Candidarsi alla guida del Comune di Napoli “contro le mafie” sarebbe un rischio tanto grande da indurre a desistere dal proporre una candidatura vincente. «Non ho candidato la ministra Carfagna per non buttarla in pasto alla camorra».
Sono uno specchio quelle parole del premier: sono l'affermazione pubblica di una convenzione conosciuta da tutti, quasi un contratto con la criminalità organizzata. Un contratto che ha carattere strutturale nella necessaria divisione tra bisogni e benessere, divisione nella quale la non negoziabilità degli stili di vita riguarda solo il lusso e l'accumulazione dei privilegi.
La revulsione esterna di veleni voluminosi, l'immondizia, per anni custoditi in un ventre non a caso al sud, è stata il momento della verità. L'esantema di un male pervicacemente mostrato come anomalia, e che invece è la tappa avanzata, e verificabile ovunque al sud, del ciclo economico che butta altrove i danni collaterali.
Una dichiarazione sulla quale c'è poco da ironizzare e che non va presa come la solita boutade di un politico irresponsabile e pronto a tutto pur di salvare propria faccia. La frase è rivelatrice della delega consegnata alle mafie per la moderazione dei bisogni al Sud, molto di più di una semplice desistenza istituzionale.
Se Napoli avesse potuto ancora nascondere ed assorbire veleni non ci sarebbero stati né scandali né vergogne nazionali, e le parole del Premier avrebbero ancora potuto essere prese come spunto di satira fine a se stessa.
E potrebbe ancora essere così: E se ancora così fosse ne avrebbe responsabilità, coi cittadini, ogni forza che abbia dichiarato la propria determinazione di ridisegnare i paradigmi della politica.
Il risultato elettorale di Napoli, spiazza e sconvolge pur essendo un figlio che ha ancora solo padri, ma pur sempre un figlio (l'elettorato che ha votato la quinta via è prevalentemente femminile).
Spiazza e sconvolge anche i cronisti militanti, la cui posizione alternativa è alternativa finché esiste una casta alla quale contrapporsi. Che posto avrebbero tanti opinion makers fuori dalle consuetudini del gioco solito tra i soliti noti? Dove incasellare e come catalogare la politica non conosciuta perché occultata da loro stessi?
C'è poi la corsa patetica dei capi a presentare come proprio un risultato embrionale, ottenuto da soggetti politici molto lontani dalle loro gerarchie. Per fare il solito noioso giogo continuano ad occultare quei soggetti e continuano a dare le viste di non capire: allora è bene spiegare!
A Napoli c'è stato un voto contro le mafie, chi l'ha dato l'ha dato l'ha dato per questo!
Se è vero quanto affermato dal premier, è anche vero ciò che se ne evince: le donne e gli uomini di Napoli sono intenzionalmente lasciati soli di fronte al crimine organizzato, perché le mafie sono affare di Stato, un affare irrinunciabile.
La Ministra Carfagna è convenuta pubblicamente sul carattere mafioso dei dirigenti del PDL in Campania. Ma non ha fatto nulla: è stata fatta salire sul destriero bianco che da sempre salva (?) una e ne condanna migliaia.
Noi donne di Napoli invece siamo da sempre a denunciare le connivenze mafiose dei politici di tutte le parti: l'UDI di Napoli non lascerà mai perdere.
Quel poco simbolico e pratico che potevano fare i parlamentari della Campania era una volta tanto dimettersi in blocco dal Parlamento all'atto della negazione dell'autorizzazione a procedere contro l'on. Cosentino. Non lo hanno fatto.
Chi è stato eletto alla Provincia di Napoli, parimenti, non fa il semplice gesto di alzarsi da uno scranno che lo costringe a sedere gerarchicamente sottoposto a chi si comporta da camorrista.
Sarà perché in questa città ci si può ribellare e si può denunciare il carattere mafioso del giro dei guardamacchine abusivi, ma può andare sotto processo se lo stesso criterio di ribellione viene applicato ad un potente.
L'on Cesaro, presidente della Provincia di Napoli ha impedito la razionalizzazione del sistema dei rifiuti (il sistema è ancora provinciale, e da due anni la provincia non fa nulla di nulla). Lui e l'On. Bassolino, ex presidente della Regione non hanno mai litigato. Lui e il nuovo presidente Caldoro non hanno mai litigato. Lui e la Sindaca non hanno mai davvero litigato. Vorrà dire qualcosa.
Ora la sindaca cieca è uscita da Palazzo S. Giacomo, è possibile che tutti riacquistino la vista, per guardare almeno nei pochi metri che li circondano, fino agli scudi umani che siamo noi.
Stefania Cantatore
UDI Napoli