Conosco Cristina Balzaretti da alcuni anni, da quando casualmente mi è capitato tra le mani il suo primo Laboratorio poesia. Officina di scrittura creativa (Erickson, 2001) e l’ho contattata per un’intervista da pubblicare sul Gazetin. Da allora abbiamo avuto modo di frequentarci quando è venuta a Sondrio a tenere due corsi per gli insegnanti sulla poesia, qualche anno fa, e ogni tanto ci si risente grazie a questa straordinaria invenzione chiamata “internet”, senza contare che periodicamente ci scambiamo le rispettive pubblicazioni. È sorprendente costatare quanto il sapere e l’estrosità di Cristina abbracci vari campi. Questo si riflette anche sulle sue scritture.
Di recente ho ricevuto da Lietocolle Tra figure di pietra (alle case abbandonate dell'Alta Valsassina), libro realizzato in collaborazione con il fotografo Giannino Carnio. Un’operazione interessante quella di abbinare immagini fotografiche in bianco e nero della montagna a versi poetici. In particolare l’originalità dell’opera sta nel soggetto scelto e cioè le abitazioni abbandonate dell’Alta Valssassina, zona confinante alla nostra Valtellina. La montagna è stata fino a pochi decenni fa la “casa” per eccellenza della maggior parte delle nostre famiglie, di tradizione contadina, abituate alla fatica ma anche alla condivisione delle esperienze della giornata accanto all’enorme camino. Le case antiche costruite con i materiali reperibili in montagna e cioè legno e pietra, avevano un basamento a volte seminterrato, adibito a ricovero per le bestie. Al piano superiore spesso vi era un unico grande locale, a volte diviso in spazi più piccoli, dove c’era la cucina-soggiorno e le camere da letto. Sopra o accanto alla casa si trovava il fienile, necessario per governare le bestie. La soffitta era in genere aperta, il tetto collocato sui muri portanti e un grosso legno in corrispondenza della colma, le aperture chiuse con la legna da bruciare durante l'inverno. Le terrazze in legno, chiamate ballatoi, servivano ai collegamenti fra i diversi locali soprastanti e venivano utilizzati anche per stendere i panni, vi si lasciavano le fascine di viticci e legna fine per accendere il fuoco e talvolta vi si mettevano ad essiccare i prodotti per l'inverno. Anche se nella maggior parte dei casi l’interno di queste abitazioni è stato ristrutturato, con l’aggiunta delle cosiddette comodità (luce elettrica, acqua corrente, servizi igienici) oppure vige in stato di abbandono, è ancora possibile godere della struttura esterna di questa case passeggiando in montagna. L’importanza di questa pubblicazione sta quindi nella riscoperta di queste testimonianze architettoniche, storiche e culturali, che andrebbero maggiormente salvaguardate attraverso attente politiche di restauro e di rispetto per l’ambiente, e nel ridare valore ai ricordi e alle tradizioni. Questi “scatti” fotografici e poetici, sono in grado di risvegliare la memoria di quanti un tempo in quelle case ci hanno vissuto e riescono a suscitare la curiosità a “conoscere” delle nuove leve. Noi siamo il frutto del nostro passato e la qualità del futuro dipenderà da quanto siamo riusciti a far tesoro delle preziose memorie legate alle nostre radici e a tramandarle ai giovani.
Paola Mara De Maestri
Cristina Balzaretti
da Tra figure di pietra
Due case abbandonate
dicono la loro rinuncia
ai sambuchi che ascoltano
con la testa bassa?
Ci sono case
che si tengono per mano
come processione aperta.
Larice rosso sangue le travi
ancora dopo quattrocento anni
squadrati a colpi d’ascia
guardano la pietra.
Cristina Balzaretti, insegnante, formatrice e consulente psicopedagogico presso diverse scuole della provincia di Milano, è autrice di numerosi articoli riguardanti il tema dell'integrazione, della pedagogia delle emozioni, della scrittura poetica e creativa. Suoi testi poetici sono raccolti in diverse antologie.
Ha pubblicato: Saggi/ Pedagogia speciale dell'integrazione. Handicap: conoscere e accompagnare - con A. Canevaro e G. Rigon (La Nuova Italia, 1996); Laboratorio poesia. Officina di scrittura creativa (Erickson, Trento 2001); Laboratorio Poesia 2. Nuove attività per l'officina di scrittura creativa (Erickson, Trento 2007); La poesia della natura. Percorsi di scrittura creativa con musica, arte e movimento (Erickson, Trento 2008). Poesia/ Con la casa editrice Pulcinoelefante di Alberto Casiraghi: Una poesia, Speranza, Intolleranza, Dura è la corazza, Stanca di guerra, Sveva, La porta, È il tempo, Sostenibile, Previsioni del tempo, Haikudinoi; Rammendi Invisibili prodotta in proprio (Arti Grafiche Marelli, 2002); Aprile, ancora - trilogia prodotta in proprio (2005); “Aprile”: poesia inserita nell'opera collettiva Il cuore dei giorni, carte di Paolo Leveni (Farina Grafiche, 2005); La stanza (LietoColle, 2005); La vita detta (Omaggio a Pablo Neruda) (Fiori di Torchio, 2007); Rammendi invisibili (LietoColle, 2007); Variazioni di rosso (LietoColle, 2008); Tra figure di pietra - alle case abbandonate dell'alta Valsassina (LietoColle, 2009).
Giannino Carnio, di origini venete, vive e lavora a Verano Brianza. Inciampa nella fotografia quasi per caso e da allora ama cogliere delle atmosfere metropolitane o dei particolari naturalistici la loro speciale eccentrica peculiarità. La fotografia è il suo lavoro ma soprattutto il suo linguaggio espressivo che non suole ripetersi e riconoscersi. Ha collaborato in varie occasioni con Cristina Balzaretti a contrappuntare in immagini le sue raccolte poetiche.
Cristina Balzaretti
Tra figure di pietra
Alle case abbandonate dell'Alta Valsassina
Fotografie di Giannino Carnio
LietoColle, 2009, € 13,00