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Pietro Yates Moretti. Unioni civili e Family Day
31 Gennaio 2016
 

Firenze – In difesa del “matrimonio tradizionale” e “avere figli non è un diritto”. Sono questi i princìpi scanditi dai “due milioni” di manifestanti al Family Day contro il disegno di legge Cirinnà (PD) sulle unioni civili.

Il rispetto dovuto per ogni manifestazione (pacifica) del pensiero non può impedire di chiamare le cose con il loro nome.

Le argomentazioni utilizzate oggi contro le unioni civili e contro la cosiddetta stepchild adoption non sono infatti diverse da quelle che venivano utilizzate, non molto tempo fa, contro la legalizzazione dei matrimoni interrazziali negli Stati Uniti. Anche allora, era la religione organizzata (o almeno i suoi rappresentanti istituzionali) a guidare i “Family Day” dell'epoca in nome della “famiglia naturale”.

Bisogna infatti riconoscere una grande coerenza a questo movimento d'opinione nei secoli: basta sostituire “razza” con “orientamento sessuale”, il ragionamento è lo stesso. Anche all'epoca si argomentava a favore del matrimonio “naturale” (tra razze omogenee) per tutelare i bambini dalle loro famiglie “innaturali”. Una tutela che lo Stato, e non solo la Chiesa, doveva garantire negando le unioni interrazziali e vietando loro procreazione e normale vita familiare.

Non ho alcun dubbio che tra qualche decennio la piazza del Family Day di oggi verrà giudicata pressoché unanimemente al pari dei “Family Day” del passato: la manifestazione di una parte di società che fatica ad abbandonare pregiudizi e discriminazioni, aggrappandosi ad una ideologia della “normalità” o “tradizione” che sta di fatto scomparendo in questa parte di mondo (Deo gratias!). Ora come allora, la sacralizzazione della “tradizione”, pur facendo leva su credenze religiose largamente diffuse e predominanti, può ben poco di fronte al bisogno tutto umano (questo sì naturale e autenticamente tradizionale) di emancipazione, libertà, uguaglianza.

Per questo, spero davvero che il Parlamento e il Governo vadano avanti sul disegno di legge Cirinnà. Tutt'altro che perfetto, è comunque ben più ambizioso di quei Pacs o Dico che un decennio fa il Governo Prodi abbandonò, imbarazzato, di fronte ad un analogo Family Day. Si dimostri il coraggio di scegliere, anche di fronte ad un'opinione pubblica divisa.

La scelta è chiara come lo era in passato: da un parte la “famiglia naturale”, dall'altra i diritti fondamentali dell'uomo, bianco o nero, gay o etero che sia.

 

Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc


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