Diario di bordo
Valter Vecellio. Wolinski, vittima di una intolleranza che non sappiamo contrastare
Georges Wolinski (LaPresse)
Georges Wolinski (LaPresse) 
10 Gennaio 2015
 

Qualcuno di noi, forse, le ricorda le “tavole” date in dono a Prova Radicale, la rivista che esce tra il 1975 e il 1976, diretta da Mario Signorino e in redazione quattro gatti di noi alle prime armi…

Quelle tavole, beffarde e scanzonate, inni di senso buono contro il buon senso erano firmate Reiser e Wolinski. Sono già colonne di Charlie Hebdo, qualcuno in Italia prova a farne l’imitazione senza troppa fortuna traducendoli (l’Arcibraccio, un improbabile mensile per dirne uno); qualche volume ne raccoglie gli sberleffi al senso comune lo si trova in librerie specializzate, per il resto bisogna contare sui favori di un amico francese o di chi va in vacanza a Parigi, per averne…

Wolinski, pura razza francese: nato a Tunisi, da madre italiana e padre polacco, lo sberleffo la sua cifra, la dissacrazione come missione.... Vittima, con gli altri, di un’intolleranza che sgomenta e annichilisce, che ci si illudeva confinata in paesi a noi vicini, ma che ci si illude lontani, di cui poco o nulla vogliamo sapere: quanti avranno letto il reportage di Lorenzo Cremonesi su una Bengasi distrutta, pubblicato l’altro giorno sul Corriere della Sera? O quelli di Fausto Biloslavo dalla Siria, pubblicati da il Giornale? E ancora l’Irak, il basso Egitto, lo Yemen… È un fanatismo assassino e criminale che ha già colpito: a Londra, a Madrid, nella stessa Parigi; e prima ancora delle Twin Towers di New York, ricordate la fatwa a Salman Rusdhie, e perfino i traduttori e gli editori di quei Versetti satanici, braccati, colpiti? E prima degli sgozzamenti ad opera del boia nero dell’Isis, quanti altri sono stati massacrati in Afghanistan, Pakistan, Irak? Daniel Pearl, di cos’era colpevole, di essere ebreo o di essere americano, o di essere giornalista, o tutte e tre le cose? E Fabrizio Quattrocchi, frettolosamente liquidato come mercenario? E lo svedese Nils Horner, Maria Grazia Cutuli, lo spagnolo Julio Fuentes…? Una lista infinita di vittime del terrorismo e del fanatismo. Distruggono le statue del Budda, impongono burqa e Corano, sgozzano chi non si converte…

Ora certo: “Siamo tutti francesi, abbiamo il dovere di reagire”, come dice Matteo Renzi. Ieri eravamo tutti americani di New York, ogni tanto siamo perfino tutti ebrei; domani chissà… È evidente che abbiamo il dovere di reagire. Come? Fino ad oggi l’Europa, l’Occidente sono scesi a patti con i regimi che opprimevano i paesi del Maghreb e del Medio Oriente; fin che abbiamo potuto li abbiamo assecondati; si fanno affari, e che affari, con Gheddafi e Ben Alì, con i satrapi dell’Arabia Saudita e Assad; ne abbiamo ignorato i crimini consumati ai danni dei loro stessi popoli; poi, quando la situazione si è incancrenita in modo irrecuperabile abbiamo cercato di correre ai ripari nel modo che sappiamo; non abbiamo saputo (o voluto) predisporre nessuna politica di transizione e “compensazione”; siamo rimasti sordi e indifferenti di fronte ai moniti e agli appelli delle poche coscienze democratiche sopravvissute ai regimi che si sono dissolti; anzi, spesso li abbiamo mortificati e delegittimati… Abbiamo ottimamente operato in modo demenziale, senza minimamente chiederci come e perché gli eredi di Avicenna, Averroé e Umar Khayyam sono diventati quello che sono.

Conta poco il coro di condanna e di solidarietà che si leva per le vittime di Parigi; più attenzione meritano le voci che si raccolgono nei suk e nei quartieri degradati delle capitali arabe; e anche in qualche enclave di Parigi, Londra, Berlino, e anche, perché no? Roma o Milano. Più attenzione per capire, naturalmente, e sperare di trovare chiavi di lettura per quello che accade e certamente accadrà ancora. Inevitabile ci sarà ora la gara a chi più gonfia il petto, e auspica una reazione “forte e decisa”, “energica e dura”, il pugno duro e nessun cedimento; e come no? Suoneranno, suonano già a più non posso, la grancassa della demagogia. Cercheranno di fare esattamente quello che i massacratori di Wolinski e degli altri di Charlie Hebdo vogliono sia fatto. Cadranno nella loro trappola, poco importa se per meschino calcolo, o per congenita idiozia. Il risultato non muta. Quel che è peggio è che in quel gorgo possono trascinare tutti noi.

 

Valter Vecellio

(da Notizie Radicali, 8 gennaio 2014)


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