Non ce l'ha fatta l'Italia del deltaplano a rimontare Gran Bretagna, Francia ed Austria e agganciare un gradino del podio dei campionati del mondo a Big Spring, in Texas.
L'operazione sembrava possibile per l'impegno degli azzurri che si aggiudicavano le ultime tre manches. Solo il quarto posto a squadre, quindi, e il quinto nella classifica individuale grazie al trentino Alex Ploner, migliore di una squadra combattiva formata da Elio Cataldi di Treviso, Christian Ciech, trentino trapiantato a Varese, Filippo Oppici di Parma, Tullio Gervasoni di Brescia e Davide Guiducci di Reggio Emilia.
Il titolo mondiale è andato all'ungherese Attila Bertok, seguito dalla coppia austriaca Robert Reisinger e Gerolf Heinrichs. Miglior donna in gara Corinna Schwiegerhausen, tedesca.
Alla competizione hanno preso parte 109 piloti di 25 nazioni. Dieci i giorni di gara previsti, ma solo sette prove sono state disputate, annullate le altre per cattivo tempo. Ogni giorno un percorso diverso tra i 150 e 285 km, tragitti contrassegnati da punti predeterminati sul territorio da aggirare e certificare tramite GPS.
L'appuntamento è tra due anni a Laragne (Francia), ambiente alpino, ben diverso dalle distese del Texas e più consono alla pratica del volo senza motore che sfrutta le correnti d'aria ascensionali per guadagnare quota e percorrere molti chilometri.
Nel frattempo a Palma di Montechiaro (Agrigento) l'amministrazione comunale ha intitolato ad Angelo D'Arrigo il pizzo di Montegrande, una collina contrassegnata da antiche zolfare, posta a fianco del Castello.
Angelo D'Arrigo è ricordato come il primo pilota di deltaplano a scavalcare l'Everest nel maggio del 2004. Precedevano e sono seguiti all'impresa voli lungo le rotte dei falchi, delle gru siberiane e dei condor che lo hanno portato a solcare i cieli del Mediterraneo, Siberia, Mar Caspio e Sud America.
Gustavo Vitali
Ufficio stampa FVIL – Federazione Italiana Volo Libero