18 Agosto 2018
Il 14 agosto 2018, poco prima di mezzogiorno, è crollata una sezione lunga circa duecento metri del viadotto Polcevera, noto come ponte Morandi, sull'autostrada A10 a Genova. Le vittime della tragedia sono state quarantatré. La poesia “Ponte Morandi”, che testimonia il dolore della catastrofe, denuncia anche l’evidente gravità degli errori e delle responsabilità umane.
Ponte Morandi
Il ponte temerario
si è spezzato.
Nella morte è caduto,
scheletro inesorabile
che incombeva sulla valle.
Della sua alienazione
restano due tronconi,
trampolini fatali
in bilico sull’incubo.
Piove nel greto asciutto
del torrente.
Dal calcestruzzo
escono come spine
tondini di ferro arrugginito,
affiorano lamiere
schiacciate come pugni
e valigie piene di sogni
cancellati.
Un camion verde e blu
testimonia come la vita
sia fragile e forte,
la vita che in conchiglie d’acciaio,
bagnata di sangue,
ancora respira.
Sulla scena e tutt'intorno
sopraggiungono uomini
con elmi e guanti,
cesoie e martinetti,
pinze e maschere a becco,
raffiche di parole
che sollevano polvere.
Il motore del camion, acceso,
produce una nenia.
La verità è che i ponti
sono le nostre mani.
Genova, 15 agosto 2018
Roberto Malini
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