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Enrico Marco Cipollini. Non ci resta che piangere?
(Annotazioni sulla «Globalizzazione e il dialetto…»)
 
Commenti presenti : 34 In questa pagina : da 11 a 20
   04-01-2012
Non ci resta che piangere!
Sembrerebbe l'unico moto di rabbia possibile contro il dominio dell'economia e della finanza.
Il recupero del dialetto come autodeterminazione del proprio sè offre però una strada praticabile verso una sorta di nuovo Rinascimento umanitario,prendendo decisamente le distanze da quelle che invece diventano poi forze centrifughe distruttrici dell'humus unitario ( vedi leghismi vari e anacronistici).
La forma " educazione " in questo contesto assume carattere fondamentale e fondante per una Città del Sole di nuova fattura.E i meno giovani dovrebbero anzi devono muoversi in questo senso creando i presupposti per chi verrà dopo...per chi dovrà imparare a discernere ed essere capace di assumersi responsabilità decisive per le sorti del Futuro di ognuno.
L'articolo in oggetto può aiutare davvero a profondere analisi ed azioni fattive.
graalf   
 
   04-01-2012
ti ringrazio,Silvia...ma non è stato concepito per studenti ma è una traccia di mio intervento sulla questione linguistica oggi:la lingua è un corpo vivo e non può essere isoata dal contesto storico-sociale ed economico
emc
e.m.cipollini   
 
   07-12-2011
Come sempre i tuoi saggi sono chiarificatori e tu sai come la penso, non posso far altro che appoggiarti e sostenerti per come poni le tematiche e come spieghi i concetti, al di là del tuo pensiero personale che può incontrare consensi o meno, ma è importante la razionalizzazione dei fatti che viene esposta in maniera limpida e adatta anche a chi è ancora studente e ha bisogno di conoscere. Lucido e preciso, capace di essere esauriente e analitico senza cali di tono o passaggi torbidi. Complimenti.
divinafollia   
 
   19-08-2011
E' bella e vera,ed è vero che ci resta il cuore ma è grande cosa. Mi fa piacere che abbia letto la bellissima canzone-poesia di Paolo Diodati.
patrizia garofalo   
 
   19-08-2011
Ringrazio la GAROFALO PER AVERMI SPINTO A LEGGERE lA VOCE DEI NOSTRI. La frase finale, ripetuta in tre lingue (latino, italiano e, guarda caso, infine inglese) la dice più lunga di tante parole (Il cuore sul mercato non ha imperio, non ha nessun comando).
Ugo da Recanati   
 
   10-08-2011
Cara Dany,apprezzo molto la tua nota e te ne sono grato.Come ti ho già detto,tu hai compreso bene il mio aricolo,definito da Il giornale del molise e da altri come Provocatorio ma moolto interesaante,altrim nun prezioso testo ma provocatorio come dire iol vero oggi assomigli a provocazione....Resta il fatto che io non vado parlando di campamilismi di sorta ma semmai dell'espropriazione fattiva della storia vissuta,esperenziale dell'uomo.Il dialetto è sempre sto una discriminante tra chi parlava italiano e chi no...come il proprio patrimonio si potesse lasciare fuori della porta dell'aula...un classismo come ai suoi tempi tra chi sapeva greco lsatino e filosofia nella riforma gentile(pur nonm accostandolo per intelligenza alla ministra di oggi anche se le iniziali sono eguali,la testa non lo è)e altri tipi di scuola considerati di serie b o c!Etica deriva da ethos,quindi non è formale come lòa morale ma è ciò che viviamo giornalmente nei rappoorti e usanze con l'altro da noi.Quindi un'etica sana direi....Per tutto sono più che d'axccordo con te,lo sai e un grazie di cuore!
enrico
enrico marco cipollini   
 
   09-08-2011
La globalizzazione ci ha uniformati e “costretti” a gabbie mentali, quelle che temo di più. Sta privandoci sempre più delle nostre identità e alcuni pare che neanche se ne avvedano mentre altri la guardano come destino ineluttabile ma è davvero così? La “logica” del capitalismo ha generato situazioni gravissime (basta un occhio neanche troppo attento alla quotidianità) e la ricchezza è distribuita in misura tutt’altro che uguale. Che dire delle multinazionali che sfruttano i lavoratori in giro per il mondo? E di chi sfrutta sempre oltre il lavoro minorile? In questa globalizzazione non ci vedo umanità, perché non esistono i diritti, intendo quelli veri e per tutti! Alcuni, questa la chiamano demagogia e vogliono convincerci di quanto essa abbia un significato negativo, tutto ciò che parla di diritti sta assumendo un significato negativo (perché alcuni ci conducono abilmente in questa direzione) e chi ci crede, uno in preda a certe ideologie (come se esse fossero sempre negative) un povero illuso! C’è chi teme la demagogia poiché può scuotere anche chi sta in fitto letargo! Ricordo quel tratto del film “Palombella rossa” di Nanni Moretti, nel quale egli si adira (e anche qualcosa in più) e urla l’importanza delle parole! Già, l’importanza di queste e allora chiariamo che la demagogia a volte è necessaria, ovviamente a chi ci vuole far tacere non piace. Caro Enrico, sto uscendo dal “seminato” e me ne scuso ma a volte inevitabilmente certi argomenti mi conducono ad altro e rischio di fare dei commenti più lunghi degli articoli di cui carinamente gli amici chiedono il mio punto di vista, bontà vostra. Posso capire l’importanza dei dialetti che altro non sono che lingua ma disapprovo l’enfasi che a volte se ne fa e quella visione quasi nostalgica rispetto a questi, col solito blaterare sulle nostre radici. Posso pure capire che tra compaesani o corregionali si possa discorrere in dialetto ma la lingua italiana ci accomuna tutti (o dovrebbe) allora non si può prescindere da essa. Un esempio: Se persone provenienti da diverse regioni si esprimessero tutti nel proprio dialetto cosa potrebbe derivarne? Immaginiamo un calabrese e un veneto discorrere in questo senso, che facciamo a “ciascuno il suo”? Fanno un “bel” monologo?
Non è preferibile ricorrere al linguaggio nazionale? Comprendo l’importanza dell’aspetto storico e culturale, quello dei costumi, delle tradizioni, capisco pure che in certi casi il dialetto sia più incisivo perché una certa immediatezza lo rende tale. Il dialetto davvero può unire e penso al teatro di Eduardo, Totò e anche a Massimo Troisi. L’importanza della lingua partenopea anche in ambito musicale è ormai, un fatto acquisito. Credo pure che il dialetto non debba essere imposto, per esempio nelle scuole, come vorrebbero alcuni noti. La “passione” (vera o presunta) per le radici non deve assolutamente essere un ostacolo e rischia di divenire tale! Capita che non ci si comprenda proprio bene (sto riferendomi sempre all’aspetto linguistico) tra corregionali. Per esempio, il dialetto reggino differisce in varie espressioni da quello cosentino ma anche a distanze relativamente brevi, è un dato riscontrabile a causa delle differenti dominazioni. Tutto ciò e affascinante e anche oggetto di studi, però credo che l’amore che definirei quasi ossessivo per le proprie radici non deve rischiare di trascinarci in assurdi atteggiamenti campanilistici, sarebbe un limite, una sorta di muro tra sé e il “mondo”. Insomma… dialetto sì ma con moderazione! A proposito di classici di pedagogia applicata ed etica pubblica, gradirei che venissero applicate entrambe, davvero! Un classico (di questo genere) per quanto possa essere magnifico non è nulla se rimane solo su carta. Ora potrei scrivere di etica pubblica… Toc, toc! Etica pubblica! Dove sei? Non capisco… continua a non rispondermi!
dany   
 
   01-08-2011
bellissimo articolo , che merita più attenzione, ottima analisi economica finanziaria della globalizzazione,e del villaggio globale che non esiste , o se esiste esiste solo nelle menti perverse dei grandi gruppi finanziari ...... ti prometto di dedicarci più tempo con la calma della riflessione.... Da Sardo verace comunque condivido la tua attenta analisi...
lai osvaldo   
 
   29-07-2011
Flavia Crifo apprezzo molto il tuo articolo!Tu poni dei quesiti che tutti dovremmo porci.Bella la "GLOBALIZZAZIONE"?A me sembra ci abbia spinti a trascurare le nostre origini,la nostra cultura,i nostri usi e costumi...il nostro linguaggio!E si sono d'ac...cordo con te......meri processi economici..........che magari hanno arricchito i promotori....ma per il resto...niente di positivo!Pregevole il tuo articolo!Ti ringrazio per avermi dato l'opportunità di leggerlo!Un caro saluto!
Flavia Crifo   
 
   28-07-2011
cara Patrizia,
certo,ingannevole...e la pubblicità non è che un mezzo sofisticato da buoni imbonitori,con tecniche sapienti...le lobbies non han patria per il semplice fatto che il denaro non olet.
Chi dispregia l'amore? ma tale abbisogna di autenticità,è un valore.Ma se manca amche un briciolo di solidarietà?E quando passiamo e vediamo uno steso a terra,facciamo finta di nulla...Patrizia,si può parlare d'amore?Quando ci tolgono la dignità di come scegliere la nostra morte, si può parlare d'amore?
Ciao,so che hai capito cosa ho voluto intendere
emc
enrico marco cipollini   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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