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Riletture/ Marisa Cecchetti. “Poesie d’amore” di Rafael Alberti
Rafael Alberti Merello, 1902-1999
Rafael Alberti Merello, 1902-1999 
08 Dicembre 2016
 

Nato nel 1902 a Puerto de Santa Maria, vicino a Cadice sulla costa atlantica, morto nel 1999, Rafael Alberti ha affrontato in modo particolare tematiche civili, sociali e politiche, legate senza dubbio al suo percorso ed esperienze di vita. Considerato appartenente alla Generazione del ’27, che si rifaceva al poeta e drammaturgo seicentesco Luis de Gòngora, insieme a Garcìa Lorca, Dalì, Bunuel, per citare solo alcuni nomi, e poi insieme a Pablo Neruda, ha iniziato con scritti giovanili in cui evocava l’infanzia, l’amore, il mare, la sua terra, per arrivare presto a manifesti-invettiva contro le forme dittatoriali. Poesia lirica e di protesta si alternano, nella sua poesia entrano la miseria del popolo, la disoccupazione, la lotta per la distribuzione delle terre, la repressione poliziesca. La guerra civile lo vede in esilio a Parigi, poi per ventiquattro anni in Argentina infine a Roma nel 1963. La nostalgia, il dolore di amici morti, la tragedia della patria, la perdita del proprio passato, sono temi costanti, sempre aperto ad affiancare le cause della giustizia, sconvolto nel tempo da nuovi fronti di guerra sempre aperti, come quella del Vietnam.

Ma la poesia d’amore è intrecciata alla sua produzione impegnata, amore come forza di vita.

Le poesie giovanili delle raccolte L’amante (1925), L’alba della violaciocca (1925-1926) sono leggere, fresche e sognanti, romantiche, invocano, invitano, soffrono per l’innamorata: “Dicono che è/ tuo padre che ti rinchiude./ E che è tua madre/ che custodisce la chiave/ …Soletto su questo scalino/ passo tutta la notte./ Lo so che sei prigioniera!/Dalla strada mute ombre/salgono la scalinata verde/del tuo rampicante”.

Più barocca la produzione di Calce e pietra (1926-27), con specifico riferimento a Gòngora: “Biondi, lucidi seni di Amaranta,/ limati dalla lingua di un levriero./ Portici di limoni separati/ dal canale che ascende alla tua gola”. Limpida e leggera la raccolta Sugli angeli (1927-28) con immagini della Natura che traboccano nei versi: “…Quando la luce ancora ignorava/ se il mare sarebbe nato bimba o bimbo./ Quando il vento sognava chiome da pettinare/ e garofani il fuoco e gote da infiammare/ e l’acqua, delle labbra ferme a cui abbeverarsi./ Tutto, anteriore al corpo, al nome e al tempo”.

Sono più ammiccanti i versi della raccolta Tra il garofano e la spada (1939-40), dove il gongorismo si apre ad immagini simboliche e sensuali: “Coprimi, amore, il cielo della bocca/ con codesta rapita spuma estrema,/ che è gelsomino sapido ed ardente,/ germogliato in corallo della roccia”; e fortemente erotiche: “Spunta sull’inguine un calor silente/ come un rumor di spuma silenzioso./ Il tulipan prezioso il duro vinco/ piega senz’acqua, vivo e prosciugato”.

Poi l’esplosione di un lungo canto orgasmico ne Il dialogo tra Venere e Priapo, luminoso, fortemente carnale, conturbante ma mai pornografico: “No, non irrigarmi/ ancora, amore di bianchi fiocchi./ Trattieni, o mio ben, i fiori tuoi di neve/ fin quando mi penetri/ nel più profondo della grotta ombrosa/ coi tuoi lunghi ed occulti zampilli” che è stato definito “il più bel poema d’amore del XX secolo”.

A ottant’anni l’Alberti si innamora di Marìa Asunciòn Mateo, trentotto anni e due figli, divorziata, con cui ha un lungo contatto epistolare, e la sposa due anni dopo la morte della moglie Marìa Teresa Leòn. Nascono così le raccolte Canzoni per Altair (1983-88) e Golfo d’ombre (1992).

Dal giovane amore trae nuova linfa e speranza. “Tu sai che in me non muore la speranza,/ che in me non sono foglie, ma fiori gli anni,/ che mai sono passato, ma sempre io sono futuro”. Evocano e contengono Altair immagini di luce, di natura, di mare, circondandola di sensualità e desiderio: “Com’è prensile, musicale, vibrante,/ alta Altair, schietta,/ con sapore di chiocciole celesti, di alghe nere,/ di sospiri salati, di sussurri./ È bello scalare le luci che si levano/ sulle sue morbide colline, scivolare/ lungo i lenti fianchi verso valle”.

L’intensità delle poesie d‘amore, la forza delle emozioni, non è inferiore alla passione sociale che ha caratterizzato la vita di Rafael Alberti. Rimane il messaggio della preziosità della vita, nonostante tutto, da mordere fino all’ultimo giorno.

 

Marisa Cecchetti

 

 

Rafael Alberti, Poesie d’amore

a cura di Giovanni Battista de Cesare

Passigli, 2007, pp. 176, € 12,50


 
 
 
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