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Il bambino è un essere sociale
22 Aprile 2007
 

Da sempre l’uomo condivide con i suoi simili strategie di sopravvivenza e nel corso dei secoli ha maturato il contratto sociale che gli garantisce un’esistenza dentro confini regolamentati.

Per vivere con gli altri occorre maturare alcune competenze sociali indispensabili a regolare i rapporti fra le persone di una comunità.

Tali competenze nascono e si sviluppano su alcune basi, elementi che ricorrono nei gruppi sociali e che sono gli archetipi su cui poggiano le convenzioni.

Il primo è il principio di realtà sociale, ovvero usi, costumi, convenzioni, abitudini che connotano la comunità di appartenenza, che vanno riconosciuti e osservati per poterne far parte. Molti adulti trasgrediscono le piccole e grandi regole sociali in virtù di un principio di individualità e libertà personale, senza rendersi conto che l’esempio che danno ai bambini diventa incoerente nel momento in cui si chiede loro di comportarsi in modi stabiliti.

Il secondo elemento fondamentale riguarda una sorta di educazione sentimentale, ovvero come imparare a governare le emozioni che connotano la nostra vita e quella di tutti.

Il effetti il clima sociale è dato dal prodotto dell’equilibrio delle singole gestioni del lato emotivo personale. Siamo competenti quando sappiamo governare il volto, i gesti, le parole, il comportamento, l’espressione dei nostri impulsi emotivi, attraverso la modulazione dell’intensità, dell’adeguatezza, dell’utilità del nostro agire.

La sintonizzazione sulle emozioni degli altri rendendo quindi i comportamenti in linea con i diversi contesti è già un gradino oltre, diventa una nuova competenza, ossia si parla di decentramento a livello cognitivo ed affettivo come capacità di mettersi nei panni degli altri, capire il punto di vista che non è il nostro, ma che può starci. E’ la base della comunicazione dialogica. Diversamente ciascuno parla per sé.

Come maturare queste competenze?

Attraverso il vivere quotidiano, la relazione intersoggettiva, il fare esperienze con molte persone e con persone che la pensano diversamente da noi. In questo senso una palestra notevole diventa la scuola che accoglie bambini e ragazzi di varie provenienze sociali ed etniche. Dal confronto e dallo scontro giornaliero su temi, problemi, giochi, atteggiamenti, nascono nella mente dubbi, interpretazioni, pensieri che modificano anche i propri, che introducono elementi di riflessione, che aiutano a crescere nella tolleranza delle varie posizioni. Chissà che davvero da questa ondata migratoria non nascano nuove menti aperte, tolleranti e rispettose degli altri esseri!

La scuola educa alla convivenza civile anche solo per il fatto che quotidianamente chiede una condivisione di regole, chiede l’ascolto degli altri, chiede al bambino e al ragazzo il confronto tra le sue idee sul mondo e sulle persone e quelle di tutte le altre individualità presenti nella stessa classe.

Ascoltare una conversazione fra bambini, anche molto piccoli, nelle scuole dell’infanzia è un’esperienza unica. Attraverso gli scambi, i bimbi maturano non solo competenze sociali, ma anche e soprattutto conoscenza.

Vi sono molti studi sulla costruzione sociale della conoscenza, essa infatti non avviene in modo solo individuale, ma è proprio dal confronto e dallo scontro cognitivo con altre visioni del mondo e della cosa oggetto della discussione, che nascono nuovi tasselli da agganciare al già conosciuto o a quello che era appena percepito. Vi sono approcci didattici che partono proprio dalla discussione delle idee ingenue dei bambini per permettere loro di ampliare quelle pre-conoscenze per poi trasformarle in nuove e più complete conoscenze. E questo metodo affronta qualsiasi disciplina. Poi c’è l’approccio filosofico: discussioni mirate all’approfondimento di tematiche generali, quali il vivere, il morire, l’etica, il rispetto, la pace, i conflitti, … che portano i ragazzi a riflettere sui loro comportamenti e a trarre spunto per migliorarli. Ancora, la riflessione può partire dai fatti di cronaca, dalla politica, dalle guerre sul pianeta, dai problemi planetari.

È fondamentale che i ragazzi crescano con una coscienza dei problemi attuali e delle proprie responsabilità! In questo senso la sinergia di tutte le agenzie educative è assolutamente necessaria.

La coerenza educativa se vale per la crescita naturale di un bambino, diventa indispensabile per la maturazione di una identità sociale. È il grande compito degli adulti.

 

Fausta Svanella


 
 
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