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Una vera sorpresa il convegno ENERSUD
18 Aprile 2006
 

L’idea di questo convegno è nata dall’incontro di due piccole associazioni (Salvambiente e Oltreilconfine) che spediscono cucine solari in Africa, con altre organizzazioni che promuovono progetti di sviluppo sostenibile attraverso fonti energetiche rinnovabili. È allora che si è sentito il bisogno di rendere visibile questo argomento poco conosciuto.


E così Sabato 8 Aprile ha avuto luogo a Trezzano s/N (Milano) il convegno nazionale “ENERGIE RINNOVABILI E TECNOLOGIE APPROPRIATE PER IL SUD DEL MONDO”. Duecento persone provenienti da Roma, Cuneo, Bolzano, Torino, Padova, Venezia, Faenza… hanno riempito per tutta la giornata il salone del Centro Civico cittadino per ascoltare le interessanti esperienze e soluzioni proposte da chi da anni lavora nella cooperazione internazionale italiana. Soluzioni che riguardavano le strategie per facilitare l’accesso all’energia da parte delle popolazioni povere, in particolare quelle rurali.

Gli obiettivi del convegno erano: interrogarsi sui problemi dell'accesso all'energia nel Sud del mondo, sulle barriere che frenano uno sviluppo sostenibile e sull'efficacia delle soluzioni che si stanno promuovendo attraverso la cooperazione internazionale (come ONG, missionari, imprese,...). Promuovere la conoscenza e lo scambio di esperienze che riguardano progetti di sviluppo energetico sostenibile e delle tecnologie appropriate. Infine: rendere visibili esperienze efficaci, poco conosciute ed innovative al riguardo.

Esperienze come la cottura solare (cucine e forni solari, cucine migliorate) l’essiccazione solare, l’illuminazione e la potabilizzazione dell’acqua con pannelli fotovoltaici, il sollevamento dell’acqua da pozzi con mulini a vento, con pompe manuali o fotovoltaiche, la dissalazione solare, l’edilizia bioclimatica, la costruzione in bambù, la comunicazione, ecc.

Esemplare, in questo senso, l’esperienza del MLAL di Verona, che ha insegnato in Bolivia a costruire delle cucine economiche con materiali locali (fango e sabbia), conseguendo un rendimento decisamente migliore (risparmio di legna) rispetto ai focolari tradizionali e, grazie al camino, l’allontanamento del fumo e un ambiente più salubre, in particolare per le madri di famiglia che usano le cucine, a turno, nelle mense scolastiche.

Anche la costruzione di un piccolo impianto idroelettrico nel Chiapas (Messico) ha permesso agli abitanti locali di mettere a disposizione le loro conoscenze in fatto di costruzione di piccole dighe, non robustissime ma facilmente riparabili in caso di piene rovinose. In cambio, essi hanno potuto (ma anche dovuto) apprendere a riparare la turbina, di tipo semplice, ma non più garantita dal costruttore italiano, sia per la lontananza e l’incombere delle guerriglia, sia per il troppo tempo trascorso dalla spedizione.

Altre esperienze portavano sia i vantaggi sia le difficoltà. Sempre in tema di cucine, i “solar cookers”, cioè i fornelli ove la pentola è nel fuoco di uno specchio parabolico di alluminio, per la loro semplicità si direbbero adatti all’autocostruzione, ma per contro hanno il problema del reperimento dell’alluminio. L’obiettivo originario è quello di fare risparmiare legna a quei Paesi che ne hanno poca e distruggono le loro foreste solo per cuocere le vivande... Più facili da costruire in loco sono i “forni solari”, semplici scatole con un vetro, rivestite internamente di stagnola, che, oltre a costar meno, hanno il vantaggio di portar avanti la cottura senza la presenza di persone. Ma raggiungono al massimo 130°C, il che limita molto il loro uso.

All’altro estremo si trovano i pannelli fotovoltaici: questi esulano completamente dalle capacità tecnologiche dei Paesi poveri (o “sfruttati”) ma danno prestazioni che non si possono ottenere altrimenti: poche lampadine bastano a cambiare la vita, anche sociale, di un villaggio, e la radio lo mette in contatto col mondo. Nonostante il costo, la lunga durata ne fa un oggetto ideale per una donazione. Purtroppo, insieme al pannello ci vuole pure un accumulatore, che dura poco, soprattutto se è di fattura locale, e che, una volta guasto, viene abbandonato nella natura, avvelenandola. Non aiuta che qualcuno proponga dei pannelli un po’ più leggeri ed efficienti di quelli di Silicio, ma estremamente velenosi, perché fatti di Arseniuro di Gallio.

Paradossalmente, un ambito in cui il pannello fotovoltaico trova impiego senza troppe controindicazioni, se non il costo, è nel pompaggio dell’acqua: qui infatti l’accumulatore non serve, bastando un semplice serbatoio.

Nell’edilizia, qualche successo è stato registrato, per esempio, in Mozambico, dove semplici modifiche alle tecniche tradizionali, governate però da una solida conoscenza delle leggi fisiche, hanno permesso di mitigare le punte di massima temperatura, con una diminuzione anche di 5°C. I mezzi usati sono stati l’aggiunta di schermi e l’aumento della massa termica delle strutture. Come risultato, si è potuta ottenere, all’interno degli edifici, una temperatura quasi costante, benché al livello di 30°C. D’altra parte, frequentando quei Paesi, anche noi troviamo molto da imparare. L’esempio più fulgido è quello dell’edilizia a base di bambù. Alcune varietà di questo vegetale erbaceo prosperano nei climi caldi, crescono rapidamente fino a 5-6 metri e i loro fusti, del diametro di 10 cm o anche più, intervallati da nodi ogni 30-40 cm, sono un materiale strutturale molto pregiato. Usati tradizionalmente nell’edilizia in varie parti del mondo, fra cui la Colombia, i bambù sono ora oggetto di studio da parte di un gruppo legato al Politecnico di Milano che sta conducendo esperienze sulla miglior tecnologia per realizzare i “nodi”, per migliorare la loro durata, ecc.


Altri spunti del convegno sono stati:

1. Il suggerimento di diffondere nelle nostre scuole la conoscenza delle esperienze internazionali raccolte tramite la cooperazione. Un funzionario dell’ENEA, Giovanni de Paoli, ha citato in proposito un programma che l’ENEA conduce in Sicilia.

2. Usare le attività di cooperazione per procurarsi dei crediti di CO2 da vendere alle imprese italiane che hanno l’obbligo di comprarli (Kyoto).


A metà giornata, durante la pausa pranzo, è stato possibile visitare la mostra di tecnologie appropriate: forni, cucine, mulini, caricatori di batterie, essiccatori, lampioni,… e molto materiale informativo da portarsi a casa. La novità dell’argomento ha suscitato molto interesse fra professori, studenti e dottorandi universitari, ONG e associazioni, progettisti e imprese, semplici cittadini, giornalisti, seniores, giovani volontari…

Ma un’altra novità di questo convegno è stato anche lo stile organizzativo “A BASSO IMPATTO AMBIENTALE” scelto dagli organizzatori: niente gadgets, carta usata per prendere appunti, poche fotocopie e in carta riciclata (gli atti sono scaricabili dal sito), acqua dal rubinetto per relatori e partecipanti, buffet bio-equo e con il minimo scarto, niente cartellette stampate ad hoc, car pooling per risparmiare inquinamento e combustibili fossili,... La scelta è stata molto apprezzata dai partecipanti, abituati, e spesso scandalizzati, dagli sprechi soliti nei convegni.

Uno fra gli obiettivi più riusciti del convegno è stato sicuramente quello di creare contatti fra diverse realtà ed esperienze, che in questo momento stanno già progettando insieme. Lo scambio informativo è stato molto forte, su un argomento al quale non è facile accedere. Il convegno è stato sostenuto dalla Provincia di Milano (con l’intervento dell’Assessora all’Ambiente Bruna Brembilla) dal Comune di Trezzano, e dalla Regione Lombardia. Ma soprattutto esso è stato possibile grazie al lavoro volontario di molte persone e organizzazioni che da anni lavorano nel settore. Le conclusioni si possono trovare sul sito www.digifiera.com/enersud.


Assoc. Salvambiente / Assoc. Oltreilconfine

Trezzano s/N (MI)


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