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A. Torreguitart Ruiz. L’ora di Chavez
Alice e Bianconiglio (disegno di Maria Elena Sacchi per un progetto GEV/Cm Triangolo Lariano)
Alice e Bianconiglio (disegno di Maria Elena Sacchi per un progetto GEV/Cm Triangolo Lariano) 
21 Agosto 2007
 

Oggi mi sento di buon umore, le cose vanno benino, suono con il gruppo in parecchie feste e capita pure che ci paghino, la rivista è stampata e diffusa ai cento amici che leggono, pure Paco rompe poco con la solita palla sulla poesia puro sentimento, senza accenni al sociale, avulsa dal reale, cose che nemmeno l’ascolto più, guarda, tanto fa poco danno. Per lui ci voleva Che Guevara, sarebbe stata l’unica medicina, ma questa cosa l’ho già detta e non ci ripetiamo.

Dicevo che sono di buon umore e allora compro pure il Granma da un vecchietto che gira per Diez de Octubre con un fascio di carta sporca d’inchiostro sotto il braccio, ché Juventud Rebelde è finito e Palante mi sa che non lo stampano fino alla prossima propaganda in grande stile. Me lo ricordo come un sogno il numero di Palante in occasione del caso Elián, pieno di imperialisti che divoravano bambini, zio Sam con volto trucido, vignette che facevano ridere alla grande, forse più delle notizie del Granma, che mica è facile.

Oggi però niente Palante e allora compro il Granma e leggo l’articolo di fondo che non parla di Cuba e nemmeno del nostro Comandante. No, oggi si cambia. Oggi parla Chavez, il re del tempo, uno che in poco tempo ha già imparato tutto quello che c’era da imparare, non serve ulteriore addestramento. Lancette avanti di mezz’ora in Venezuela! Tuona il futuro presidente a vita, rosso come un porcellino all’ingrasso, che se tanto mi dà tanto tra un pochino ce lo ritroveremo pure a fare il presidente a Cuba. Il nuovo orario sarà introdotto dal primo gennaio. È una questione di metabolismo, avremo più tempo per studiare e lavorare… aggiunge Meo Porcello, ché a me Chavez mi ricorda troppo un vecchio film di Walt Disney con Paperino, Topolino e un maialino un po’ scemo, spiccicato lui quando ride e indossa un bel camicione rosso.

Bravo Chavez, in Venezuela non c’avete l’ora legale ma in compenso ti sei inventato l’ora del Presidente, che una cosa come questa nemmeno a Fidel gli è mai venuta in mente, chissà come l’hai partorita. Si allungano di mezz’ora le giornate bolivariane, magari c’incastra un po’ di lavoro volontario, tutto per la rivoluzione e per il progresso, ci mancherebbe. Bravo Chavez, che da Fidel hai imparato pure a fare discorsi fiume, ma sei ancora un pivellino, parli appena sette ore e già sei stanco. Il Comandante, quando era nei suoi cenci, non sentiva cazzi e tirava di lungo almeno quindici ore.

Il cervello umano è condizionato dalla luce solare, conclude Chavez. E qui credo proprio che abbia ragione. Mi sa che a qualcuno gli fa proprio male questo maledetto sole dei tropici. Meo Porcello trova pure tanta gente pronta a dire che va bene, di solito ai dittatori viene facile, lui si sta preparando, per ora si fa chiamare Presidente e non parla dallo stato libero di Bananas. Il mitico ministro Navarro dice che il provvedimento agevolerà i venezuelani nel lavoro e nello studio.

Chiudo il giornale e sorrido. Me li vedo davanti agli occhi come se fossi a Caracas tutti i sostenitori di Chavez riuniti in piazza a gridare. Riformeremo la legge sulla meteorologia! Non ci faremo intimidire dagli imperialisti che passano per il meridiano di Greenwich! Eccheccazzo! Chavez re del tempo e Fidel è il suo profeta! Penso che in questa nostra povera America Latina - che poi cosa c’avrà mai di latino un indio venezuelano mica lo so e neppure un boliviano o un peruviano, mi sa che aveva ragione Cabrera Infante - penso che qui da noi siamo un po’ come nel regno di Alice, una specie di paese delle meraviglie dove tutto è possibile.

Prendo il Granma, lo appallottolo stringendo forte le quattro pagine di carta sporca, poi lo getto nel primo contenitore che trovo. Cosa l’ho comprato a fare. Come mai butterò via così un peso cubano, che vale un cazzo, va bene, però per ridere mi pare di aver speso troppo, bastava la televisione che racconta balle ma almeno non le fa pagare. Proseguo la mia passeggiata per le vie dell’Avana, lungo vecchie e malandate strade di Diez de Octubre dove non ha mai messo piede il Papa, dove la vita corre al solito ritmo, ci sia il sole o la luna fa poca differenza, dove la gente inventa di tutto, persino il modo per campare, ma nessuno impiega la fantasia per inventare cazzate, mica hanno tempo da perdere. Sorrido e vado avanti. Attendo la prossima edizione del Granma. Magari c’è scritto che Fidel è guarito e che per rimediare alla sua prolungata assenza ha introdotto la festa di non compleanno. E già me li vedo gli avaneri riuniti in Piazza della Rivoluzione da un’amorevole polizia cantare a squarciagola: Buon non compleanno… a te… a me! Se Chavez è il re del tempo e governa le ore, volete che Fidel non possa governare il calendario? Meglio essere preparati, allora. Questa sera mi vado a rileggere Alice e la sua storia con Bianconiglio. Non me lo ricordo mica come va a finire…

 

Alejandro Torreguitart Ruiz

L'Avana, 20 agosto 2007

Traduzione di Gordiano Lupi


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