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Carlo Forin. L’esplorazione del neolitico nella Mezzaluna fertile. 1
08 Ottobre 2015
 

Narro Klaus Schmidt, Costruirono i primi templi. 7000 anni prima delle piramidi, Genova, Oltre Edizioni, luglio 2011 (Monaco 2007).

Che cosa farò esattamente? Inserito il racconto sul neolitico del ricercatore tedesco nel mio mondo della parola, lo rielaboro e lo propongo a voi che metterete le novità nel vostro mondo variando un poco le cose nell’ordine che avete dentro in memoria. Le vostre variazioni dipenderanno dall’interesse suscitato e, dunque, potranno essere piccine o rilevanti. Le novità sfarfalleranno nell’ordine diverso di ognuno in modo differente.

Il tema, dunque, è il neolitico, periodo finale dell’età della pietra, dall’VIII millennio a.C. fino alla nascita di Cristo, anno zero, ovvero 10.000 anni fa.

Che cosa accadrà? Due cose essenziali: ci sarà il mio racconto –dalla mia realtà– e ci saranno le informazioni che mi hanno colpito nella lettura del libro dell’archeologo della pietra: parole nel mio racconto e parole sul tema ‘pietra lavorata dall’uomo’. Notate bene: la nostra memoria è l’insieme principale, salvi i lettori che già conoscono Schmidt meglio di me ed avranno un altro insieme. Non esiste un’oggettività assoluta (noumeno di Kant); esiste il circolo dell’interrelazione (Schmidt – me – voi).

Io, che racconto, presiedo il Gruppo Archeologico del Cenedese, nato nel 1976. Il primo presidente fu Wladimiro Toniello, oggi stimato geologo. Io sono l’iniziatore dell’archeologia del linguaggio su ArcheoMedia. Il nostro gruppo, in 40 anni, ha prodotto un geologo (–pre-archeologo–) ed un appassionato alle origini del linguaggio, che ha imparato dai Zumeri la comunicazione circolare Bil-ki-lib-ba, il ‘doppio circolo di fuoco del cielo e della terra’. È clam-oroso che la terra di Zumer venisse nominata kalam, tutti lo riconoscano, e nessuno gridi in latino clamo-clam –urlo di nascosto–, nel circolo magico antico. Ovvero, nessuno scorge ‘chiave’, oltre che in lat. clave, la radice sumera kla-ue nei grafi kal-ue, ignorando la Lettura Circolare del Zumero.

Il Cenedese è un’area profilata dai ghiacciai, che storicamente venne vissuta nel ducato longobardo secondo nato il Italia nel VI secolo d.C. [chiedete via facebook, per favore, a Giorgio Arnosti quando tirerà fuori dal cassetto la storia delle origini, Cenita feliciter, ferma là da 15 anni]. Chi arrivasse in Vittorio Veneto –Alta Marca Trevigiana– potrebbe osservare l’anfiteatro morenico rimasto uguale dai Veneti primi, che ebbero il centro primo in Oderzo con le propaggini difensive dentro a questo anfiteatro. Videro che l’area, con i due rami collinari estesi da nord a sud, era pari all’apparato delle chele di uno scorpione col corpo, fuori dall’anfiteatro naturale, nello spazio intermedio (del Cenedese) ed il telson in Oderzo (Opitergium lat., ‘alto, op/up, sul mercato-incrocio di strade’). Corrispondeva nelle stelle del cielo all’asterismo dello Scorpione, con stella alfa Antares, in terra sul punto di congiunzione dell’apparato delle chele ed il soma dello Scorpione rappresentato dal monte (alto 460 mt.) de Antares, colo maledicto (nota archeoastronomica). Oggi: monte Altare. È un’immagine orografica che perdura uguale ed osservata così 2600 anni fa, dal momento che datiamo al VI sec. a.C. i Veneti primi in zona.

Chiarito il circolo del neolitico del narratore, osserviamo il circolo del neolitico che trovate nel retrocopertina del libro del narrato.

1ª evidenza: le ere in retrocopertina. Anno di Cristo (0): età del ferro 500 (Micene) -2500 (Stonehenge) età del bronzo -4000 calcolitico (piramidi di Giza e Malta 3000, cultura di Uruk 3500-8000 neolitico (cultura di Obed 5000, Sabi Abyad, Catal Hoyuk 6500, Gurkutepe 7500) Olocene 8000-9000 – 8500 ARN B -9000-9500 NEOLITICO PRECERAMICO APN A (‘Ain Ghazal, Gobekli Tepe I, Nevali Cori) -11000 tardo paleolitico (Gerico, Gobekli Tepe III, Khamiano, Natufiano, Wadi Hammeh) -12000 in Europa mesolitico, pleistocene. Oltre: 10.000-20.000 Magdaleniano -30000 Gravettiano -35000 Aurignaziano, paleolitico superiore 100.000 paleolitico medio 1.000.000 paleolitico inferiore 2.000.000.

Il mio punto limite temporale del 600 a.C. è l’età del ferro, il primo scalino, con tracce certe nei reperti di culto scavati sul monte de Antares. Il punto limite di Klaus Schmidt va nell’olocene (7000-8000-9000 a.C.): 2ª evidenza: la scoperta archeologica di Gobekli Tepe (‘montagna panciuta’) è l’argomento principale (9500 a.C.). ‘Costruirono i primi templi 7000 anni prima delle piramidi’ concentra l’interesse sul risultato lontano nella finzione che il fatto oggettivo sia la montagna panciuta-tempio ed ognuno possa sovrapporre liberamente le sue interpretazioni.

Scrive Schmidt:

Ottobre 1994. […] Un vecchio in paese, curioso delle nostre domande, risponde inaspettatamente che sì, esiste da qualche parte una montagna di nome Gobekli Tepe e vi si trova anche Cakmaktasi, selce. […] Il vecchio era Savak Yildiz. Oggi è il guardiano di Gobekli Tepe, un monumento dell’età della pietra di straordinario significato. (: 19)

Immagino che Gobekli Tepe (‘montagna panciuta’) sia turco. Vogliamo leggerlo in sumero? I fonemi Gob-ek-li te-pe possono essere dai grafi Gub-ke-li te-pe.

Il dizionario Halloran propone:

gub [DU] (-ba)

v., to stand; to be present; to appear (in court); to be stored; to stand on (with –ni-); to set, erect, install, appoint (singular); to set down in writing; to stand by, to serve (with -da- ‘immagine’ nds); to serve somebody (with dative verbal prefix); to do service (with –si-); to stand aside (with –ta- ‘luogo-natura’) (suppletion class verb: cf. sug2) (to be long and throat-like in open container).

adj., describes a young but sexually mature lamb (applied from five months to two years old); weaned or semiweaned (cf. gaba).

gub2

to purify, cleanse

-ke4

Often occurs at the end of genitival compound which function as the actor or agent of the sentence (ak, genitival postposition ‘of’, + e, ergative agent maker).

li

to be happy; to rejoice; to sing [LI archaic frequency].

te-pe ‘prossimità all’essere (be)’.

Notate che il grafo li a fine espressione gira in lil, ‘vento’. Gub-ke-li ‘sta alzata la gioia dell’Essere’.

La città del guardiano di Gobekli Tepe è Urfa, in greco Edessa (sum. ed-es-sa, ‘uscita. vita. utero’) al tempo di Alessandro il macedone.

3ª evidenza. Urfa giace ai confini della piovosa regione del Tauro, da un lato margine dell’altopiano anatolico, e dall’altro estesa, tra vaste steppe e deserti, fino all’Arabia. (: 27)

La catena del Tauro (in sumero ta-uru, ‘natura/luogo (ta) dell’uro’, ed anche “Taur- richiama aramaico tur –monte” [Giovanni Semerano, Le origini...: 661]) segna la parte meridionale della Turchia (in sumero tur-ki-a, ‘giro dell’anima in Terra’) e l’Austria ha gli Alti Tauri ed i Bassi Tauri. Nessuno ha l’accortezza di confrontare i Tauri asiatici e quelli europei [Non dite niente a Colin Renfrew. Potrebbe avere dei problemi esistenziali coi suoi micromigranti].

Il nome turco della città di Urfa suggerisce la lettura sumera ur-ah, ‘sputo (divino, di) base’.

Concludo: Klaus Schmidt ha cercato ed ha fatto bene a cercare. La sua interpretazione dei ritrovamenti ha il pregio del riconoscimento dei primi templi coi difetti del metodo alla Colin Renfrew.

 

Carlo Forin


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