecoreccio, surreale, umiliante, degradante.


Paolo Diodati



* Curiosità su Certosa e Certosino.


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