Lungo questo tragitto, che porta ai templi, incontriamo bancarelle sulle quali intravedo gioielli autentici (per materiali e per vetustà). Penso di fermarmi al ritorno. Per ora, non voglio dedicare attenzione a null'altro che alla bellezza assoluta del luogo.
Tongyuang
Muri di fango, case, tepori di vita si annidano
tra montagne-duna rotonde, giganti, stratificate, ondulate.
Dolci orizzonti di cieli sovrastano
campi-tenerezza scolpiti da mani screpolate.
Verdi germogli sbalordiscono secchi deserti,
dove le liquide trasparenze si fanno attesa respirante.
Le cime sinuose, sensuali, imponenti ospitano pasture sorprendenti.
I giovani alberi, come bambini impauriti, sfidano le tramontane taglienti.
I bacini ormai quasi vuoti sognano le piene, per continuare
a modellare la terra, che sembra aver perso la vita
nelle gelate penetranti degl'inverni inclementi.
Caparbia, la speranza ruba terrazze fertili agli argini sconfitti.
Forte, la vita, in dimensioni assenti, scoppia improvvisa, da polvere di vento, e il ramo contorto sfoggia meraviglie.
Vive la terra e brulica di moto fin nelle sue viscere profonde.
Moderni Marco Polo, chiamati da dissepolti sigilli senza tempo,
scavano solidarietà senza confini, per bandiere di mani universali
e cuciono orizzonti per la conoscenza.
(da Linfa guerriera)
Verso Xining
I calanchi della montagna erosa dal tempo
attendono immemori le presenze andate.
Come occhi spalancati, le caverne guardano
le assenze ricomparse sul fiume risvegliato.
Nello splendore del giorno, i cercatori d'oro
intrecciano misteri.
Materne mani sarchiano miracoli neonati
con abbracci indimenticabili di sole.
Sfida la vita ogni giorno la morte e sull'asfalto ignaro
l'innocenza paga prezzi di sangue non dovuto.
La brezza si ritrae dalla terra tagliata
delle sapienti fortezze di sabbia stratificata.
Il grande fiume presta il suo letto all'uomo
e disegna valli a sorpresa di anfiteatri di creste e suggestioni di cieli.
L'umanità ha palpebre fuggenti e bagliori bambini, mentre semina linfe e raccoglie sudori in appezzamenti-piscina.
I limitari affollati di verde affastellato cantano i passi tenaci di un popolo in cammino.
(da Linfa Guerriera)
Xining
Varia il paesaggio, si fa familiare. Si apre la valle verso strade-pianura accidentate. Fiorisce l'abitato, ove il prima della storia ha scritto attraverso l'uomo nomade-raccoglitore-coltivatore e i suoi insediamenti accanto ad acque correnti. Sale la strada verso alture e regressi di fioriture ritardate. Ci sono alberi spogli a fine aprile in Xenin. La primavera tarda ad arrivare. I grandi nidi di corvi sembrano fiori scuri tra i nudi rami protesi. I tronchi lineari e sottili corrono come matite ai lati in rilievo di una geometria di campi sfumati di verde leggero. Sale ancora la strada verso tronchi tinti di argille. La buona rossa creta si fa covone prezioso di mattoni incartati in morbide stuoie. Le cime si variegano di scenario muschiato, guidando la mente alla solennità del Lamasery e dei suoi mistici abitanti vestiti di pieghe marroni e porporine.
(da Linfa guerriera)
L'arrivo al lamasery (una serie di templi buddisti, magnifici e raggruppati nella stessa area) è come la conquista ardua di un nobile fine. Fa sentire il bisogno di fare un gesto memorabile (come infiggere da qualche parte una bandiera con delle scritte -talismano da affidare alle dita leggere del vento e agli occhi dei divini abitatori dei templi cui nulla mai sfugge delle creature né del creato...). L'aria è rarefatta; a chi non è abituato ad altitudini elevate dà capogiri e senso di malessere generale.
La pietra preziosa abbonda qui, dove il divino ha molte dimore. Forma la base solida e pregiata dell'edilizia nuova e dà fondamenta all'arte antica delle pagode più belle del mondo. La civiltà mongola fa capolino a vari livelli nelle identità etniche di questa fetta di storia.
Bruna Spagnuolo (testi) e G. Ferrari (foto)
Continua...