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Roberto Malini. In viaggio con Alex verso un mondo giusto e accogliente
Roberto Malini e Georges Alexandre
Roberto Malini e Georges Alexandre 
17 Ottobre 2015
 

Genova – Ieri ho rivisto dopo qualche anno Alex (Georges Alexandre), uno sportivo per la pace, un attivista generoso e capace, un fratello. Mi accompagnavano due attivisti, felici a propria volta di riabbracciare l’amico. Alex ha vissuto a Lampedusa, dove ha raccolto le testimonianze di tanti profughi perseguitati, che ha poi riportato alle istituzioni internazionali, chiedendo giustizia, esigendo politiche giuste e umane sulle migrazioni. Quindi si è trasferito a Bruxelles, dove ha incontrato uno dopo l’altro numerosi eurodeputati e personalità istituzionali.

Ha compiuto un’impresa ai limiti dell’impossibile, attraversando il mare e alcuni fiumi, dalla Tunisia a Bruxelles, per portare al Parlamento europeo il suo messaggio di pace, il suo appello a difesa degli ultimi. Alex, che attualmente vive in Francia, dove è nato, sta formando una coalizione a tutela di migranti e profughi e non accetta mai l’indifferenza o il rifiuto come risposta da parte dei potenti. Ormai tutti lo conoscono e sanno che ha ragione: l'Unione europea e il mondo hanno le più pesanti e atroci responsabilità nei confronti delle migliaia di esseri umani – fra cui tanti giovanissimi – morti nel tentativo di raggiungere i Paesi che si dicono civili e democratici, fuggendo da crisi umanitarie insopportabili. Tutti hanno la consapevolezza che se avessero ascoltato in tempo la voce di Alex, sempre all'unisono con quella di EveryOne Group, oggi esisterebbero programmi efficaci di soccorso in mare e politiche civili di accoglienza. «Io con il kayak e tu con la poesia: così mostriamo ai potenti che bisogna cambiare», ha detto Alex durante la nostra conversazione, «così ricordiamo le vittime e diamo voce ai perseguitati. Così portiamo al mondo la verità come alternativa agli inganni della politica, ai traffici delle organizzazioni senza scrupoli, alla disinformazione di chi specula sulla pelle dei più deboli».

«È vero, amico mio», gli ho risposto (mentre tutti e due avevamo gli occhi lucidi), «abbiamo affrontato insieme tante sfide per la vita dei rifugiati, denunciando abusi e speculazioni, consegnando alle istituzioni liste di trafficanti e mafiosi, suggerendo alle Nazioni Unite e all'Unione europea progetti moderni ed efficaci, basati sulle tecnologie più evolute: progetti in grado di evitare i tragici naufragi delle 'carrette' e la vergogna della tratta di donne e uomini. Quando ci hanno ascoltati, sono state salvate tante esistenze, mentre quando hanno ceduto all'indifferenza, i mari e le vie di fuga dei profughi si sono riempite di morte».

Ora diciamo alle istituzioni internazionali: abbandonate gli accordi con i Paesi da cui partono i viaggi della speranza, accordi che, fra l'altro, prevedono la distruzione dei pescherecci e delle barche in buono stato e il pattugliamento delle acque territoriali per fermare e ricondurre a riva i battelli carichi di disperati. Sono azioni che si pongono in contrasto con il diritto riconosciuto a ogni essere umano di abbandonare Paesi in crisi umanitaria. Nel primo caso, costringono i rifugiati ad affrontare le traversate a bordo di vecchi barconi e di gommoni (che vengono gonfiati poco prima della partenza), con un tragico aumento del rischio di naufragi e stragi in mare. Nel secondo caso, i respingimenti “alla partenza” sono causa di carcerazioni e deportazioni o di altre tragedie, perché di fronte allo spettro di essere respinti, il panico che prende centinaia di esseri umani stipati su un battello instabile è spesso alla base di un ribaltamento dello stesso.

Il 21 ottobre Alex sarà ricevuto da Papa Francesco a Città del Vaticano. L'attivista francese gli porterà un dossier che illustra la situazione reale dei migranti che fuggono verso l'Europa e altri Paesi e – di conseguenza – l'inadeguatezza delle politiche attuali. Alex farà dono al pontefice di due copie (una in edizione in italiano, l'altra in inglese) del libro Le stelle nella risaia, di cui sono autore e di cui è illustratore l'artista-regista Dario Picciau: un libro sostenuto da Unicef, scelto dal governo della Sierra Leone quale simbolo dei nuovi progetti contro la povertà e la fame, premiato e diffuso dall'Accademia Internazionale delle Arti e delle Scienze Digitali di New York per il suo messaggio educativo e umanitario. I due volumi – con dedica e un breve messaggio di speranza, solidarietà e pace rivolto al Santo Padre – sono autografati da noi autori e dal nostro amico attivista. Li accompagna una lettera firmata da un gran numero di donne e uomini di pace, nonché da tanti bambini, che chiede a Papa Francesco di sostenere coloro che si impegnano contro i conflitti, la povertà, la fame e le discriminazioni.

Il viaggio di Alex continua, parallelo al nostro. Presto saremo in mare insieme, lui sul suo leggendario kayak, noi su un peschereccio, nelle acque dello Stretto di Dover, per chiedere a Londra di non mostrare i pugni, ma di aprire le braccia ai profughi. Il Regno Unito ci ha già ascoltati tante volte, concedendo asilo a rifugiati già condannati alla deportazione. Forse lo farà ancora. «Dobbiamo crederci», dice Alex. «Dobbiamo attraversare un altro braccio di mare portando con noi la verità e, con costanza, con pazienza, spiegarla a chi, avvelenato dalla paura, non riesce più a vederla o l'ha dimenticata».

 

 

Alcuni dei firmatari della lettera di pace a Papa Francesco:

Georges “Alex” Alexandre, Roberto Malini, Dario Picciau, Giorgio Serbanescu, Carlo Brignolo Gorla, Margit Wiesmann, Hamdy Al-azazy, Michael Rothenberg, Francesco Brioschi, Isabella Bossi Fedrigotti, Patrick Leuben Mukajanga, Rebecca Covaciu, Ipat Ciuraru, Unicef, Mario Morales Molfino, Edward Yamba Koroma, Comunità Sierraleonese in Italia, Valentina Brioschi, Steed Gamero, Fabio Patronelli, Dario Malini, Susana Rosa, Terri Carrion, Els De Groen, Daniela Malini, 100 Thousand Poets for Change, i ragazzi di Caffè Shakerato


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