NIDO
Tu che hai sempre avuto il cielo
della tua città natale a raccontarti
se solo alzavi gli occhi per guardarti
ti chiedi perché mai ho smesso di viaggiare
– oppure di collezionare case e strade,
stanze, assenze, piazze e conoscenze
e il futuro bianco di non avere un forse
questo è il posto giusto per planare –
ti pare certo sia rinuncia al volo
stringermi attorno le ali per restare,
se è vero che mi mancano le storie
raccolte sul muretto alla stazione,
i posti che un istante ho nominato
miei quando già erano sgusciati
fuori dall’oblò del finestrino
mentre il regionale proseguiva
incerto la sua corsa verso la deriva,
perfino quelle notti sui binari
contando e ricontando i passi per tenermi
dall’impietrire solitaria nella neve - - -
Ma vedi anche gli uccelli migratori
se volano è per fame o per cercare
un nido sconosciuto cui tornare;
io qui ho portato la paglia dei miei giorni
il fango delle fughe, le foglie degli affanni,
uno dopo l’altro i ramoscelli dei ricordi
piume rapprese dall’acqua degli sguardi