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Quando i picciotti sgarrano (1978) 
Un film fantasma da recuperare
02 Settembre 2007
 

Quando i picciotti sgarrano è un poliziottesco atipico, un film che forse si avvicina più alla lezione dei noir duri e violenti conditi di sesso alla Di Leo che ai classici film di Massi, Lenzi e Corbucci. È un film sulla mafia, ben ambientato a Messina, che imposta un discorso coraggioso e originale sul racket dei pescherecci. Il regista è un certo Romolo Cappadonia, citato dal Poppi come autore di un solo film, anche se altre fonti affermano che avrebbe realizzato una trilogia sulla mafia e che Cappadonia è soltanto lo pseudonimo del saggista Ranieri D’Altamura (autore di Fantasmi a Messina). Riportiamo queste informazioni con il beneficio del dubbio. Di fatto nessun dizionario di cinema, nemmeno Stracult di Marco Giusti, cita l’esistenza di Quando i picciotti sgarrano, film per niente inferiore a prodotti simili usciti in Italia negli anni Settanta.

Non si tratta certo di un capolavoro, perché le riprese sono dilettantesche, i dialoghi poco credibili e certi personaggi eccessivi, ma è pur sempre un film da vedere. La pellicola diverte e appassiona, nonostante la pochezza dei mezzi e le scarse qualità degli attori, perché affronta un tema interessante e lo fa con coraggio. Al centro della vicenda c’è un borgo di pescatori del golfo di Messina, il regista descrive usi e costumi locali, girando in presa diretta le feste in onore del santo patrono e diversi rituali mafiosi (le candele spente con le dita dagli uomini d’onore che significano sentenza di morte), ma trova anche il modo per dare voce alle tentazioni separatistiche. Gli attori sono davvero sconosciuti, nomi come Salvatore Giuliano jr, Enrica Saltutti e Antonella Comandè non dicono niente, ma il cast femminile è notevole e le prosperose interpreti ci deliziano in alcune sequenze ai limiti del porno. Il film presenta sprazzi di comicità affidati al personaggio del prete, come quando si fa tentare dalla visione di turiste straniere che prendono il sole nude e recita il Mea culpa battendosi il petto. Abbastanza ridicolo il commento delle ragazze: “Se si sposassero…!”. La pellicola è impostata secondo il cliché della sceneggiata napoletana e procede in un crescendo drammatico sino all’apoteosi finale, tra storie di amori contrastati, tradimenti, pescatori che sfidano la mafia e uomini d’onore che la fanno franca. Memorabile la sfida al coltello tra due amanti della stessa donna che termina in modo cruento e provoca lo spettacolare suicidio della ragazza.

Il film, da ultimo, è stato trasmesso nel mese di agosto 2007 da un'emittente del Gruppo SKY come FX, che ha messo in onda un master pulito e luminoso con il difetto di un audio non eccezionale, ma che possiamo perdonare per aver permesso il recupero di una pellicola fantasma.

 

Gordiano Lupi


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