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Se questo è sport
03 Dicembre 2006
 

Cara la mia Caterina… no, non una parente prossima né la Santa… ma la Caselli che si dilettava a gorgheggiare “nessuno mi può giudicare…”, un motto che in occasioni come queste viene sempre buono come premessa. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra…” è un’altra citazione di frase già giunta all’orecchio e piuttosto nota, peccato e giudizio questo il succo.

Le pagine che mi diletto a riempicchiare una volta al mese trovano scritto in alto a identificarle la parola “sport” e di sport in teoria si parla, ma non trattando di Ronaldi o Rosolini, Sampras o Meneghin bensì del figlio del vicino che sta diventando bravino a nuotare o dell’irriducibile “vecchia gloria” che continua a correre contro record e amici… più che di sport si dovrebbe intitolare “divertisport”.

Sono rari i casi, purtroppo o per fortuna, di agonismo vero in quel di Tirano, gli esempi di piccoli o grandi “professionisti dello sport” non sono numerosi, più elevato il numero, questa volta per fortuna, di ragazzi e ragazze, uomini e donne, che si dedicano con vari livelli di passione ad una o più attività sportive. E queste sono le persone che possono in qualche modo finire per essere “incastonate” tra queste quattro localissime colonne.

Quando sento parlare di sport, vuoi per deformazione famigliare, vuoi per illusione personale mi immagino emozione, gioia, salute, socialità, ma soprattutto divertimento. Per questo mi illudo che almeno a certi livelli questo mondo, che dovrebbe essere più vicino al gioco che al lavoro, al piacere che al dovere, resti puro. Non viviamo nel mondo degli angeli ma neppure in quello dei diavoli, ovvio quindi che qualche problemino ci sia, come la natura umana e la convivenza civile impone e consente, ma a volte ci sono cose che stonano anche nella colorata fanfara dello sport e delle associazioni dilettantistiche.

Ciò che è successo, e ritorno alla buona Caselli, non lo voglio giudicare, perché le vere verità nessuno le ha in tasca e in fondo non sono altro che il frutto di una media ponderata di verità personali che mischiate danno la versione più o meno ufficiale.

In altre pagine si approfondisce il tema, qui mi limito a inquadrare una situazione. Una società piccola e gloriosa di calcio, un gruppo di ragazzi che da anni gioca insieme, un allenatore apprezzato, un presidente voglioso di fare bene per una società che gli è particolarmente vicina anche (immagino) per ragioni famigliari e di cuore.

Un quadro idilliaco che però si macchia per un evento alla nascita piccolo che diventa caso senza che ci si accorga, o quasi. Qualche parola di troppo (sicuramente), qualche riflessione in meno (sicuramente), qualche conclusione affrettata (sicuramente).

Risultato? Ragazzi che perdono la motivazione e si sentono traditi dall’ambiente che fino al giorno prima ritenevano “casa loro”, dinamiche esterne che innescano attriti, più ci si allontana dal nucleo della detonazione e più i giudizi si basano sul sentito dire e sull’emotività del momento finché… bum tutto schioppa… senza Padoa però!

Né peccato né giudizio ma certo una vittima in questo momento brutto della Tiranese c’è: il buonsenso!

Auspicare che tutti facciano un passo indietro sarebbe bello, ma come in ogni cosa quando un equilibrio si spezza le toppe tengono poco, i ragazzi rischieranno l’anno prossimo di cambiare aria, alcuni (spero non sia vero) sono stati “riscattati” grazie all’acquisto del cartellino da parte dei genitori, quello che per i big vale milioni di euro e per un giocatore dilettante qualche centinaia o migliaia di euro spesso virtuali. Questo se fosse vero, e ribadisco spero non lo sia, sarebbe un comportamento della società al limite della “Anonima Sequestri”, non degno di alcun commento… anche perché magari ci leggono i bambini!

Non esageriamo, stiamo parlando di ragazzi che corrono dietro un pallone un paio di volte la settimana, mica della pace nel mondo! Le ragioni possono stare su entrambi i fronti, di solito, tranne che nel matrimonio dove la colpa è sempre dell’uomo, il dolo è ripartibile a mezzi. Il Presidente ha esagerato per “amor di patria”, i ragazzi nel non accogliere con entusiasmo la “promozione” in una categoria superiore, l’allenatore a ergersi a paladino? Chi lo sa, certo ricucire lo strappo non è facile, ma come non invitare tutti i protagonisti a parlarsi ancora una volta, almeno per il bene dei ragazzi e della povera US che a quanto pare non attraversa un grande momento.

Caro Paolo, non conosco e non voglio conoscere dettagli, retroscena e punti di vista, ma nel mio piccolo ti chiedo, come tutore del calcio tiranese di fare il possibile per rimediare a quanto successo e lo stesso lo chiederei ai ragazzi e agli altri protagonisti della storia. Ricordiamoci che la gioia che può dare il correre dietro a un pallone o fare un qualsiasi altro sport merita tutto il nostro rispetto talmente può essere raro e prezioso questo dono.

E adesso una bella birra… meditate gente, meditate, come diceva quello là.

 

Andrea Gusmeroli

(da Tirano & dintorni, novembre 2006)

 


 
 
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