Qualcuno di noi, forse, le ricorda le “tavole” date in dono a Prova Radicale, la rivista che esce tra il 1975 e il 1976, diretta da Mario Signorino e in redazione quattro gatti di noi alle prime armi…
Quelle tavole, beffarde e scanzonate, inni di senso buono contro il buon senso erano firmate Reiser e Wolinski. Sono già colonne di Charlie Hebdo, qualcuno in Italia prova a farne l’imitazione senza troppa fortuna traducendoli (l’Arcibraccio, un improbabile mensile per dirne uno); qualche volume ne raccoglie gli sberleffi al senso comune lo si trova in librerie specializzate, per il resto bisogna contare sui favori di un amico francese o di chi va in vacanza a Parigi, per averne…
Wolinski, pura razza francese: nato a Tunisi, da madre italiana e padre polacco, lo sberleffo la sua cifra, la dissacrazione come missione.... Vittima, con gli altri, di un’intolleranza che sgomenta e annichilisce, che ci si illudeva confinata in paesi a noi vicini, ma che ci si illude lontani, di cui poco o nulla vogliamo sapere: quanti avranno letto il reportage di Lorenzo Cremonesi su una Bengasi distrutta, pubblicato l’altro giorno sul Corriere della Sera? O quelli di Fausto Biloslavo dalla Siria, pubblicati da il Giornale? E ancora l’Irak, il basso Egitto, lo Yemen… È un fanatismo assassino e criminale che ha già colpito: a Londra, a Madrid, nella stessa Parigi; e prima ancora delle Twin Towers di New York, ricordate la fatwa a Salman Rusdhie, e perfino i traduttori e gli editori di quei Versetti satanici, braccati, colpiti? E prima degli sgozzamenti ad opera del boia nero dell’Isis, quanti altri sono stati massacrati in Afghanistan, Pakistan, Irak? Daniel Pearl, di cos’era colpevole, di essere ebreo o di essere americano, o di essere giornalista, o tutte e tre le cose? E Fabrizio Quattrocchi, frettolosamente liquidato come mercenario? E lo svedese Nils Horner, Maria Grazia Cutuli, lo spagnolo Julio Fuentes…? Una lista infinita di vittime del terrorismo e del fanatismo. Distruggono le statue del Budda, impongono burqa e Corano, sgozzano chi non si converte…
Ora certo: “Siamo tutti francesi, abbiamo il dovere di reagire”, come dice Matteo Renzi. Ieri eravamo tutti americani di New York, ogni tanto siamo perfino tutti ebrei; domani chissà… È evidente che abbiamo il dovere di reagire. Come? Fino ad oggi l’Europa, l’Occidente sono scesi a patti con i regimi che opprimevano i paesi del Maghreb e del Medio Oriente; fin che abbiamo potuto li abbiamo assecondati; si fanno affari, e che affari, con Gheddafi e Ben Alì, con i satrapi dell’Arabia Saudita e Assad; ne abbiamo ignorato i crimini consumati ai danni dei loro stessi popoli; poi, quando la situazione si è incancrenita in modo irrecuperabile abbiamo cercato di correre ai ripari nel modo che sappiamo; non abbiamo saputo (o voluto) predisporre nessuna politica di transizione e “compensazione”; siamo rimasti sordi e indifferenti di fronte ai moniti e agli appelli delle poche coscienze democratiche sopravvissute ai regimi che si sono dissolti; anzi, spesso li abbiamo mortificati e delegittimati… Abbiamo ottimamente operato in modo demenziale, senza minimamente chiederci come e perché gli eredi di Avicenna, Averroé e Umar Khayyam sono diventati quello che sono.
Conta poco il coro di condanna e di solidarietà che si leva per le vittime di Parigi; più attenzione meritano le voci che si raccolgono nei suk e nei quartieri degradati delle capitali arabe; e anche in qualche enclave di Parigi, Londra, Berlino, e anche, perché no? Roma o Milano. Più attenzione per capire, naturalmente, e sperare di trovare chiavi di lettura per quello che accade e certamente accadrà ancora. Inevitabile ci sarà ora la gara a chi più gonfia il petto, e auspica una reazione “forte e decisa”, “energica e dura”, il pugno duro e nessun cedimento; e come no? Suoneranno, suonano già a più non posso, la grancassa della demagogia. Cercheranno di fare esattamente quello che i massacratori di Wolinski e degli altri di Charlie Hebdo vogliono sia fatto. Cadranno nella loro trappola, poco importa se per meschino calcolo, o per congenita idiozia. Il risultato non muta. Quel che è peggio è che in quel gorgo possono trascinare tutti noi.
Valter Vecellio
(da Notizie Radicali, 8 gennaio 2014)