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Gianni Baget Bozzo - Piero Cappelli: Chiesa per i giusti o per i peccatori? Due lettere.
02 Giugno 2008
 

Caro Piero,

hai descritto bene le tue ragioni, ma vi vedo sempre la tendenza alla Chiesa dei perfetti, cioè negli uomini che si professano portatori della perfetta carità. A parole e come tesi e cioè ideologicamente. Ho letto un libro del priore di Bose, è di un teologo del gruppo dossettiano per cui la perfetta carità sta nell'accoglimento della verità dell'altro sino all'alienazione in lui. È la forma eretica del Cristianesimo, la gnosi aggiornata nel nostro tempo. La Chiesa cattolica romana è la Chiesa fondata da Gesù Cristo, che l'ha affidata a un uomo che lo ha tradito, cioè Pietro. Ha con ciò voluto dire, come del resto ha detto, che egli non è venuto ad accogliere i giusti ma i peccatori. Un tema che san Paolo ha illustrato con un capolavoro teologico di tutti i tempi: la Lettera ai romani.

Voglio rimarcare nell'amicizia la pienezza e la radicalità del mio dissenso da te per le ragioni che ho esposto prima. Non vedo che tu possa cambiare pensiero, è troppo radicato in te da quando ti conosco. Così ti posso accogliere non come giusto ma peccatore, almeno in quanto sostiene un'opinione che, se pensata nella sua forma piena, è un'eresia formale.

Spero che tu accetti un giorno di recitare il Credo professando che l'una Santa, cattolica e apostolica è la Chiesa in comunione con Pietro. Istituzione appunto perché fatta di peccatori per la salvezza dei peccatori. In questo si comprende veramente l'efficacia della Redenzione nella forma della Passione.

con affetto

don Gianni

 

 

 

Caro Gianni,

mi ero ripromesso di non rispondere alla tua ultima lettera del 14 maggio scorso, anche per quanto ci eravamo detti al telefono, ma poi rileggendoti ho sentito il bisogno di farlo. Dicendoti chiaramente quel che penso di te.

Allora, i punti che tu evidenzi sono cinque:

  1. Persistenza della mia tendenza per una «Chiesa dei perfetti».

  2. La mia sarebbe per te «la forma eretica del Cristianesimo, la gnosi aggiornata del nostro tempo».

  3. Con una Chiesa cattolica affidata ad un «traditore» come Pietro – tu dici –, Gesù «non è venuto ad accogliere i giusti, ma i peccatori».

  4. Tu sei pienamente e radicalmente in dissenso con me… e quindi mi accogli «non come giusto ma peccatore», perché sostengo un’opinione che, «se pensata nella sua forma piena, è un’eresia formale».

  5. Speri che reciti «il Credo, professando l’una Santa, cattolica e apostolica è la Chiesa in comunione con Pietro».

 

Stop. Eccomi a te e parto dall’ultimo punto.

 

La Chiesa cattolica, cioè universale, non è solo quella istituzionale, è oltre. E tu lo sai, essere così. Va ben al di là dell’essere battezzati e cresimati e comunicati secondo quanto prescrive Santa Romana Chiesa! Raccoglie quei figli di Dio che pur non ‘partecipando’ sono Chiesa, fanno parte della Chiesa mistica, quella che tu dici di amare, caro Gianni, con il cuore, ma poi con la mente non vuoi riconoscere e ti razionalizzi subito, menomando quasi te stesso. Ti ‘sento’ diviso, tra l’essere in sintonia con il fratello e la sorella umanamente e cristianamente parlando e poi ti ‘allontani’, quando invece fai l’istituzionale. Ti percepisco – ripeto: percepisco… – così lacerato spiritualmente, umanamente, psicologicamente… che mi sembra tu viva una ‘scissione esistenziale’…

 

Lo sai che non credo e non voglio assolutamente una Chiesa di perfetti, perché non ci sono uomini e donne perfetti sulla terra, nemmeno i santi, grandi peccatori autoriconosciuti come tali. Quindi nessuno lo può essere. E il darsi al prossimo, non è perfezione ma è saper accogliere il santo ‘input originario’ ed esprimerlo nel Dono di Grazia ricevuto da Dio con lo Spirito e offerto al fratello: significa offrire se stessi, spossessarsi di sé, per meglio riconoscere il proprio peccato e sentirsi ancor di più e ancor meglio in comunione con tutti gli uomini e con i più peccatori. L’identità non sempre può essere un vantaggio, può essere anche un limite ed anche un ‘peccato’, quando ti fa sentire ‘superiore’…

 

Ma quale forma eretica, caro Gianni? L’eretico era anche Gesù rispetto ai farisei e ai repubblicani e infatti l’hanno posto in croce perché non lo sopportavano per quanto diceva e per quanto testimoniava con la sua vita. La Chiesa di Ratzinger, per come lui la vuole (e come anche tu mi sembra cerchi di condividere (?)…), non è altro che il Sinedrio dei nostri tempi: formalista e arrogante di possedere la Verità. E quindi chi non rispetta la Dottrina è un eretico. O addirittura un ‘nemico’: «amico, tu non sei in linea con la nostra-Sua dottrina per cui sei fuori dalla Chiesa». Non è tanto la questione di avere una «gnosi aggiornata del nostro tempo», quanto avere una Chiesa cattolica che applica prima la dottrina - la sua, che si è costruita ad hoc per sé, secondo processi storici e secondo un’interpretazione dei testi biblici utili a darle tutto il potere e l’autodeterminazione. Dopo viene il Comandamento dell’Amore, cioè il Vangelo – specie quello scomodo – che se può lo evita concretamente, se lo affronta lo interpreta secondo i propri interessi di casta, la casta ecclesiastica, appunto, caro Gianni!

E se Gesù è venuto per accogliere i peccatori, perché la Chiesa gerarchica, cioè i vescovi, invece li condannano, come tu stai facendo con me, accusandomi di essere eretico? Non mi interessa, non mi pesa la tua condanna o quella di qualche vescovo o papa che sia, ma Gesù non ha mai condannato nessuno e ha perdonato tutti. Ha detto che il vero ed unico peccato da non poter essere perdonato è quello contro lo Spirito santo… e che non è certo “l’eresia moderna”, di cui tu mi accusi! Inoltre Gesù non ha mai dato a nessuno di ‘eretico’ proprio perché la sua non è mai stata una dottrina, ma una Fede, una Vita da vivere nell’Amore e della quale ci ha dato testimonianza e ‘visibilità’ del Padre, dicendoci che chi vuole essere suo discepolo deve prendere la sua Croce e seguirlo. Invece i vescovi, spesso, non vogliono quella Croce, ma vogliono invece caricarla sulle spalle della povera gente, come diceva Gesù ancora dei ‘farisei ipocriti’…

L’istituzione Chiesa che dal dopo Pietro in poi si è venuta a strutturare in realtà è ‘vittima’ di quel peccato che tu dici benissimo: il ‘tradimento’. Tutti noi siamo ‘traditori’ di qualcuno e di qualcosa, sia con noi stessi sia con gli altri, istituzioni comprese. E i successori di Pietro, possiamo dire, che si sono in certo qual modo comportati come il primo papa, fedelmente a Pietro: si comportano da traditori perché non applicano il Comandamento dell’Amore («Mi ami tu?» per tre volte, dopo il rinnegamento…), cioè dell’essere fedeli a Gesù nell’accogliere e nel perdonare a tutti fino alla morte di croce, benché riconoscano in Lui – quali e vari Pietro della storia della Chiesa –, che Lui è «il Cristo, il Figlio del Dio vivente!», per Fede.

È proprio in questa doppiezza in questa scissione, in questa lacerazione tra Anima e Corpo, tra Storia e Regno che si è consumata per venti secoli e sempre lo sarà, l’essere Chiesa nella vita delle donne e degli uomini sulla terra, compresi noi. Qui, prende consapevolezza fino in fondo questo grave e inevitabile peccato che proprio grazie a questo, il tradimento, come quello di Giuda, si è costruita e vive la Chiesa di ieri, di oggi e di sempre…

Riconoscere questo significa condividere il limite, la piccolezza, la peccaminosità dell’essere uomini e ancor di più se uomini e donne di Chiesa ed essere fratelli nel peccato, ma anche beneficiari della Grazia salvifica del Dio Trinitario. Però questo i vescovi – in genere - non lo fanno, accusano, condannano, emarginano, allontanano, sentenziano, ma non condividono – sempre in genere - e non fanno alcuna ‘mea culpa’ – non tanto nella formalità devastante del rito liturgico – con il cuore in mano di fronte al mondo e ai fratelli di fede e non solo.

Quindi carissimo Gianni, per come ti conosco posso dire che tu sei una bellissima persona, ma in questi ultimi tempi ti vedo ‘scisso’, ‘diviso interiormente’, tanto che la tua ragione ti domina, più del cuore e ti sforzi verso un ‘ricomporti legalistico’ del tuo essere Cattolico, e per di più prete, secondo dottrina e in linea ‘rassicurante’ con Ratzinger. Questo non è il tuo vangelo, caro Gianni. È una visione di Chiesa che poi non ti calza, tu sei altro. Tu sei oltre, tu sei più in avanti di questa visione stretta, buia e scarnificata dal dolore della segregazione morale e dottrinale. Mi sembra di vederti così perché ‘ti costringi’ a ciò come se questa fosse per te l’ultima chance di salvezza… ma sai benissimo che la salvezza, quella veramente Eterna, passa attraverso la semplicità dei Cuori umani ovunque essi siano… compreso il tuo… al di là delle dottrine… e penso che il tuo dissenso verso di me, «pienamente» e «radicalmente», non sia che l’immagine di te che si riflette in me…

 

Ti parlo così chiaramente perché è già da tempo che ci penso a te. Mi potrei anche sbagliare ma io ti sento e ti ‘ascolto’ e ti ‘conosco’ così. Lo so. Anche tu come me forse non cederemo mai a questo nostro essere così… Però io so che dentro al tuo cuore pulsa un Cuore grande e accogliente, pieno d’Amore e di Gioia e di pienezza spirituale e mistica tale da essere donata e regalata come stai facendo con tutti quelli che avvicini e che stai facendo ancora oggi. Il «sabato», vale più dell’«uomo»?

Non posso però nasconderti che il Gianni che oggi ho di fronte non mi convince perché ti ‘sento’ altro, un Altro con la ‘A’ maiuscola.

 

Mi sembra, carissimo amico mio, che tu abbia tanta paura d’accogliere e di rilanciare quell’Oltre che hai già nel tuo Cuore e che è il comandamento sublime: lasciati andare, sii te stesso. Guarda ‘oltre’ la ‘lettera dottrinale’ che non riuscirà mai a dominarti… perché sei bello dentro, oltre la ‘lettera’, oltre la ‘dottrina’, per la Vita Eterna!

Un caro abbraccio, da cuore a cuore…

 Piero


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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