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Valter Vecellio. Il tricolore, il crocefisso, la Svizzera, le corbellerie leghiste
01 Dicembre 2009
 

«L’atea romana Chiesa, con i falconi, i vescovoni, che girano con la croce d’oro nei Paesi dove si muore di fame. Il Sud è quello che è grazie al potere teocratico dell’atea romana Chiesa, il principale potere antagonista dei padani…»; contro la Chiesa del tempo di Innocenzo III, quando «i cardinali a Milano avevano cinque donne per uno», ma anche quella di oggi: «Con loro sembra di tornare a cinquecento anni fa, dopo gli Albigesi…». La Chiesa era «romanocentrica», colpevole di «nazionalclericalismo dei vescovoni sulla giumenta, agganciati al carro del colonialismo romano». La Chiesa cattolica «è una setta»; e il Vaticano «il vero nemico che le camicie verdi affogheranno nel water della storia…». Sono brani di dichiarazioni, discorsi e interventi dei leader della Lega: da Umberto Bossi, e a cascata, tutti gli altri leader leghisti. Risalgono a una decina d’anni fa.

Ora la Lega si “offre”, i suoi dirigenti si presentano a capo chino in Vaticano, e si candidano a essere i moderni zuavi pontifici. Fino alla “trovata” dell’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli: «Occorre un segnale forte per battere l’ideologia massonica e filoislamica che purtroppo attraversa anche le forze alleate della Lega».

Certe madri sfornano figli a ripetizione, mai un momento di tregua. Al di là di queste corbellerie (che tuttavia riescono a essere e fare “notizia”) conviene cercare di capire le ragioni di questo voto svizzero, quel 57,5 per cento di sì che comporterà la modifica dell’articolo 72  della Costituzione svizzera, che regola le relazioni tra lo Stato e le confessioni religiose.

Nelle stesse ore, la notizia del colosso finanziario elvetico UBS di rimuovere i suoi due quartier generali, a Basilea e a Zurigo, trasferendoli all’estero. Il settimanale Sonntag rivela che UBS sarebbe pronta a trasferirsi se le autorità svizzere dovessero introdurre troppi vincoli alle sue attività. L’amministratore delegato Oswald Gruebel la settimana scorsa, durante un colloquio con alcuni uomini d'affari, ha parlato della possibilità che le autorità elvetiche chiedano alle maggiori banche di trasformarsi in holding bancarie. Ubs è una banca privata, considerata uno dei big mondiali della gestione patrimoniale. Le autorità elvetiche ritengono che multinazionali come Ubs debbano trasformarsi in istituti nazionali, operanti in diversi paesi e facenti capo ad un'unica holding. Se il progetto dovesse andare in porto, sostiene Gruebel, Ubs sarebbe costretta a trasferirsi all'estero.

C’entra tutto questo con il voto anti-minareto? No perché la finanza è indifferente ai credi religiosi; sì perché è l’ennesimo sintomo di un “clima” che anche nella paciosa Svizzera qualcosa è mutato. Non è più (o non è solo) il paese di Heidi, del cioccolato e dell’emmenthal. È un paese che deve fare i conti con una crescente criminalità, e chi legge i giornali svizzeri rimane impressionato per il crescente numero di furti, aggressioni, rapine; e pur restando uno dei forzieri del pianeta, la crisi economica non ha risparmiato neppure la Svizzera. Un clima riassunto dal parlamentare svizzero Oskar Freysinger, tra i principali promotori del referendum: «Il divieto dei minareti non cambierà niente per i musulmani, potranno continuare a praticare la loro religione. Si vuole solo mettere un freno agli aspetti politico-giuridici dell’Islam».

In Svizzera i musulmani sono 400mila, il 5 per cento della popolazione, e dispongono di almeno duecento luoghi di preghiera, e di quattro minareti che però non sono usati per il richiamo alla preghiera. Ma il problema non è il canto del muezzin. Il fatto è che la Svizzera finora non si è particolarmente preoccupata per gli inasprimenti voluti da Stati Uniti e da altri paesi europei – Italia compresa – per quel che riguarda i depositi compiacenti di tanti clienti stranieri che nei caveau di Lugano o Zurigo occultavano denaro di discutibile provenienza. Tanto, pensavano gli gnomi, c’è l’enorme flusso di denaro garantito dai petrodollari degli emiri. Ora però li si dovrà rassicurare: anche senza nuovi minareti, la Svizzera rimane un paese accogliente per i loro capitali, e come in passato, sicura garanzia per le loro immense ricchezze. Le tante dichiarazioni di queste ore che tendono a gettare acqua sul fuoco acquistano dunque un significato più concreto, nel solco della tipica e pragmatica tradizione svizzera. Altro che le corbellerie padanesche!

 

Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 1° dicembre 2009)


 
 
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