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Natale in poesia 2023 
a cura di Paola Mara De Maestri
Presepe di Traona (località Valletta)
Presepe di Traona (località Valletta) 
24 Dicembre 2023
 

Ecco alcune poesie a tema, composte dagli artisti del Laboratorio Poetico di èValtellina, per accendere l’atmosfera natalizia.

Auguri di buone feste a voi tutti. Buona lettura!

 

 

In questa notte

 

In questa notte...
Notte magica,
Notte di luce,  che  illumina.
Notte di vita, che rinnova
Notte di rinascita.
In questa notte,
la notte di tutte le notti,
In questa notte… io penso a te,
e ti auguro felice notte di Natale!

 

Dalida Iemoli

 

 

La gioia dell’attesa

 

Nelle tenebre della sera

il cuore cerca, con trepidazione,

la tremula luce della speranza!

Nel cammino, lo sguardo si perde

nei giochi di luce dai mille colori

che preannunciano le feste imminenti.

L’essere freme di attesa

e il cuore ricolmo di gioia

canta inni d’amore,

sognando albe senza dolore,

dove il Sole illuminerà

il cammino di ogni uomo

realizzando la gioia dell’attesa!

 

Luciana Marchetti

 

 

Un Natale quotidiano...

 

Ogni mattina, presto presto, accompagno i miei figli a scuola; trascorriamo un po’ di tempo insieme e quando scatta l’ora ci diamo degli abbracci, fortissimi, e ci auguriamo una buona giornata. Quel momento dell’abbraccio è speciale un momento di forte calore umano un forte sentimento d’amore un’epifania. È un Natale quotidiano l’avvento di Gesù Bambino un attimo fisso nel tempo luce che ritorna. Passato quest’attimo aspetto in solitudine il prossimo Natale che non è lontano quasi quasi... vicinissimo.

 

Patrick Sammut (Malta)

 

 

In Via Grappoli

 

Gianni usa lo scooter per spostarsi.

È comodo ma lui lo guida con tristezza.

E poi è preoccupato perché sta ingrassando.

 

Lucia porta a spasso il cane e fuma.

Sigaretta e guinzaglio sono la sua libertà

nella sua vita depressa.

 

Michele ha perso il figlio in un incidente.

Anni fa.

E non si è mai ripreso.

 

In Via Grappoli, la sera prima di Natale

passa l’annuale processione con Gesù Bambino.

Lo portano sulle spalle alcuni bambini.

Altri cantano inni e tengono lanterne.

 

Gianni, Lucia e Michele e tutti gli altri,

tristi o felici, del villaggio,

lo guardano passare.

 

Immersi in un’aura di calore e nostalgia

sentono permeare i loro cuori un assaggio di celeste bontà.

 

Emmanuel Attard Cassar (Malta)

 

 

A lungo Ti ho atteso.

 

A lungo Ti ho atteso

nell’oscurità della sera,

ho assaporato l’amaro calice

della ribellione, della solitudine.

Quando anche l’ultima fiammella

si è spenta, la Tua voce inascoltata

ha seguitato a chiamarmi

e solo ora, giunta ormai l’alba,

al mio colpevole silenzio

Ti sento prossimo.

Ora soltanto comprendo

che non invano Ti ho atteso

e in me si espande

una calma sconfinata,

la pace estrema.

 

Marino Spini

 

 

Vorrei

 

Vorrei mettere le parole in un alambicco, per estrarle il nettare per un manoscritto

Uno scritto che parta dal cuore, che parli specialmente di un grande amore

Queste parole che sono state sterilizzate, per poi estrarle l’essenza e usarle come magia all’occorrenza

Poi si potranno mettete in fila, per farne uscire delle romantiche poesie

Quelle poesie che entrano nei filamenti, che girano per il corpo, per toglierci dai tormenti

Perché noi Umani siamo molto complicati, se non siamo attorniati d’amore, ci sentiamo delusi, ci sentiamo esclusi

Allora ritorniamo all’Alambicco, poi assorbiamo  tutto quello che troviamo scritto

Per abbeverarci con il succo delle parole, che per gustarle vanno scritte tutte in prose

Però la cosa più importante, è che devono essere ben allineate tutte quante

Devono avvolgerci con il loro alone, per sentirci dentro la vibrazione dell’amore .

 

Luciano Luzzi

 

 

Sulla strada del Presepe

 

Cammina il pensiero

nel pieno della notte.

Sento l’inverno salire dal cuore

e il silenzio dell’uomo

fermo sui suoi passi.

Muovo lo sguardo

in cerca di uno spiraglio

di un filo che mi guidi

fuori dal labirinto.

S’accende l’attesa,

il Natale è vicino.

Sulla strada del presepe

l’umanità prende forma. 

Si rinnova l’annuncio.

Tra noi il Bambino 

che abita il povero

e veste la pace.

Raccolgo nidi di speranza

e sul mio sentiero

il germoglio di un nuovo mattino.

 

Paola Mara De Maestri

 

 

L’alba del mattino più bello

 

Come l’ albero che cresce

come il bimbo che nasce

è la pace

corale voce

dipinta nel sorriso

del cielo condiviso.

 

Non ha confini la pace

se le armi diventano rami

fioriti, sparsi

nei campi seminati

dove ciascuno tende le mani

all’altro… fratello

allora la pace sarà

l’alba del mattino più bello.


Anna Barolo

 

 

Santo Natale

 

Il Santo Natale

al sol pensarlo

mi si apre il cuore e l’anima,

gli occhi mi si illuminano.

È un giorno d’amore

dolce e fragile

con mille sfere di emozioni.

Arriva come un miraggio,

porta Amore, Pace, Sogni,

Speranza e Desideri.

Colma e incanta

tutti i cuori con Felicità,

Trepidazioni e Allegria.

La cosa più bella

del Santo Natale è

il sorriso di luce e amore stampati

su tutti i volti delle genti grandi e

piccini.

Tutti i cuori traboccano di gioia

e gridano

è nato, è nato, è nato il Redentore

il nostro Salvatore.

 

Lucia Mescia

 

 

Ün Nätaal da pèniñ (Un Natale da piccolo)

 

La mè porto n’dree ün bèl puu dè agn, stà puèsio,

quänt crèdivi al stori è ghivi fäntasio;

crèdivi al Bämbiñ, ai Rè Mägi è a la bèfäno,

mingo asee, fino ch’èi tiravo fò l’urs dè la täno.

 

Ul Nätaal è l’Epifanio, glièro grändi ricurensi,

èi tiravo fò vèrgutt püsèe daa dèl crèdensi;

näturalment sèmpri in rèsuñ dul bursiñ,

chè, pütost c’à fisarmonico, l’èro a urghèniñ.

 

Dai prim dè dicembri cuminciavi a trèpègià,

chisà quèst an, cus’ èi mè purtarà;

i doni èi süpèravo mäi gl’aspètativi,

daa sèi capivo quasi, cusè chè vulivi.

 

Ul prim a rivà l’èro ’l Bämbiñ,

l’èro n’dul cöör, dè tüc c’ i mätèliñ;

scircavi da stà svègliu per vèdèl a rivà,

mä ul sugn èl vengivo, ghèro nègutt da fa.

 

Sü’ n’dul cumudiñ, mètivi ’l ciapel,

speravi sèmpri in vèrgutt dè bèl;

mè parivo propi da vèss staa dabee,

ubèdient è giüdizius, cumè sè cunvee.

 

A la mätino a bunuro l’èro forto l’èmuziuñ,

n’ugiado da falchètt al ciapel, cun trepidaziuñ;

ün pèer dè guään c’ è nä’ bèrèto,

dè bisciolo nä’ bèlo fèto.

 

Per la bèfäno guu mäi aüü tänto simpatio,

stà vegio sü’ nä’ scuo, la ghivo dè la strio;

puntavi sui Rè Mägi, l’mè parivo mèi,

luur, èi rivavo su la gropo di camèi.

 

Ei välutavo i mèrèt, sül scòss dè la fènèstro,

nä’ bränco dè galètt, l’èro giamò nä’ fèsto;

sè ghèro po’ n’pèer dè mändariñ,

mètivi la pèl sü’ la pigno, per sentì ul prufümiñ.

 

A quii temp ul Nataal sul vivivo intensament,

ün mist dè mistero è dè puèsio, sè sentivo dè dent;

l’èro quasi nä’ mägio, cui suñ da fèsto dè la cämpäno,

la näscito dul Sègnur, i Rè Mägi è la bèfäno.

 

Vööi mingo fach ul prucèss ai temp ch’è cämbiaa,

mä’ dè quèlo semplicità, bee puuch l’è rèstaa;

u vulüü pruvà a mèt sü’ la pigno nä’ pèl dè mändariñ,

ul prufüm èl m’ää purtaa ai ricordi dè quänt sèri n’tusiñ.

 

Cesare Ciaponi


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