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Gli italiani coinvolti nel delitto di Bayamo rischiano fino a 25 anni di galera
04 Agosto 2011
 

Le autorità cubane hanno chiesto pene che vanno tra 10 e 30 anni di reclusione per le 14 persone coinvolte nel caso di una 'prostituta-bambina' di 12 anni, morta lo scorso anno nella città di Bayamo, nell’estremo oriente dell’isola. Tre cittadini italiani coinvolti nel caso rischiano di essere condannati a 25 anni di carcere.

 

Richieste del Pubblico Ministero

 

La relazione della pubblica accusa, presentata di fronte al Tribunale Provinciale di Granma, identifica come responsabili diretti per la morte della minorenne i cittadini cubani: Vicel Ramos Cedeño, Leonel Milán Gamboa, Yoel Rafael Sánchez Ramírez, Lliana Victoria Muñoz Yero, Yaina Cosett Pardo Muñoz y Yanet Casate Pérez, e gli italiani Simone Pini, Luigi Sartorio e Angelo Malavasi. Il documento di 19 pagine - pubblicato dalla rivista digitale indipendente CaféFuerte - è sottoscritto dal PM Juan Carlos Sariol Martínez ed è datato 13 giugno 2011.

I capi di imputazione sono gravi: omicidio, corruzione e abbandono di minori, partecipazione a una rete di prostituzione infantile a Bayamo. Il caso è venuto alla ribalta dopo il ritrovamento del cadavere di Lilian Ramírez Espinosa, 12 anni, il 19 maggio 2010 in un luogo difficilmente accessibile, coperto di vegetazione, alla periferia di Bayamo. Nel giugno dello scorso anno, dopo la morte della bambina, ha preso il vita un’operazione di polizia senza precedenti che ha prodotto numerosi arresti e detenzioni cautelarti.

La relazione del Pubblico Ministero descrive i risultati investigativi, che rendono molto grave la posizione dei tre italiani residenti a Cuba e detenuti all’Avana, mentre gli altri prigionieri sono stati destinati nella zona di Bayamo.

 

Assedio al turista

 

Non è stata ancora fissata una data per il processo penale, anche se fonti attendibili dicono che avrà luogo prima della fine dell’anno. Il principale accusato, Vicel Ramos Cedeño, 37 anni, era già stato condannato nel 2005 a cinque anni di detenzione per sfruttamento della prostituzione, era uscito in libertà condizionale nel 2007, ed era sorvegliato come “persona dedita all’assedio dei turisti e allo sfruttamento della prostituzione”. Un altro accusato, Yoel Rafael Sánchez Ramírez, 32 anni, era stato condannato a 15 anni di carcere per corruzione di minori nel 2004, ma si trovava in libertà condizionale dal febbraio 2010.

La relazione investigativa afferma che dal dicembre 2009 Ramos Cedeño e Yoel Rafael Sánchez Ramírez, insieme a Leonel Milán Gamboa, Lliana Victoria Muñoz Yero, Yaina Cosett Pardo Muñoz e Yanet Casate Pérez, hanno coinvolto minorenni in orge sessuali in cambio di cifre che andavano dai 50 ai 100 pesos cubani.

A partire da gennaio e febbraio, diversi stranieri non identificati hanno partecipato alle orge, che prevedevano anche attività omosessuali. Il tribunale assicura che “tutte queste attività sono state filmate”, ma la pellicola non è stata inserita tra le prove.

Gli italiani coinvolti nel caso - Pini, Sartorio e Malavasi - e una quarta persona che “potrebbe essere” un certo Daniele Fallani (identificato come uomo negli atti investigativi), avrebbero cominciato a partecipare a queste orge con minorenni a partire dal febbraio 2010. Le minorenni coinvolte, di età tra i 12 e 13 anni, oltre alla defunta Ramírez Espinosa, sono: L.V.A., K.Y.R.G. e R.M.S., tutte studentesse della scuola secondaria “Augusto César Sandino” di Bayamo.

 

Come è morta Lilian?

 

Secondo il rapporto degli inquirenti, la sera del 14 maggio del 2010, Vicel Ramos Cedeño, Simone Pini e Leonel Milán Gamboa andarono a prendere Lilian e Y.C.C. presso la scuola dove studiavano. Dopo aver fatto merenda il gruppo si diresse verso calle Parada # 127 a Bayamo, dove abitavano Luis Carlos García Fernández e Sandra Mayelín Garcés Escalona. Il rapporto dice che Angelo Malavasi era già lì, “insieme ad altri due stranieri non identificati”, Yaina Cosett Pardo Muñoz e Yanet Casate Pérez. Riportiamo gli atti penali: «Gli accusati e le minorenni consumarono bibite alcoliche mescolate ad alcune sostanze non precisate e fumarono sigarette, probabilmente confezionate con marijuana, riducendo le minorenni in stato di euforia e sottomissione. Gli accusati cominciarono a praticare rapporti omosessuali ed eterosessuali di gruppo, scambiandosi le compagne, ma nel corso di questi atti libidinosi la minorenne Lilian Ramírez Espinosa ebbe un malore, accusando mancanza d’aria, convulsioni e perdita di coscienza».

 

Nel bagagliaio di un’auto

 

La versione della polizia riferisce che Pardo Muñoz e la minorenne Y.C. cominciarono a vestire la bambina e decisero di non portarla da un medico per non destare sospetti. García Fernández e Garcés Escalona, che si trovavano in casa, non aiutarono la minorenne ma pretesero che venisse portata via immediatamente. Ramos Cedeño e Milán Gamboa infilarono il corpo di Lilian nel portabagagli della loro auto. Sette persone portarono il corpo alla periferia di Bayamo: Simone Pini era al volante, insieme a lui c’erano Vicel Ramos Cedeño, Leonel Milán Gamboa, Yaina Cosett Pardo Muñoz, Yanet Casate Pérez e le minorenni R.M.S. e Y.C.C.

Il documento della polizia non specifica che tipo di auto venne utilizzata né cosa fecero gli altri stranieri che erano in casa.

Ramos Cedeño e Milán Gamboa - afferma la pubblica accusa - abbandonarono Lilian in una zona di campagna, spogliandola parzialmente dei vestiti per simulare una violenza carnale. Subito dopo, Pini e Ramos Cedeño minacciarono di morte il resto delle donne se avessero raccontato l’accaduto.

I medici legali sostengono che Lilian è morta asfissiata per «mancanza di aria respirabile e ingestione di gas tossici, provocata dalla permanenza nel bagagliaio del veicolo».

L’indagine non scarta la possibilità che «aver ingerito bevande alcoliche possa aver provocato una depressione del sistema nervoso centrale, incluso un’ipoglicemia, anche perché la minorenne soffriva d’asma».

 

Le prove fornite dal Pubblico Ministero

 

Le prove principali addotte dal Pubblico Ministero sembrano essere le confessioni di Leonel Milán Gamboa, Angelo Malavasi e Yaina Cosett Muñoz Pardo, così come quelle delle minorenni, che non compaiono nella causa. Yanet Casate Pérez e Luis Carlos García Fernández hanno collaborato alla ricostruzione dei fatti.

Come prove, il rapporto cita:

- «Impronte profumate, nel suolo, al lato del piede destro della vittima», che coincidono con quelle di Leonel Milán Gamboa, Vicel Ramos Cedeño e Angelo Malavasi.

- Quattro capelli attaccati ai pantaloncini che portava la minorenne, appartenenti a Leonel Milán Gamboa.

- «Fibre di capelli» di Simone Pini e Luigi Sartorio nell’appartamento di Luis Carlos García Fernández e Sandra Mayelín Garcés Escalona.

- Capelli di Luigi Sartorio, Simone Pini e Angelo Malavasi in casa dell’accusata Rebeca Ester Gómez Paneque.

- Perizia che accredita che in un orario compreso tra le 5 della sera e le 11 e 50 della notte vennero manipolati 500 files nel PC degli acusati Sandra Mayelín Garcés Escalona e Luis Carlos García Fernández.

 

Severe pene detentive

 

Il Pubblico Ministero ha chiesto severe pene detentive per tutti gli accusati anche se ha citato l’attenuante «di aver confessato e contribuito al chiarimento dei fatti» nel caso di Leonel Milán Gamboa, Angelo Malavasi e Yaina Cosett Muñoz Pardo.

Le sanzioni richieste sono le seguenti:

Vicel Ramos Cedeño, 30 anni di carcere per omicidio e corruzione di minori. Yoel Sánchez Ramírez, 30 anni di carcere per omicidio e corruzione di minori. Angelo Malavasi, 25 anni per omicidio e corruzione di minori. Simone Pini, 25 anni per omicidio e corruzione di minori. Leonel Milán Gamboa, 25 anni per omicidio e corruzione di minori. Luigi Sartorio, 25 anni per corruzione di minori. Yaina Cosett Pardo Muñoz, 20 anni per omicidio e corruzione di minori. Yanet Casate Pérez, 20 anni per omicidio e corruzione di minori. Lliana Victoria Muñoz Yero, 21 anni per corruzione di minori. Luis Carlos García Fernández, 18 anni 25 anni per corruzione e abbandono di minori, incapaci e invalidi. Sandra Mayelín Garcés Escalona, 15 anni per corruzione e abbandono di minori, incapaci e invalidi. Ramón Enrique Alvarez Sánchez, 16 anni per corruzione di minori. Rebeca Ester Gómez Paneque, 10 anni per corruzione di minori. Dolores Rita Marsán Sosa, 10 anni per corruzione di minori.

Alvarez Sánchez, Gómez Paneque e Marsán Sosa erano i proprietari delle case dove hanno avuto luogo le orge con le minorenni. I principali accusati si sono visti confiscare tutti i loro beni materiali. Il Pubblico Ministero ha citato come testimoni 18 persone, tra i quali la madre di Lilian, le prostitute minorenni, i loro genitori o tutori, una maestra della scuola frequentata dalle ragazzine, diversi vicini e conoscenti degli accusati.

 

La situazione dei tre italiani

 

I tre cittadini italiani, che hanno potuto parlare con la stampa internazionale, respingono le accuse e sostengono di essere stati vittime di torture e costrizioni da parte delle autorità cubane. Sartorio e Pini sono ancora incarcerati nel 'Combinado del Este', mentre Malavasi è prigioniero nel carcere de 'La Condesa', al sud dell’Avana, dove di solito vengono reclusi gli stranieri.

Pini ha rilasciato un lungo comunicato stampa, diffuso da Yoani Sánchez, intitolato “Io accuso ed esigo”, nel quale afferma di essere vittima di un’ingiustizia e assicura che non si trovava a Cuba quando è avvenuto il crimine.

 

Altri casi simili

 

Il mese scorso, un tribunale cubano ha chiesto 10 anni di galera per l’impresario spagnolo Sebastián Martíinez Ferraté sotto l’accusa di sfruttamento della prostituzione, corruzione di minori e attività economiche illecite sull’isola. Martínez è agli arresti nel carcere de 'La Condesa' dall’11 luglio 2010. Si attende la sentenza. Un altro cittadino straniero residente a Cuba, l’impresario francese Jean-Louis Henry Autret, è stato giudicato a luglio per corruzione e riciclaggio di denaro sporco, insieme a otto cittadini cubani. Henry Autret vive all’Avana dal 1997 ed è detenuto dal 7 aprile 2009.

 

Gordiano Lupi

 

Fonte: CaféFuerte e Yoani Sánchez.


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