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Alberto Figliolia. "La maglia nera" con Gli Arrabbiati del Naviglio 
Rassegna teatrale ai Filodrammatici
26 Febbraio 2009
 

Si nascondeva anche dietro ai cespugli o si fermava a bere nei bar: ricorreva ad ogni espediente per poter arrivare ultimo. La sua era sempre una gara al contrario, con un obiettivo: la maglia nera. Il che richiedeva un notevole dispendio di energie, dal momento che altri, e altrettanto agguerriti, competevano per stare all'ultimissimo posto della classifica del Giro d'Italia. Un fanalino di coda che peraltro acquistava grandissima popolarità e, in un'era difficile, qualche premio in più in saccoccia non guastava certo. Luigi Malabrocca era il nome del ciclista, ultimogenito con sei fratelli a precederlo: nato a Tortona nel 1920 e morto a Garlasco nel 2006, vissuto fra Piemonte, Lombardia e le strade impolverate di quei giri d'Italia del primo dopoguerra, nell'epoca della speranza e della ricostruzione dopo gli orrori e le rovine della Grande Guerra.

Malabrocca, detto Il cinese, era molto amico di Coppi che per il solito osservava gli avversari dalla cima della graduatoria, esattamente agli antipodi. Malabrocca vinse la maglia nera nel 1946 e nel 1947. Eppure Malabrocca non era un brocco sui pedali poiché seppe aggiudicarsi anche 15 gare da professionista, fra cui una Parigi-Nantes, una Coppa Agostoni, un Giro di Croazia e Slovenia e due campionati italiani di ciclocross. Ma la maglia nera... ci voleva scienza anche per conquistare questa: per esempio, si doveva cercare di arrivare dopo tutti, ma senza rischiare di andare fuori tempo massimo. Provateci voi! Studiarle tutte per arrivare ultimi: singolare e strano. Ma anche, a suo modo, simbolico.

Ben venga perciò lo spettacolo La maglia nera-Gesta e ingegno di Luigi Malabrocca, di e con Matteo Caccia, regia di Rosario Tedesco e musiche originali di Gianni Coscia, in scena dal 10 al 15 marzo al "Teatro Filodrammatici", via Filodrammatici 1, Milano. Un atto unico, con un unico attore sul palco e, con lui, una strana bicicletta, una seggiola e una brocca d'acqua. Una più e in 6 tappe in un ciclismo epico: «...quello dei corridori che andavano alle corse in treno, dormendo lungo i vagoni abbracciati alle loro biciclette, quello di Coppi e Bartali (ma anche quello dell'Italia post-bellica divisa tra PCI e DC, quello della Jugoslavia in cui i ciclisti italiani, oltre a correre in bicicletta, arrotondavano lo stipendio vendendo di contrabbando tutte quelle merci che il regime di Tito aveva vietato, dei ciclisti che per lavoro facevano i muratori o i garzoni di macelleria)... In un momento storico in cui gli italiani si sentivano “ultimi”, era facile per la gente ai bordi delle strade affezionarsi a quel reietto che arrivava in fondo, arrivava ultimo ma arrivava, e l’unico modo in cui potevano premiarlo era attraverso i doni che conoscevano: salami, damigiane di vino, d’olio, formaggi e animali». Beati gli ultimi perché saranno i primi...

L'opera dedicata a Malabrocca rientra peraltro in un bel ciclo teatrale ospitato sino al 22 marzo dal "Teatro Filodrammatici" -Gli Arrabbiati del Naviglio- e dedicato a quattro realtà teatrali formatesi artisticamente nella metropoli meneghina. Gli altri spettacoli sono rispettivamente:

- sino al 1° marzo Tutto il mio folle amore-(s)concerto poetico per un profeta popolare: Pier Paolo Pasolini, di e con Alberto Astorri e Paola Tintarelli – parole e versi pasoliniani, quelle e quelli di un intellettuale mai troppo rimpianto, soprattutto in questo talora misero e ipocrita Paese che siamo costretti a vivere (o sopravvivere?): l'evocazione dei deserti sociali e interiori; la denuncia di un potere corrotto e della malevola società dei consumi; la deformazione e il conseguente degrado della coscienza popolare italiana -. «L’anima del popolo italiano», scrive Pasolini negli scritti corsari, «non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre». Suggestiva la scenografia, con la... «compresenza di paesaggi diversi, tre alberelli lampioni a formare una specie di piazza di città o di paese, uno schermo bianco, forse uno schermo cinematografico come quelli all’aperto d’estate, un manichino muto sotto un albero rinsecchito e malato e poi ancora un cine occhio sulla realtà fotogrammi spietati e surreali e l’ombra del poeta, sagoma nera senza possibilità di resurrezione». Che cosa tuttavia ci può rimanere? Un disperato e non spento bisogno di felicità la ricerca di uno stato di grazia e d'innocenza, il sogno di un riscatto per chi è ai margini della vita e della Storia;

- dal 3 all'8 marzo Un soggetto per un breve racconto, di Fabrizio Visconti e Rossella Rapisarda, da Il Gabbiano di Anton Cechov, una meditazione sulla tensione e la conciliabilità (o inconciliabilità fra vita e arte, una riflessione sul nostro essere. Il nostro essere davanti a uno specchio che riflette il travaglio profondo. E fecondo, si spera;

- infine dal 17 al 22 marzo, Le figlie del sellaio, di e con Alessandro Conte («affresco di un'epoca, di quella concezione della vita e della morte che caratterizza tanta parte della letteratura italiana»), ispirato dai racconti di Oltre le colline dei Sieli di Giuseppe Conte. A proposito di quest'ultima rappresentazione e delle figure che la popolano... «Don Mario, il vecchio novellatore che ci insegna il piacere di attendere e di raccontare; compare Alfio, il sellaio, schiacciato dagli eventi della sua famiglia e tuttavia guidato da un suo sotterraneo bisogno di riscatto e di redenzione; Nastài, il giovane che nella sua esistenziale negatività mette in discussione gli antichi dilemmi del vivere; Nunzia che con la sua proposta di coraggiosa maternità è ambasciatrice di nuovi destini per il mondo. E poi c’è Savina, con la sua tenace innocente obbedienza alle regole del villaggio. La tenebrosa pazzia di Sara. La tragedia di Pietro Maccarese. Il sogno della bellissima Nice. La generosità di Rosina». Quasi un cunto da cantastorie.

Tale rassegna è l'occasione per scoprire che cosa si agita nelle viscere della città, quali nuovi bramiti intellettivi e creativi la scuotano. I biglietti costano 10 euro per tutti e 6 euro per gli under 18.

Info: tel. 02 36595671/75, sito Internet www.teatrofilodrammatici.com.


Alberto Figliolia


 
 
 
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