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Gianfranco Cordì. L’ISOLA 
Il Nuovo Realismo ha trovato un porto
23 Giugno 2014
 

1. Recentemente Maurizio Ferraris si è trovato (suo malgrado) a dover difendere il suo Nuovo realismo da alcune critiche – anche abbastanza sgradevoli. Il motivo di tale acredine (peraltro basata su delle motivazioni abbastanza démodé) è che si ritiene, questa isola (di terra ed acqua) abbia dimenticato gli altri due elementi di Empedocle da Agrigento: aria e fuoco. L’isola che il cantautore Francesco Guccini indicava come “non trovata” è stata invece edificata. Che lo si voglia o no: Ferraris, Eco, Searle, Recalcati e Putnam (nel volume collettivo Bentornata realtà, edito da Einaudi) hanno indicato la via come raggiungere un agglomerato di terra completamente bagnato dal mare: l’isola della realtà. Insomma, alla fine gli stessi avversari postmodernisti hanno dovuto ammettere che questa isola esiste. Nessuno ha potuto negare l’“inemendabile”. Tuttalpiù qualcuno come Carlo Sini ha sbottato furibondo con parole di fuoco (appunto, l’altro elemento mancante insieme all’aria). Ma la sostanza aristotelica del discorso rimane: l’isola è stata trovata, l’“inemendabile” ha reclamato la propria realtà dei fatti ed il Nuovo Realismo, da progetto filosofico affidato ad alcuni manifesti programmatici è divenuto una vera e propria corrente. A questo punto il filosofo di Torino è intervenuto nel dibattito reclamando la normatività del concreto, ovvero il diritto come giurisprudenza dell’edificio teorico della res extensa. Per cui terra, acqua, aria e fuoco hanno avuto bisogno del famoso “Quinto Elemento” cioè della teoria dei valori (o assiologia) di Habermas esposta nel clamoroso volume Fatti e valori edito quest’anno da Laterza.

2. Recentemente Epicuro da Samo è stato consegnato all’economia politica da alcuni filosofi italiani ed anche europei. Bodei, Esposito, Severino, Cacciari ecc. si sono trovati di fronte un “Mare magnum” di fatti biopolitici, economici, giuridici ed anche tecnologici da interpretare. Alla luce di considerazioni accademiche sono giunti alla conclusione che Epicuro avrebbe assegnato a questi fatti la corretta interpretazione. Ed infatti (a proposito di “fatti”) la filosofia italiana si è assestata su una linea che partendo dal solito Nietzsche va a finire ad Heidegger e, nel 1900, ai suoi principali continuatori – oltre che alla seconda linea continentale (Derrida, Foucault, Nancy, ecc.). Ferraris invece ha trovato un porto sicuro in questa “isola”. Tra molti analitici e tanti continentali, Maurizio Ferraris – partendo da posizioni postmoderniste – si è trovato a dover fare i conti con la realtà.

3. Il dibattito in corso tra Postmodernisti e Realisti ha trovato dunque sbocco in un isola detta dell’“inemendabile” sulla quale e rispetto alla quale cadono le interpretazioni de costruttive o deboliste. Salvatore Natoli, Giacomo Marramao ed altri con Carlo Galli insistono sulla possibilità di interpretare ancora. Mentre moltissimi altri filosofi si dicono convinti che Ferraris ha sdoganato un concetto nuovo davvero. La questione del cacciavite (usato da Ferraris recentemente nella trasmissione televisiva “Zadig” per dimostrare l’“inemendabile”) è tuttora aperta.

 

Gianfranco Cordì


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