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Rilettura/ Luigi Boccilli. “Campo di grano” di Maria Lanciotti 
Giochi, istruzione, mestieri nella Ciampino del dopoguerra
22 Ottobre 2023
 

Maria Lanciotti

Campo di grano

Anni Nuovi, 2003, pp. 191

 

Un retropasso, cesellato con il bulino della semplicità, che mai indugia sugli eventi in sé, ma che degli stessi si serve anche per lanciare brevi messaggi

 

 

Racconto di macerie e lucciole su Ciampino, base di atterraggio per chi non ha avuto paura di partire. Soltanto questo”: così Maria Lanciotti conclude la breve introduzione al suo Campo di grano, Anni Nuovi Editrice, 2003.

Soltanto questo!… Ma è davvero poca cosa una storia fatta di ricordi che, affondando le radici nel proprio passato, le incastonano via via nella vita collettiva?

E poca cosa l’averlo fatto riuscendo a coinvolgere emotivamente chi quegli stessi eventi – la guerra, le bombe, la borsa nera e… – ha avuto la ventura di vivere, sia pure naturalmente con ben diverse sfaccettature personali e d’ambiente?

E poca cosa avere tratteggiato con personali “quadretti di vita” alcuni spaccati d’altri tempi (tali, malgrado l’età dell’autrice: ma, si sa, oggi il tempo scorre più veloce che in passato e la modernità rende obsoleta la mentalità ancor più della tecnologia), tramutandoli in tante piccole tessere con le quali costruire un vivido, policromo mosaico.

Lo sguardo dell’autrice si rivolge alla fanciullezza, quasi a volerne rivivere alcuni significativi aspetti ed effetti, in tal modo immergendosi (ed immergendo il lettore) nella storia vera, quella fatta delle piccole cose, non falsate dalle strumentalizzazioni usuali della storiografia ufficiale. Un retropasso, cesellato con il bulino della semplicità, che mai indugia sugli eventi in sé, ma che degli stessi si serve anche per lanciare brevi messaggi, tipo “Il tesoro si trova solo per finta” (pag. 20), che sa tanto di concretezze di vita offerte con l’agile-fine-delicata esposizione della fiaba.

Il ricordo riconduce l’autrice a papà e mamma, alla loro laboriosità, alle battaglie per la vita, alla quotidiana loro parsimoniosità, alle loro tenere fermezze educative (anche questa… roba d’altri tempi), al vivido vincolo che tuttora la tiene unita ai fratelli, ambedue stakanovisti del lavoro (altro valore d’altri tempi) ed altrettanto infaticabili nell’offrirle il proprio fraterno amore.

Una narrazione delicata (tenera, quella “caduta dalle scale” che lascia evincere un pudore d’altri tempi), espressa attraverso un presente storico in grado di rendere ogni fatto ancor più vivido e vero.

Non sarebbe male che i giovani leggano questo Campo di grano, per conoscere alcuni importanti spaccati di vita in modo ben più vero, comunque più agile e piacevole, di come riescano a farlo tanti testi scolastici.

Un “soltanto” dunque, da considerare solo simpatico eufemismo atto a farci cogliere, dell’autrice, la parte più semplice e genuina, come solo le donne – quando lo fanno – sanno fare.

 

Luigi Boccilli

(sociologo/ poeta/ ex tranviere)

 

 




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