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Maria G. Di Rienzo. L'editoriale del direttore del Telegiornale che non sentiremo
Rogo di strega (incisione del XVI secolo)
Rogo di strega (incisione del XVI secolo) 
27 Settembre 2007
 

Interviene il signor Direttore, al termine di un filmato:

«Li abbiamo sentiti anche adesso, vanno avanti a colpi di insulti, di accuse pesantissime, di male parole. È il fenomeno del patriarcato, non a caso fissatosi culturalmente con l'assoluzione piena per l'omicidio di una donna e quello, simbolico, della madre, come testimoniano le parole di Apollo nell'Orestiade: “Non è lo stesso uccidere un uomo eletto al potere sulla città, nel nome di Dio, e una donna... Quello che si dice figlio, a concepirlo non è una madre: lei è solo la nutrice di un seme. Lo concepisce il maschio: e lei, indifferente, ne custodisce il germe...”.

Questa concezione ha avuto più destinatarie, differenti destinazioni, sedimentazioni nelle scienze e nelle religioni. Molti parlano della fine del patriarcato, forse anche per provare ad esorcizzare il pericolo. Ma cosa accadrebbe se un giorno all'improvviso un pazzo, uno squilibrato, ascoltasse le innumerevoli accuse formulate contro le donne, e all'improvviso, un brutto mattino, ne lapidasse una, diciamo per immoralità? O ne bruciasse una sul rogo come strega? O stuprasse la figlioletta semplicemente perché non vi sono altre donne in casa e lui ha bisogno di soddisfarsi? O bruciasse la casa dell'ex fidanzata che lo ha lasciato, picchiasse sistematicamente la moglie, violentasse per punizione una donna che non lo desidererà mai perché lesbica?

Una volta in Italia c'erano i cosiddetti “cattivi maestri”, che additavano come nemica una femminista, una suffragista, una pacifista, o una figlia troppo indipendente, o una moglie non abbastanza sottomessa, e accadeva, purtroppo, che qualcuno, più o meno pazzo, andasse, premesse il grilletto e qualche volta uccidesse. Oggi, nel 3027, non abbiamo più maestri, per fortuna, né cattivi né buoni. Abbiamo qualche nostalgico del 2007, evidentemente, di ciò che fu quell'anno lontano per il nostro paese, in cui donne si incatenavano davanti al tribunale della loro città per chiedere la fine delle vessazioni dell'ex fidanzato; o venivano stuprate dall'ex, dai tre fratelli di lui e da un suo amico, per castigo; e in cui durante un processo per violenza carnale si presentava la claque degli amici dei violentatori per applaudirli. La Storia, si dice, una volta tragica, quando concede repliche diventa una farsa. Ma cosa accadrebbe se ci fosse un percorso inverso, dalla farsa alla tragedia? Cosa accadrebbe se un mattino, un brutto mattino, qualcuno, ascoltati quegli insulti, quelle volgarità e bestemmie contro l'umanità delle donne, premesse un grilletto all'improvviso?».

 

Maria Grazia Di Rienzo

 

 

L’intervento di M.G. Di Rienzo è modellato sull'editoriale del direttore di un telegiornale italiano del 19 settembre 2007, che qui ovviamente non si riproduce.

 

(da Nonviolenza. Femminile plurale, n. 128 del 27/09/2007)


 
 
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