1. Il cerchio eterno dell’apparire del destino contiene tutto quanto. In questo cerchio sopraggiungono ad un certo punto gli eterni. E il destino rappresenta la verità della terra. Su questa base, Emanuele Severino in questo suo Intorno al senso del nulla (Adelphi, 2013) costruisce e imbastisce una riflessione che riuscirà a condurlo molto lontano e molto avanti lungo la strada della decodificazione del nostro tempo, della nostra storia e delle varie strade intraprese da più filosofi durante il corso dell’intero Pensiero Occidentale. All’interno del destino, il nulla è diverso dagli essenti. Gli essenti sono una cosa e il nulla è un'altra. Dunque, che cos’è il nulla dentro il cerchio eterno del destino? Il nulla «È un significato contraddicentesi». Ovvero, afferma Severino: «È invece il destino della verità a tener ferma la nullità del nulla e l’essere essente dell’essente». Ma il cerchio eterno dell’apparire del destino contiene ed è predisposto a contenere ogni cosa. Infatti: «L’eterno (l’insieme di eterni) in cui la terra consiste sopraggiunge nel cerchio eterno dell’apparire del destino. E con la terra sopraggiunge anche il suo isolamento dal destino, cioè quell’eterno che è la terra isolata dal destino. Nell’isolamento il sopraggiungere degli eterni appare come il diventar altro delle cose e degli enti, dove - si è mostrato - sia il punto di partenza sia il punto di arrivo del diventar altro sono una contraddizione (ossia un aver fede in un contenuto nullo, impossibile)». Sgorga così la terra isolata. Cioè isolata dal destino. Quegli eterni che erano sopraggiunti nel cerchio del destino adesso sono ancora presenti: come pura terra (nel destino) e come traccia (nella terra isolata). Ma che cos’è la terra isolata? «La terra isolata è errare in quanto è isolata dal destino». Qui sulla terra, insomma, c’è l’inganno. C’è una distorsione. Ed ecco che l’intera architettura speculativa di Emanuele Severino messa a punto all’interno di questo libro diventa una filosofia dell’alterazione, della falsificazione, della deformazione e del travisamento. Siamo in presenza di una deformazione: dentro la terra isolata, infatti «Il nulla è… il cominciamento del processo in cui l’esser nulla di un certo essente (ossia il non essere ancora di tale essente) diventa questo essente e un certo essente diventa il proprio esser nulla (ossia non è più). Ma questo processo non è un nulla, bensì è la Regola secondo la quale è necessario che ogni diventar altro si realizzi; e tale Regola è a sua volta l’Immutabile che si impone sulla totalità del tempo e pertanto trasforma l’ancora nulla e l’ormai nulla in un essente che è ascoltatore e suddito di tane immutabile Regola». All’interno della terra isolata si realizza una distorsione: adesso esiste un «prima» entro cui le cose sono nulla ed esiste anche un «dopo» nel quale le cose torneranno ad essere nulla. Nel tempo del «tra»: «Il nulla… è inevitabilmente inteso come ente» e «L’essente, posto come ciò che esce dal nulla e vi ritorna, è inevitabilmente inteso come nulla». L’operazione di pervertimento rispetto alla verità del cerchio eterno del destino è dunque conclusa. La terra isolata è esattamente fede nel nulla, cioè è fede nel fatto che le cose divengano altro.
2. L’isolamento della terra ha un culmine: il nichilismo. L’isolamento della terra è la radice dell’essenza del nichilismo. Cioè la terra si isola dal destino nella maniera più radicale proprio e giusto il virtù del nichilismo. Gli essenti adesso sono niente ed esiste il niente prima degli essenti ed esiste il niente dopo degli essenti. Siamo nell’agguato. Ovvero: la distorsione della terra ci ha portati ad affermare che il mondo della vita è del tutto assente.
3. Il destino è dunque il luogo originario che accoglie la terra. In prossimità del perimetro di tale luogo si genera l’isolamento/separazione della stessa terra. Dice Severino: «L’isolamento/separazione è la radice dell’essenza del nichilismo, perché implica sia l’affermazione che gli essenti sono nulla (in quanto, separandosi dal loro essere, escono e ritornano nel nulla), sia l’affermazione, in rapporto al nulla, che il nulla è un essente». Quello stesso nulla che era (nel destino) un «significato contraddicentesi», diventa qui, qualcosa, un essente, cioè che ho davanti. Per questo «Come fede nel diventar altro delle cose e degli enti, e dunque come fede nell’assolutamente impossibile, la terra isolata è quindi fede nel nulla». Mentre il nulla, nel destino, era l’impossibile, adesso, nella terra isolata, esso si trova a rivestire il ruolo e le caratteristiche del possibile. Infatti: «Nell’ultimo paragrafo di Fondamento della contraddizione si mostra che, essendo necessario che il nulla sia la possibilità di ciò che incomincia ad essere e pertanto la possibilità dell’inizio della totalità degli enti, ed essendo necessario che la possibilità sia un modo di essere, allora, ponendo il nulla come possibilità, si afferma che il nulla è essere». Dunque il nulla è il possibile e perciò esso è entificato; è divenuto essente. Ma altresì Severino ci ricorda: «È impossibile… che il nulla sia la possibilità che gli enti abbiano o non abbiano inizio». Per questo il nulla è un «significato contraddicentesi». Nella terra isolata esso è possibile; nel destino è assolutamente impossibile. La distorsione è dunque avvenuta. Che qualcosa esca dal nulla è divenga altro, per il nichilismo, è frutto del caso. Ma, come abbiamo visto, esiste un Immutabile. Il quale consiste nella Regola che regge ogni diventar altro della terra isolata. Tale Regola prescrive che esista il nulla dal quale, poi, si generano gli essenti. Ma tale nulla, come detto sopra, è un «significato contraddicentesi». La terra isolata perciò si genera intorno al falso. All’inganno. Il nulla che nel destino era nulla, diventa adesso qualcosa. La riflessione di Severino può dirsi a questo punto conclusa. Intorno al senso del nulla (attraverso anche Parmenide, Platone, Hegel ed Heidegger) il filosofo di Brescia ci ha portati ad intravedere il gioco di una mancanza. Il mondo della vita è assente nella terra isolata. C’è solo il nulla, per il nichilismo. La verità sta in un cerchio molto più largo e generale. La verità sta sullo «sfondo». C’è un «contesto» che deve essere valutato e considerato. Non si può prescindere dalla vastità.
Gianfranco Cordì