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Sandra Chistolini. Il messaggio pubblico contro la violenza alla persona, alle donne, ai bambini 
Oggi nuovo appuntamento a Roma
Presentazione a Roma 12 aprile 2018
Presentazione a Roma 12 aprile 2018 
12 Aprile 2018
 

Da questa mattina sull’autobus a Roma si può leggere un cartello esposto accanto all’autista con sopra scritto: “Attenzione. La violenza contro i lavoratori dei trasporti pubblici è un reato. Violence agaist transport workers is a crime” segue, nello stesso avviso, in caratteri ridotti, l’informazione sulle conseguenze della violenza: “L’aggressione ai danni di un incaricato di pubblico servizio è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Art. 336, Art. 337 Codice penale. Anyone who attacks a public transport workers will be punished from six months up to five years of imprisonment. Art. 336, Art. 337 Penal Code“, l’immagine allegata rende l’idea del messaggio e riporta due mani con polsi ammanettati dietro le spalle. Cartelli di questo genere erano esposti sui mezzi pubblici a Londra e ad Edimburgo ben dieci anni fa. Riflettendo sul recente messaggio sociale viene di fatto da chiedersi perché per la violenza contro le donne e i bambini non si possa trovare un sistema simile di visibilità pubblica. Citare la punizione è comunque un deterrente. La violenza domestica che colpisce donne e minori è talvolta nascosta e irriconoscibile. Trovare poster e richiami alla sua condanna sociale è invece estremamente importante. Siamo convinti che scrittura e lettura siano parte di un percorso educativo fondamentale.

Molte ricerche scientifiche sono state condotte per comprendere e prevenire la manifestazione e l’esplosione di quello che spesso diviene un danno permanente nella vita della persona che ne è colpita direttamente, ed ancor di più nella vita dei figli che assistono a ripetuti episodi di attacco alla madre. Le testimonianze delle donne madri che hanno denunciato lo stato di sofferenza permettono di decifrare i dettagli e raccontano il trauma dei minori, protagonisti di situazioni ignobili. Nell’esposizione al male, i bambini e le bambine si trovano ad imparare a conoscere una umanità stravolta, impossibile da congiungere a sentimenti di amore, di empatia, di solidarietà, di affetto ai quali, indubbiamente e ipoteticamente, sono stati ben educati ed orientati. I minori sperimentano un’altra umanità dal volto indecifrabile, capace di uccidere nel cuore e negli affetti, oltre che nel corpo.

Il 12 aprile 2018 si presenta a Roma, nella Sala della Conciliazione del Palazzo Apostolico Lateranense, un nuovo volume dal titolo Violenza sulle Donne. Antichi pregiudizi e moderni mutamenti di identità, ruoli e asimmetrie di potere. Il dibattito prevede voci al femminile e al maschile di riflessione critica sulle esperienze e sugli interventi istituzionali. La fenomenologia della vittimizzazione è complessa, tuttavia sappiamo che la parabola che conduce all’annientamento della persona umana è identica. Un medesimo cliché si ripete di generazione in generazione, senza che la statistica sugli epiloghi più tragici possa decrescere. Prevenire significa partire dalla scuola, educare alla cultura del cambiamento, comprendere che la persona vale per la legge di Dio e per quella degli uomini e nessuno ha il diritto di uccidere l’altro, in nessun modo e in nessuna forma. Sensibilizzare ai processi di creazione del maltrattamento vuol dire agire sulla consapevolezza e richiede l’analisi delle situazioni vissute, affinché si possano predisporre persone, strategie, materiali per una pedagogia della comprensione del danno procurato al minore esposto alla violenza domestica contro la madre. Il danno è sempre presente e sebbene si dica sia indiretto, in quanto il bambino, la bambina potrebbero non ricevere schiaffi, calci, pugni, in realtà, il fatto che i piccoli assistano alla violenza nei confronti della madre rende i minori depositari di un danno potenziale, pronto a manifestarsi in varie forme: psicosomatica, di patologia nascosta, di patologia manifesta, di comportamento aggressivo, di difficili relazioni interpersonali, di assenza di progettazione della propria vita e di debole strutturazione della propria visione del mondo. Ripetuti atti di bullismo potrebbero essere segnali di violenza subita. Sono ipotesi corroborate da dati scientifici comuni in tutti i Paesi, nessuno escluso. Quello che differenzia è la capacità di intervenire riducendo sensibilmente le vittime della violenza.

 

Sandra Chistolini


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