Andrea Malabaila
Lungomare nostalgia
Edizioni Spartaco, 2023, pp. 248, € 15,00
Lui è nonno Atà, all’anagrafe Natale, classe 1924, il nipote è Andy, classe 1977. Natale e Andrea. Ma c’è anche nonna Mariuccia, Buccia per il piccolino. E i genitori, Laura e Gianni.
Cuneo è la città di Natale e dei suoi, prima che lui si trasferisca a Torino con la famiglia nel 1949, per lavorare come linotypista presso la Stamperia artistica nazionale. Ha cominciato con la linotype in una tipografia di Cuneo a quattordici anni, subito dopo la scuola di avviamento professionale; è andato in pensione nel 1982 insieme alla linotype ormai sostituita dall’informatica. “L’ultima sua paga oraria era stata di 5.129,99 lire, una cifra che faceva effetto se confrontata con le 210 lire di quando era entrato alla Stamperia artistica nazionale e ancora di più con la mezza lira di quando aveva cominciato a lavorare”.
Ma perché soffermarsi su questi particolari?
Perché con la storia di Natale facciamo un percorso nel ‘900, a cominciare dal periodo fascista, passando per il dopoguerra, il boom economico e oltre, con tutte le trasformazioni politiche, socioeconomiche e culturali.
Un nonno speciale, Atà: arruolatosi su scelta razionale e non ideologica nel battaglione San Marco a Venezia, affidato ai servizi sedentari, quando arrivano i primi bombardamenti alleati organizza la fuga insieme a pochi amici fidati, ben consapevole dei rischi, e a Cuneo rimane nascosto in una soffitta per nove mesi, fino alla liberazione. Non un eroe né un partigiano, comunque una persona che ha sempre scelto la vita, l’ha amata e fatta amare.
Malabaila alterna il presente del nipote ormai adulto, che è uno scrittore, che ha sposato Carlotta ed è diventato già padre, con lo scorrere della vita di Natale e la rievocazione dei momenti trascorsi insieme. Ne deriva l’immagine di una persona brillante, curiosa, romantica e concreta allo stesso tempo, sempre capace di inventarsi qualcosa, di usare arguzia e saggezza.
Quando arriva purtroppo la separazione dal nonno, annunciata da una inevitabile decadenza fisica, mentre la figura di Atà continua ad apparirgli davanti agli occhi in tutti i luoghi frequentati insieme, al nipote non resta altro che “lasciare andare il nonno”, trattenendolo sulla pagina.
Un romanzo piena di tenerezza, un dono in memoria che sottolinea l’importanza della famiglia, dell’ascolto, dei legami d’affetto tra giovani e anziani: sono loro i depositari e i testimoni che hanno sperimentato di persona e visto immagini che fissano momenti di storia del nostro Paese, quando “Le piazze di Torino erano diventate degli enormi saloni all’aperto in cui erano esposte decine e decine di Fiat, di tutti i colori e modelli, dalle 500 alle 127, dalle 600 alle 850”.
Un libro che sottolinea il valore dell’amicizia, quando si sentiva più forte il bisogno di condividere esperienze, fino a comprare in gruppo i biglietti della lotteria di capodanno e attendere la fortuna tutti incollati davanti alla TV. Sarà arrivata la fortuna per nonno Natale, quando il primo premio era di centocinquanta milioni di lire, nel 1965?
Forte è la nostalgia in un’estate trascorsa senza nonno Atà, mentre la vita va avanti nonostante il vuoto, mentre il solito gruppo di amici si incontra a un tavolino per una partita a carte, e a Finale Ligure si ripetono i riti della spiaggia.
Se oggi le trasformazioni arrecate dal tempo, dagli eventi nefasti, dal cosiddetto progresso, hanno portato a un individualismo sempre più preoccupante, nel romanzo di Malabaila si respira ancora un’aria buona, con la famiglia come perno di ogni sicurezza.
Marisa Cecchetti