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Vetrina/ Marcello Alessandra. La balena Bianca
24 Febbraio 2013
 

Troppo spesso dimentichiamo, o mettiamo da parte, fatti/situazioni anche terribili che hanno segnato un momento della nostra vita. E lo facciamo anche inconsciamente, a volte, quasi per sopravvivere a quell’episodio.

Mi sembra, purtroppo, che tanta gente si abitui a tutto. O dimentichi tutto.

Quest’estate ho visto turisti che si facevano fotografare con uno sfondo quantomeno “particolare e macabro”.

Ricordate l’isola del Giglio? E quella nave che stava lì, poggiata su un fianco come fosse adesso un qualsiasi scoglio, facente parte di un mare che non voleva certo ospitare quel “mostro”?!

Ci hanno da sempre spiegato che esiste una memoria a breve termine e una memoria a lungo termine.

Be', di fronte a certe tragedie nessuno dovrà mai dire di non aver più memoria.

Per non dimenticare quelle 33 vittime…

 

 

Come una balena bianca

era in mare quella sera

un paese navigante

misterioso alla mia vista

un palazzo da scalare

tanti piani

ponti

scale

navigava in sicurezza

certa d’essere invincibile

 

Caricava tanta gente

fino all’isola dei sogni

e la notte illuminava

e brillava nel suo andare

e le voci

i balli e i canti

risvegliavano quel mare;

con le onde

enormi scie

divertivano i delfini.

 

Quanta gente sorrideva

e al passaggio salutava

quella folla sulla terra

terra italica sicura

con quell’isola perfetta

tanto da mostrar rispetto

di chi passa anche un istante.

 

Un inchino vuole fare

come fosse un uomo solo

che davanti alla sua bella

deve chiedere il permesso

come un uomo innamorato.

Vuole farsi ora guardare

nella sua magnificenza

col vestito suo elegante

la divisa del comando

di chi vuole mantenere

una semplice promessa,

ripassare al suo ritorno

per portare alla sua amata

solo un fiore

puro, bianco

fosse un giglio da guardare

da tenere sopra il cuore

lungo tutto quel tragitto.

 

La balena è imbestialita

e non vuole rallentare

si dirige contro l’isola

come se poi divorare

un pezzetto dello scoglio

fosse pratica normale

per un mostro nella forma

di grandezza smisurata

in realtà accondiscendente

chiede solo di lasciarlo nelle acque

a lui più calme.

 

Solo un attimo

un gran botto

la ferita sulla pancia

e la giovane balena

rallentava la sua corsa

fino ad arenarsi sola

lì davanti alla sua terra.

Il gigante ormai sfregiato

non emette più il suo suono

niente luci

niente balli

solo morti e gente in fuga.

 

E un bambino che credeva

alla favola del mare

resta lì fermo nel buio

ed aspetta di sapere

se la mamma uscirà

da quel ventre di balena

che qualcuno ha violentato.

 

Chi potrà restituire

ora il sogno a quel bambino

chi potrà spiegare a lui

che la favola del mare,

la balena e il comandante,

sono solo ormai bugie

che ogni notte torneranno

ad uccidere il suo sonno.

 

Marcello Alessandra

(da UnioneNews, gennaio 2013)


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