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A Bormio e a Coira va in scena l’Arlecchino servitore di due padroni del Piccolo di Milano
28 Febbraio 2006
 

Quest’anno il cartellone di FestTeatro propone al pubblico un evento d’eccezione. Il 6 e il 7 marzo a Bormio (al “Pentagono”) e il 9 marzo a Coira (allo “Stadttheater”) andrà in scena l’Arlecchino servitore di due padroni, spettacolo-simbolo del Piccolo Teatro di Milano, che da oltre cinquant’anni fa il giro del mondo (40 i paesi visitati per oltre duemila recite e 750.000 km percorsi, l’equivalente del viaggio dalla terra alla luna e ritorno).

L’iniziativa fa parte di “Operazione Coira e ritorno”, un progetto che prevede uno scambio culturale tra FestTeatro e i teatri della capitale grigionese, grazie anche alla collaborazione degli Amici della Musica. In particolare, lo “Stadttheater” – che ospiterà il 9 marzo l’Arlecchino – ricambierà portando in Valtellina un’opera di sua produzione. Si tratta dell’Orfeo ed Euridice di Gluck, inserito nel cartellone degli Amici della Musica (il 12 marzo a Bormio). Gli abbonati di FestTeatro potranno partecipare gratuitamente a questo evento, mentre gli abbonati degli Amici della Musica assisteranno gratuitamente all’Arlecchino.


Al “Pentagono” di Bormio l’Arlecchino andrà in scena lunedì 6 marzo alle 20:30 (ingresso 12 euro, 6 euro per gli studenti), mentre martedì 7 marzo è prevista la replica gratuita per i ragazzi delle scuole e per i docenti che hanno seguito i corsi di aggiornamento promossi dalla Nuova associazione culturale Alta Valle in collaborazione con l’amministrazione provinciale e la Fondazione Cariplo (cui hanno partecipato ben 17 scuole).

Anche a Coira l’appuntamento è doppio: giovedì 9 marzo alle 9:00 lo spettacolo andrà in scena per gli studenti e alle 19:30 per gli adulti.


L’Arlecchino servitore di due padroni ha concluso lo scorso novembre una lunga tournée (otto settimane) negli Stati Uniti, dove aveva debuttato il 20 luglio scorso al celebre “Lincoln Center Festival” a New York. In quell’occasione lo spettacolo era stato accolto con applausi a scena aperta e una standing ovation finale per Ferruccio Soleri, che proprio a New York, nel 1960, ha vestito per la prima volta i panni del "batocio".

L’allegra fantasia della maschera più famosa del mondo fa da tramite a cinque secoli di tradizione scenica legati alla commedia dell’arte. Un teatro dalle forti radici popolari, trasgressivo e inquieto, trafelato e sorridente, che ha affascinato per secoli gli spettatori di tutta Europa. Personaggio del mondo come pochi altri, noto in tantissimi paesi magari con nomi diversi, Arlecchino rappresenta con la sua maschera da gatto, il suo costume a pezze multicolori, la sua lotta quotidiana per sconfiggere la fame, la sua infantile simpatia, la sua capacità di inventare scherzi, il suo carattere ingenuo ma coraggioso nel battersi contro ogni ingiustizia, l’anima popolare del teatro.


L’Arlecchino del Piccolo, in assoluto lo spettacolo non solo italiano più visto al mondo, con i suoi cinquant’anni di vita pieni d’energia e di creatività che hanno conquistato i pubblici più diversi d’ogni latitudine, è nato dalla penna e dall’amore per il teatro di uno dei più famosi drammaturghi della scena italiana, Carlo Goldoni, nel Settecento, quando ormai la commedia dell’arte aveva esaurito il suo ciclo e la sua forza trasgressiva. Così questo Arlecchino vive sotto i nostri occhi il passaggio da maschera a personaggio in carne ed ossa per il quale non contano solo i giochi e la ribellione, ma la riflessione e il pensiero.

Lo spettacolo che porta la firma di Giorgio Strehler, uno dei più famosi registi di tutti i tempi, che ha saputo reinventare una tradizione che sembrava perduta e che ha trovato in Ferruccio Soleri il suo interprete d’elezione, ha compiuto, non solo metaforicamente, un lungo viaggio attraverso le dieci edizioni che hanno accompagnato la sua vita di ininterrotto successo, ritornando di fronte ai suoi pubblici ogni volta diverso, più profondo e più ricco di umanità. Acquistando una profondità, un’evidenza che rendono le sue peripezie immediatamente comprensibili al di là della diversità della lingua. Basta abbandonarsi al fluire della vita che si propaga, nella semplicità delle scene, attraverso il corpo dell’attore, grazie a un’arte semplice e antica che scende dal palcoscenico alla platea, calda come un abbraccio.



I PERSONAGGI


Arlecchino. Porta una maschera furba e seducente che ne ricorda le movenze feline, indossa un costume fatto di pezzi di stoffa colorati cuciti insieme, con un “batocio” – il suo tipico bastone – e una piccola borsa appesi alla cintura. Originario delle valli bergamasche (zona del Nord Italia vicina alla città di Bergamo e non lontana da Milano), è un servo povero, sempre tormentato dalla fame, e lotta per sopravvivere. La furbizia e l’ineguagliabile arte di arrangiarsi sono le sue armi.

Brighella. Bergamasco come Arlecchino, porta una maschera di colore scuro sul volto, con tratti che sottolineano la sua componente di scaltrezza. Indossa un soprabito bianco lungo fino al ginocchio, con pantaloni un po’ larghi bordati di verde lungo le cuciture che ricordano l’uniforme portata un tempo dai servitori delle famiglie signorili. Nell’Arlecchino, Brighella conduce una locanda.

Pantalone. Pantalone rappresenta un personaggio anziano: è un padre di famiglia con una figlia a carico che lo fa dannare. Maschera originaria di Venezia, indossa una lunga e ampia sopraveste nera, pantaloni rossi, pantofole turche e una berretta. La sua barba, lunga e sottile, è pronta a tremare a ogni alito di vento. Trafficone, poco coraggioso, cerca sempre di accomodare ogni cosa.

Il Dottore. Inseparabile amico di Pantalone, ha con lui in comune l’età avanzata e il gusto per l’eloquenza e la galanteria spropositate. Di cognome fa Lombardi, è originario di Bologna ed è uomo di scienza, avvocato e dottore. Sempre vestito di nero, con gilet e mantello che nascondono la sua grossa pancia, indossa un grande cappello – anch’esso nero– e una mezza maschera che gli nasconde la fronte e il naso. Spesso pronuncia sentenze in un latino inventato ricco di cadenze dialettali. Ama gustare i piaceri del cibo e, soprattutto, del vino.

Silvio. È il giovane figlio del Dottor Lombardi. Veste all’ultima moda, non ha la maschera sul viso e di solito è ben rasato e incipriato. Vanitoso e impaziente, è spesso ridicolo per i suoi atteggiamenti esagerati e manierati tipici degli innamorati della commedia dell’arte. Eccelle nel canto e nella poesia, ha una gran parlantina e cerca di mettere a frutto le sue doti per conquistare l’amata e capricciosa Clarice.

Clarice. Personaggio costruito sull’ironia e sul gusto del gioco amoroso, Clarice, figlia di Pantalone, rappresenta una ragazza che, per capriccio, si ribella al padre e ai suoi progetti. Sembra ingenua, ma in realtà è furbissima: il suo ruolo richiede freschezza, semplicità e un pudore… solo apparente.

Florindo. L’innamorato per eccellenza. Per amore può diventare impetuoso, scostante, rissoso, ma anche galante e affettato fino all’eccesso quando deve esprimere il dolore per la lontananza dell’amata. I rischi che si assume, il denaro che maneggia, le lacrime che versa, le sue iperboliche dichiarazioni sono il contorno di un sentimento amoroso portato avanti con esagerazione e puntiglio.

Beatrice. Come Clarice rappresenta la figura dell’innamorata, ma ha un carattere più deciso e meno ingenuo. Spirito bizzarro, non esita a travestirsi da uomo per andare in cerca dell’amato, provocando una serie infinita di guai e di equivoci. Beatrice, finché non svela la sua vera identità, è personaggio moderno e libero, rispetto a ogni convenzione sociale. Una volta indossati gli abiti femminili, torna a interpretare un ruolo tipico della commedia dell’arte: quello dell’innamorata.

Smeraldina. È la tipica servetta della commedia dell’arte, generosa dispensatrice delle proprie grazie. Ha un modo di esprimersi molto libero e diretto e non le manda a dire neppure al padrone, tanto da apparire spesso insolente. Furba, concreta, prudente e attenta a tutto ciò che le accade intorno, asseconda gli intrighi di Clarice, anche se non ne condivide le svenevolezze. È la ragazza giusta per Arlecchino.


FestTeatro
Ufficio Stampa



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