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Sergio Caivano. L’agonia della sanità pubblica
04 Luglio 2023
 

Da diversi anni assistiamo, impotenti, all’agonia della sanità pubblica ovunque e, per quel tanto che ci riguarda direttamente, anche in Valtellina. La cosa si è ulteriormente aggravata negli ultimi tempi. Il pronto soccorso di Sondrio risulta sprovvisto di un numero sufficiente di medici e di infermieri. È persino successo che taluni pazienti non abbiano potuto rivolgersi direttamente al medico ma, per interposta persona, solo ad un infermiere.

Esistono altre difficoltà al momento della prenotazione di una visita presso un ospedale dell’Asst Valtellina e Alto Lario. L’attesa per una visita può protrarsi a lungo, in certi casi fino ad un anno. Le cose migliorano se la visita viene richiesta a pagamento, ma i tempi di attesa restano comunque lunghi. A questo punto, non rimane che rivolgersi alla sanità privata. I cui centri, solo a Sondrio, sono ben tre. Considerando tutta la provincia, arriviamo a sette/otto centri di sanità privata.

Il futuro sembra ancora peggiore. Il nuovo Governo, infatti, ha già deciso di tagliare ulteriormente gli stanziamenti destinati alla sanità pubblica, ove mancano medici ed infermieri in misura adeguata, e ove sono previsti numerosi pensionamenti nei prossimi anni. È evidente, a questo punto, che lo scopo del nuovo Governo sia impegnato, per il futuro, alla ulteriore riduzione della sanità pubblica, sostituita sempre più dalla sanità privata. La quale può avvalersi di medici e di infermieri meglio retribuiti. Soprattutto, la sanità privata non ha l’obbligo di tenere centri di pronto soccorso.

Mi chiedo: cosa potrà fare, in un futuro che non sembra tanto lontano, chi necessiterà di un pronto intervento? E cosa possono fare, già oggi, quanti non sono in grado di sostenere le spese per una visita specialistica presso un ospedale pubblico o quelle, più elevate, presso un centro di sanità privata? La domanda è legittima in un Paese che conta oltre 5 milioni di poveri. È evidente che molti saranno costretti a non curarsi, nonostante il dettato costituzionale, sancito all’art. 32, che testualmente recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Tanti, troppi cittadini rimangono già oggi, e rimarranno soprattutto nel futuro, privati del loro diritto alla salute e si lasceranno andare. Ma è giusto ed ammissibile tutto questo in un Paese civile?

 

Sergio Caivano


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